Si chiamano Dubai Gold, Sailor Jerry Red, Black Mamba, Green Beret, Hot Pink, Banana Cream, Lining Green, Lining Red Light e Blue Iris: nomi esotici, spesso invitanti, ma dietro i quali si nascono seri rischi per la salute.
Sono i 9 pigmenti per i quali il ministero della Salute ha vietato la commercializzazione, perché contengono sostanze cancerogene. Il provvedimento prevede anche il ritiro degli inchiostri già in circolazione.
Di fronte al primo intervento del genere del Ministero, c’è chi si chiede se si tratti di allarmismo o di un provvedimento necessario: “Quando si parla di salute gli allarmi non sono mai infondati. Se il Ministero decide un annuncio pubblico come questo non lo fa mai con leggerezza: ci sono prove molto serie che queste sostanze possono essere molto pericolose. Basti pensare che alcune delle sostanze ritirate sono tra le 50 vietate nei cosmetici con dosaggi decisamente più bassi. Nel tatuaggio, inoltre, non solo si trovano in concentrazioni più elevate, ma sono immesse nell’organismo. Non si tratta, quindi, di demonizzare, ma di mettere in guardia” spiega il professor Antonino Di Pietro, direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano.
L’allarme per i rischi di cancro: perché
I pigmenti finiti sotto la lente del ministero della Salute sono ritenuti pericolosi per la salute perché contengono sostanze già note e da tempo nella lista di quelle cancerogene. Si tratta, ad esempio delle ammine aromatiche, come toluidina e anisidina, e degli idrocarburi policiclici aromatici, per intenderci quelli contenuti in petrolio (benzene) e combustibili fossili come il carbone. Possono sprigionarsi in caso di combustione anche di rifiuti, tabacco, legna o carbonella e sono altamente tossici sia per l’uomo che per la natura, dunque animali e piante.
L’allarme è legato al fatto che possono causare mutagenesi, quindi insorgenza di tumore: “Nel momento in cui si iniettano pigmenti nel corpo, attraverso la pelle, questi entrano nell’organismo. Normalmente vengono bloccati dal sistema immunitario e rimangono fermi nel punto in cui sono inoculati. Alcune particelle più piccole, però, possono entrare in circolo e raggiungere strutture più profonde come i linfonodi. Il rischio è proprio questo: le particelle, attraverso il sangue, possono raggiungere gli organi interni e far mutare le cellule che sono sensibili a queste sostanze, di conseguenza causare una mutazione, che è alla base dei tumori”.
Metalli: perché si parla solo di vaccini?
Secondo uno studio condotto da YouGov nel Regno Unito, il 20% della popolazione (uno su cinque) ha ormai almeno un tatuaggio, percentuale che sale al 24% negli Usa. L’attenzione riguardo i possibili rischi è aumentata di pari passo anche in Italia, anche se non sono disponibili numeri esatti perché non tutti i tatuatori sono registrati ufficialmente.
Tra i rischi legati ai tatuaggi c’è la presenza di alcuni metalli. “Tra i colori che contengono più metalli e che dunque possono dare maggiori problemi c’è il rosso, per via della presenza di mercurio. Il paradosso è che ci sono molte polemiche per le tracce di mercurio omeopatico nei vaccini, mentre l’inchiostro per tatuaggi è fortemente carico di questo metallo. Altri colori a rischio sono il giallo, il rosa intenso e il blu. In generale nel pigmento si possono trovare ferro, cobalto, e cromo: sostanze che in età avanzata e in caso di necessità di protesi, possono creare problemi reagendo con i metalli delle protesi stesse” spiega Marzia Duse, Presidente Società Italiana di Allergologia e Immunologia e professore ordinario di Pediatria all’Università La Sapienza di Roma.
Altri rischi: si nascondono i melanomi
Già da qualche tempo gli esperti hanno messo in guardia rispetto ad altre possibili conseguenze per coloro che scelgono i tattoos. “Se i tatuaggi sono molto estesi, come per quelli in stile maori, possono nascondere la comparsa di melanomi, ossia i tumori della pelle. Si tratta di neoplasie che, se scoperte precocemente, possono essere asportate in tempo, salvando la vita. Ma nel caso in cui si formi una macchiolina scura sotto un tatuaggio, questo può non renderla visibile e il rischio è che si scopra il melanoma troppo tardi, quando ormai nell’organismo si sono diffuse metastasi, con una maggiore probabilità di morte” spiega Di Pietro, che è anche presidente e fondatore dell’International – Italian Society of Plastic – Regenerative and Oncologic Dermatology.
L’identikit: il tattoo piace alle donne
In Italia, secondo una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), sono quasi 7 milioni coloro che hanno un tatuaggio, pari al 13% della popolazione. A differenza del passato, quando in origine i tatoo erano tipici di marinai e galeotti, oggi sono soprattutto le donne ad amare disegni o scritte indelebili sul proprio corpo (13,8% rispetto all’11,7% degli uomini). L’età media di chi sceglie un tatuaggio è tra i 35 e i 44 anni, anche la prima volta solitamente avviene intorno ai 25 anni.
Le raccomandazioni
Per chi non sa resistere alla tentazione, il consiglio degli esperti è comunque quello di rivolgersi ad un centro specializzato, come fa il 76,1%, anche se non manca chi si affida a estetisti (9,1%) o a non professionisti (13,4%). “Un consiglio per chi è tatuato è quello di farsi controllare la pelle e i tatuaggi almeno una volta all’anno. Attenzione anche in caso compaia un foruncolo o qualsiasi cosa di anomalo sotto il tatuaggio: è il caso di farlo vedere subito. Al momento del tatuaggio, inoltre, è importante controllare che non si creino infezioni, perché in questo caso il rischio che il pigmento possa andare in profondità ed entrare nel sangue è maggiore” spiega Di Pietro.
Esistono poi anche altri possibili effetti collaterali, lamentati dal 3,3% di coloro che si sono fatti fare un tatuaggio. Tra i più comuni ci sono le allergie.
Attenzione alle allergie
Tra le altre possibili conseguenze negative ci sono le reazioni allergiche, legate al fatto stesso di iniettare sostanze estranee nell’organismo, come può accadere per il contatto del corpo come nichel o altri materiali. Il 14% dei britannici e il 22% degli americani ha avuto una reazione allergica all’inchiostro, in particolare a quello di colore rosso, a causa della presenza di mercurio e solfuro nel pigmento che viene utilizzato per realizzarlo.
Ma altre ricerche recenti hanno mostrato come anche i tatuaggi temporanei all’henné possono dare reazioni importanti. “Secondo alcuni studi condotti nel nord Europa circa la metà dei soggetti tatuati ha qualche tipo di reazione allergica, mentre in media 1 su 10 ha conseguenze importanti. Alcune sono sistemiche, come vere e proprie anafilassi: sono più rare, ma rappresentano una possibilità. Altre, invece, sono più frequenti: arrossamento, orticaria, induramento della pelle (cheratosi lichenoidi) che è molto fastidioso e sgradevole, oppure infezioni per funghi che si sovrappongono al tatuaggio o per batteri. Esistono poi i melanomi cutanei, che possono sorgere perché il tatuaggio viene fatto su un neo precedente. È importante ricordare che gli effetti avversi del tatuaggio non necessariamente si vedono subito, anzi spesso sono tardivi e si manifestano dopo anni di progressione asintomatica” spiega la professoressa Duse.