L’11 novembre sarà la giornata mondiale dei single. Qui, però, c’è poco da festeggiare. «L’Italia non è un Paese per single, ma “formato famiglia”» mi dice Laura, 35 anni, napoletana residente a Roma, impiegata, che oggi mi fa da guida nella gestione economica di una quotidianità senza un compagno con cui dividere vita, sogni e bollette. Siamo a Roma, quartiere San Lorenzo, la zona a più alta concentrazione di studenti e giovani lavoratori. «Il mio affitto è di 850 euro al mese» racconta. «Se lo dividessi con qualcuno, sarebbe perfetto, ma è tanto per me da sola: guadagno 1.570 euro. Se vivessi in periferia dovrei comprare una macchina, mentre qui riesco a far tutto in bici. Economicamente cambierebbe poco, per questo non mi trasferisco. Ma da qualche parte i conti bisogna pur farli quadrare. Vale per tutti, per chi è solo anche di più». Sì, perché essere single in Italia costa caro: significa pagare più tasse e ricevere meno aiuti.

Donne single: la fetta più fragile di una categoria già fragilissima

«Sono proprio i giovani lavoratori a soffrire maggiormente dal punto di vista economico» mi spiega l’economista Azzurra Rinaldi. «Sono per lo più invisibili agli occhi della politica, soprattutto se single. I loro stipendi rimangono fermi al palo per anni e, intanto, l’inflazione ciclicamente porta su il costo della vita». Un tempo per garantirsi una vita indipendente bastava laurearsi. Oggi, invece, sembra che l’unica via per emanciparsi dalla famiglia d’origine sia crearne un’altra, composta da almeno due persone. O, per meglio dire, due stipendi. «La condizione peggiore, neanche a dirlo, è quella delle donne, che scontano anche un divario salariale: a parità di esperienza e titoli, guadagnano quasi la metà degli uomini. Se sei giovane, single e donna, rappresenti la fetta più fragile di una categoria che di per sé è già fragilissima» sottolinea Azzurra Rinaldi.

Spesa alimentare, quanto mi costi!

Entriamo nel supermercato di fiducia di Laura e la guardo muoversi tra gli scaffali, chiedendomi se sappia di rientrare in questa categoria di fragilità all’ennesima potenza. Di certo, sa cosa può e non può permettersi. Mele, sì. Uva, no. Uova? Occhio alla scadenza. «Meglio comprare un uovo oggi o una vaschetta di pollo domani?» domanda lei provocatoria. «Se hai una famiglia, puoi prendere anche tutto: qualcuno lo mangerà. E i prezzi, spalmati su due o tre persone, sono abbordabili. Io non acquisto più quello che mi piace, ma quello che posso consumare in tempo prima che marcisca».

Cosa c’è dietro l’hashtag #singletax?

In Italia ci sono 8,4 milioni di cittadini in età adulta che per vivere da soli affrontano un costo della vita quasi doppio rispetto a quello pro capite di una famiglia tipo costituita da 3 persone, rivela un’analisi di Coldiretti (su dati del 2023). I problemi maggiori vengono proprio dal cibo. Per la spesa un single paga in media 313 euro al mese, una famiglia di tre persone 597 in totale. Ed è anche per questo che sta prendendo corpo in Rete una “rivolta” con un hashtag apposito: #singlestax. Mary88, utente inglese di X, scrive:

È vergognoso che l’unico modo per vivere in una casa decente, se sei single, sia dividerla con sconosciuti. Nessuno se ne accorge?

Il moto di protesta ha da tempo invaso i social all’estero e recentemente è arrivato anche qui da noi, soprattutto dopo la decisione del governo di garantire sgravi fiscali maggiori a chi ha figli (vedi ultimo paragrafo).

Trovare l’amore: cinica necessità economica o reale desiderio?

