Guidare la macchina e prendere la patente da noi è un’esigenza, in Afghanistan un diritto, da conquistare e difendere. In questo momento non è certo il primo pensiero delle ragazze di Kabul: in un Paese in emergenza, che rischia di negare (e non solo alle donne) i diritti più elementari, le priorità sono altre. Eppure anche questo è un passaggio importante, che alcune di loro negli ultimi anni sono riuscite a compiere. Ce l’hanno fatta grazie al progetto Pink Shuttle, realizzato dall’associazione Nove Onlus (che opera in Afghanistan dal 2013 in favore delle fasce più deboli), grazie alla collaborazione con OTB Foundation: taxi per le donne guidati dalle donne, per permettere a quante più di loro possibile di spostarsi, andare a lavorare, a scuola, in ospedale. In Afghanistan infatti – come ci racconta l’associazione Nove – le donne non possono ancora usare autobus misti, taxi guidati da uomini, moto o biciclette, vedendosi così precluso l’accesso all’istruzione, al lavoro, all’autonomia.
Le ragazze del progetto Pink Shuttle
Sono 240 le giovani donne che hanno partecipato a Kabul al progetto negli ultimi anni. E grazie proprio a questo progetto sono riuscite a lasciare il Paese e sono appena atterrate a Roma: nel caos di Kabul, si sono riconosciute nei dintorni dell’aeroporto grazie a un fazzoletto rosso, che è diventato il loro lasciapassare per la libertà. Ora saranno prese in carico dal nostro Governo.
Le donne italiane snobbano la patente
Chissà come le guarderanno le nostre figlie, che sempre più snobbano la patente: in Italia infatti diminuiscono le donne al volante. L’anno scorso hanno ottenuto la patente 278.931 ragazze dai 18 ai 21 anni (meno di 1 su 4) e 400.436 ragazzi (1 su 3). Non solo: su 10 neopatentati, di qualsiasi età, solo 4 sono donne, e in tante province si scende a meno di 3 (dati del ministero dei Trasporti)
Tassiste e autiste devono essere autorizzate
Le ragazze afghane, invece, sono disposte a lottare per poter guidare una macchina (in Arabia Saudita, per esempio, possono farlo solo dal 2017). Negli ultimi quattro anni, grazie al progetto Pink Shuttle e alla scuola guida femminile gratuita – l’unica nel Paese – aperta dall’associazione, a Kabul sono riuscite a prendere la patente in 425. Ma mentre da noi si tratta pur sempre di una scelta personale (su cui poi pesa molto il fattore economico), lì la scelta resta comunque appannaggio maschile. Per poter partecipare al progetto, infatti, le aspiranti autiste vengono selezionate, formate e autorizzate dalle loro famiglie e dal consiglio degli anziani. Un tutor le supporta nella fase di inserimento e nel conseguimento del diploma di guida. Anche le passeggere vengono selezionate tramite accordi con gli enti in cui lavorano o studiano, poi vengono definiti gli orari dei trasferimenti e perfino precisi itinerari. Tutto ciò rende l’idea di come in questo Paese, dove solo il 13,2 per cento delle donne ha accesso a un’educazione secondaria e solo il 21,6 per cento lavora o cerca lavoro, ogni aspetto della vita femminile sia controllato, contrattato e sottoposto ad approvazione.
I taxi sono diventati mezzi di soccorso e ora sono nascosti
Resta quindi una grande conquista il fatto che negli ultimi 4 anni a Kabul e Herat – i centri maggiori – abbiano preso la patente 425 donne: in vent’anni, ben 3.732 . Alcune di queste poi sono diventate driver dei Pink Shuttle, in servizio soprattutto a Kabul: le navette fino al 2020 si spostavano per i normali trasporti di ragazze e signore, poi sono diventate unità mobili di soccorso per prestare aiuto, con medicinali e cibo, a chi ne avesse bisogno. Oggi sono nascoste, come i volti – pixelati – di tutte questa ragazze.