Un unico tampone con il quale poter individuare sia il virus Sars-Cov2 responsabile del Covid, sia quello influenzale: è uno strumento in grado di discriminare, con un solo test, se un soggetto con sintomi sospetti ha l’influenza o è infetto da coronavirus. A prevederlo è il protocollo messo a punto da ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità nell’ambito della campagna di sorveglianza Influnet, prevista in occasione dell’avvio della stagione influenzale. «È uno strumento estremamente utile dal momento che ci permette di capire se siamo in presenza di Covid e influenza, che hanno sintomi sovrapponibili e non facili da distinguere, in modo che in caso di contagio da coronavirus si possa procedere non solo alle cure, ma anche all’isolamento del soggetto, evitando dunque la nascita di focolai» spiega Giacomo Caudo, presidente della Federazione Medici di Famiglia. Il problema, però, è che pur essendo in commercio, i medici di base non lo hanno a disposizione.
Il tampone unico: cos’è
I primi a testarlo sono stati negli Usa i Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) fin dallo scorso luglio, quando in emergenza era stato autorizzato un tampone in grado di rilevare la presenza di entrambi i virus, quello influenzale e il Sars-Cov2. La Food and Drug Administration ha poi dato il via libera a settembre alla Diasorin per l’impiego di un test allo stesso scopo. In Italia ci ha lavorato la Innoliving mentre a testarlo è stato l’ospedale Spallanzani di Roma. Ora, con la partenza della campagna Influnet, la rete di sorveglianza epidemiologica che negli scorsi anni era stata condotta solo sull’influenza, è stato annunciato l’uso del tampone unico per discriminare questa malattia stagionale dal Covid con un unico test: «Il tampone sarà unico ed è quello che si faceva normalmente gli anni scorsi all’interno della sorveglianza Influnet. Poiché i sintomi di influenza e Covid-19 sono simili, si farà un doppio uso del tampone per rilevare la presenza dei virus di entrambe le malattie» ha spiegato Antonino Di Bella, del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss e curatore del bollettino Influnet, all’ANSA. Eppure non è chiaro né chi lo possa somministrare né, soprattutto, se sia stato ordinato.
Come funziona il tampone unico
«Uno strumento che se validato sarà preziosissimo questo inverno». Così lo ha definito l’Assessore alla Salute della Regione Lazio, D’Amato. Ma allora quando sarà disponibile e chi lo potrà somministrare?
«I tamponi ci sono già. Ci sono quelli molecolari, tradizionali, per individuare i positivi al Sars-Cov2, sia quelli antigenici rapidi, così come ci sono i tamponi per l’influenza. In commercio le aziende hanno anche già realizzato un unico prodotto, ma il problema è che non è disponibile per noi medici di famiglia, nel senso che nessuno lo ha ordinato per metterlo a disposizione, quindi non possiamo sommministrarlo» spiega Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di Medicina Generale.
Il funzionamento è molto semplice: si possono fare due prelievi di muco da naso e bocca in un’unica sessione oppure anche un solo prelievo con un unico bastoncino. Poi lo stick viene inserito in una struttura con due vani e altrettanti reagenti, a seconda del virus che si cerca. «Il campione prelevato viene immerso in un liquido e poi con due “saponettine” di 2 cm si inserisce in altrettanti slot che permettono la reazione a seconda del virus da trovare. Sono già stati sperimentati e sono in commercio al costo di circa 10 euro l’uno. Sono semplicissimi da usare e noi medici di famiglia saremmo anche pronti a utilizzarli» conferma Cricelli. Il risultato arriva dopo appena 15 minuti e a 24/48 ore dalla presunta infezione. Ma chi lo deve eseguire?
Chi esegue il tampone: il medico di famiglia o la Asl?
In realtà al momento c’è confusione su chi possa fare richiesta o eseguire il tampone su un soggetto potenzialmente positivo. Secondo quanto annunciato l’ISS, responsabile della campagna Influnet, i medici di medicina generale, dopo triage telefonico con il paziente che abbia sintomi compatibili con entrambe le malattie, segnalano i nominativi dei pazienti da sottoporre al test alle Asl di riferimento. Queste, quindi, procedono con la chiamata e il tampone presso le proprie sedi o altri laboratori autorizzati, come già accade con il tampone “tradizionale”. Ma i medici di famiglia osservano che anche loro potrebbero somministrarli: «Può farlo qualunque medico che abbia gli spazi adeguati, come un ingresso e un’uscita differenziati per i pazienti, perché tra coloro che si sottopongono a tampone potrebbero essersi soggetti positivi al Covid. Manca però chi ordini i tamponi unici. Io credo che, piuttosto che annunciare l’arrivo di questi test, occorrerebbe intanto potenziare il personale infermieristico e le dotazioni di protezione degli ambulatori medici: a noi mancano le mascherine, ne arrivano col contagocce tanto da essere costretti a ordinarle di tasca nostra» conclude Cricelli. Al momento, dunque, si attende l’introduzione del nuovo tampone unico, procedendo con quelli a disposizione e rafforzando, però, la rete di sorveglianza sull’influenza, che lo scorso anno ha colpito tra i 6 gli 8 milioni di italiani.
È previsto il raddoppio dei “medici sentinella“
Per questo e per migliorare le diagnosi in modo tempestivo il ministero della Salute e ISS hanno deciso di raddoppiare i “medici sentinella” da 1.500 a 3.000, cioè quei medici di medicina generale che, nell’ambito della normale attività ambulatoriale, hanno anche il compito di segnalare all’Autorità sanitaria i casi sospetti perché si proceda con il tampone unico. Lo scopo è anche quello di avere una situazione chiara della diffusione del virus, in modo da evitare ciò che negli Usa è stato ribattezzato come Twindemic, una doppia epidemia contemporanea di influenza e Covid.