La poliziotta posa i palmi sui jeans della ragazza, poi li ritrae di scatto. Si sente qualcosa rotolare a terra. Si squadrano, entrambe con il respiro affannato. Sull’asfalto bagnato, a pochi passi dal viavai dei pendolari, c’è una siringa: per fortuna è ancora incappucciata. «Me lo devi dire se ce l’hai in tasca, cazzo. Me lo devi dire!» urla la donna. Un tempo tutti i tossicodipendenti rispettavano questa legge non scritta: quando vieni fermato per un controllo, devi segnalare subito se hai un ago addosso, per non mettere a rischio chi ti perquisisce. Ma non siamo più negli anni ’70 e l’umanità che sfila nei pressi della stazione di Rogoredo, periferia orientale di Milano, non è fatta di drogati di lungo corso bensì di adolescenti. Hanno 18, 16, anche 15 anni.
In occasione di uno degli ultimi blitz, poco prima di Ferragosto, su 40 fermati dalla polizia 12 erano minorenni, 7 ragazze. Poco più che bambine, dai fisici acerbi ma già devastati da droghe come eroina, anfetamine, metadone e antidolorifici. Sono le altre Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro, invisibili alle cronache finché non diventano loro stesse un titolo di cronaca. Desirée è morta di overdose il 16 ottobre in un palazzo abbandonato di Roma dopo essere rimasta per ore in ostaggio di un branco di tossici e spacciatori. Pamela era stata fatta a pezzi 8 mesi prima in un appartamento di Macerata mentre, sola e in fuga da una comunità di recupero, cercava disperatamente una dose. Travolte, come troppe loro coetanee, dalla marginalità e dal degrado per colpa di una dipendenza che ormai si è fatta piaga sociale.
Credono di correre meno rischi perché non si bucano
Sono 320.000, secondo uno studio dell’istituto di Fisiologia clinica del Cnr, gli adolescenti che hanno assunto eroina almeno una volta negli ultimi 12 mesi, e la metà di loro sono ragazze. In un decennio, sono aumentati del 36%, mentre l’età media del primo contatto con la sostanza si è abbassata da 18 a poco più di 14 anni, e quella del policonsumo (l’assunzione abituale di più droghe) da 20 a meno di 16. Merito, per così dire, del crollo dei prezzi e delle nuove modalità di sballo. «Oggi l’eroina non si inietta quasi più in vena, ma si fuma oppure si inala dopo aver sciolto la polvere su un pezzo di carta stagnola» spiega Luigi Cervo, responsabile del laboratorio di psicofarmacologia dell’Istituto Mario Negri di Milano.
In effetti i brandelli di alluminio, lungo le vie fangose che costeggiano i binari prima di perdersi nel bosco di Rogoredo, sono centinaia. E centinaia sono i teenager che ogni giorno, a ogni ora, escono da qui con in mano la loro dose di stordimento chimico pagata fra i 4 e i 15 euro. «Fare a meno del buco induce molti a pensare di correre minori rischi» conclude Cervo. «Purtroppo non è così: l’eroina, come ogni oppiaceo, raggiunge rapidamente il cervello e altera moltissime funzioni del nostro corpo». Senza contare che i danni sono permanenti per chi, come un teenager, non ha ancora finito di sviluppare neuroni e fegato.
Si prostituiscono per una dose
Davanti al sottopassaggio della stazione, due volontari con le magliette gialle offrono siringhe sterili, fazzoletti, bevande calde. Una ragazza si avvicina, anche lei avrà al massimo 18 anni. Faccia pulita, non ancora deturpata dall’ultimo stadio. Bionda, sorridente, educata. Prende un volantino e va via. «All’inizio sono tutte così» dice Andrea, che dal 2016 presidia Rogoredo 3 volte a settimana con altri operatori della onlus Comunità Nova. «Credono di poter gestire una sniffata ogni tanto. Poi le sniffate diventano 2 al giorno, poi 4, e quando i soldi stanno per finire passano al buco, perché con una singola dose riempi anche 3 o 4 siringhe». Alla fine, i soldi terminano comunque. «Sai quante ne ho portate via dalle grinfie dei maghrebini prima che…» si limita a dire Andrea. E basta ascoltare i racconti della polizia, o leggere le relazioni del Tribunale dei minori, per accorgersi che i pagamenti in natura non sono una rarità. Un rapporto orale vale 1 bustina, per uno smartphone si arriva a 4, quasi ogni giorno c’è chi si prostituisce fra i cespugli per un po’ di metadone.
Affollano le piazze di spaccio all’aperto
Nessuno è in grado di dire se anche la discesa all’inferno di Desirée sia iniziata così. Ma di certo le tante San Lorenzo e Rogoredo d’Italia sono diventate un palcoscenico dove esistenze difficili ballano avvinghiate all’abiezione. Dal Parco Verde di Caivano, a nord di Napoli, alla Barriera di Torino, passando per il Librino di Catania, le piazze di spaccio a cielo aperto prosperano grazie soprattutto ai giovanissimi, e all’abile regia delle mafie italiane che non si sporcano più le mani, lasciando lo smercio in mano agli immigrati irregolari. Un’emergenza che in molti hanno ignorato. E che per Desirée ha saputo essere più cupa delle fiabe dark che amava.