E dal web il tema arriva anche a tavola. L’appuntamento si chiama “Cena tra sconosciuti” e prende il nome dalla società che da più di 20 anni si occupa di far incontrare i single. Sono le 21.30 di un sabato sera a Trastevere, cuore della vita notturna romana. Il locale prescelto è uno tra i più romantici della zona. «Ti domanderai se l’urgenza di conoscere qualcuno sia legata a una cinica necessità economica o a un reale desiderio» scherza Fabrizio, 42 anni, commercialista alla ricerca dell’anima gemella. Più che altro – rispondo – mi chiedo se chi vive la vita da solo per scelta o per caso non si senta discriminato da alcune decisioni della politica. «È giusto sostenere chi fa figli, ma una cosa non dovrebbe escludere l’altra» commenta lui. «Non parlo solo della quotidianità, penso anche, ad esempio, ai viaggi. Quanti di noi partono in gruppo con sconosciuti perché da soli non potrebbero permetterselo? Occorre che qualcuno inizi a vederci come una vera e propria categoria portatrice di interessi ed esigenze».

La pressione fiscale aumenta, gli stipendi diminuiscono

Intanto arrivano gli altri commensali. C’è una lunga tavolata: 14 persone, 7 uomini e 7 donne. Nulla a che vedere con l’immaginario da speed date dei film americani: tavolino one to one, 60 secondi per presentarsi, e poi via al prossimo interlocutore. L’età dei partecipanti oscilla tra i 42 e i 48 anni. E, secondo i dati Istat, è proprio per questa fascia che negli ultimi anni è salita maggiormente la pressione fiscale, arrivata al 27,7% sul salario medio lordo. Che, però, non è cresciuto di pari passo, anzi: mentre in 37 Paesi Ocse i lavoratori hanno ricevuto uno stipendio migliore, qui in busta paga si è registrato un -2%.

Mommunes: la storia di Cristina

I single rappresentano ormai una famiglia italiana su 3, sempre secondo Coldiretti. La parte più consistente è quella composta da 3,3 milioni di celibi e nubili, poi ci sono 3,1 milioni di vedovi e vedove, cui vanno aggiunti quasi 2 milioni di separati e divorziati. Divorziata è anche Cristina, che di anni ne ha 50 e per trovare una soluzione ai suoi problemi economici è diventata una “mommunes”, ossia una di quelle madri single che vanno a vivere insieme per dividere le spese. «Avevo letto di questa tendenza in America» mi racconta «e allora ho pubblicato un post su Facebook per trovare una madre single come me che potesse diventare mia coinquilina». Cristina ha 3 figli, vive a Padova in una casa di 37 metri quadri e paga 700 euro di affitto. «Ho un contratto a tempo indeterminato, faccio le pulizie per la questura e alcune banche, ma il mio stipendio non supera i 900 euro. Percepisco un assegno unico da 150 euro ma, considerando l’affitto, tutto è molto complicato. Purtroppo, non siamo un tipo di società che consente alle donne di scegliere liberamente se stare da sole o meno».

Il patto del capitalismo da noi si è rotto

La fetta di popolazione che comprende anche Cristina è troppo ampia per dimenticarsene. «L’unica soluzione» commenta Azzurra Rinaldi «è intervenire con un salario minimo garantito, come hanno fatto anche in Germania. Qui da noi si è rotto il patto del capitalismo, che era questo: io ti do il mio tempo, tu mi garantisci una vita dignitosa. Ecco, oggi drammaticamente non è più così, né per i single né per le famiglie».

Legge di Bilancio 2025: più tasse per i single

Le famiglie unipersonali sono in crescita: +10% rispetto al periodo 2001-2002. Su questa fascia di popolazione, che oggi rappresenta un terzo del totale delle famiglie, pesa molto il carovita. Perciò sono partite le proteste sui social in risposta ad alcuni provvedimenti economici del governo. In particolare, la Legge di Bilancio 2025 – stando al testo arrivato in Parlamento che va approvato entro fine anno – prevede l’applicazione del “quoziente familiare”, un meccanismo in base al quale le famiglie con più figli potranno godere di maggiori detrazioni. Un esempio? Per i redditi superiori a 75.000 euro, la detrazione può arrivare a 7.000 euro se si è single, a 9.800 euro per chi ha un figlio, a 11.900 euro per chi ne ha due.