Il futuro (e la salvezza) della sanità si chiama telemedicina. E si traduce in una facile equazione: più tempestività e qualità nelle diagnosi e nelle cure, meno costi per il Sistema sanitario e stress per i pazienti e le famiglie. Gli informatici lavorano continuamente a nuove tecnologie che permettono a immagini e referti di viaggiare tra reparti e ospedali diversi ma anche ai malati di restare comodamente a casa propria mentre vengono visitati e monitorati da medici che possono trovarsi anche a centinaia di chilometri di distanza. E dove la telemedicina è già una realtà la qualità della vita migliora. 

Il check up in un tablet

Un nuovo studio realizzato negli Stati Uniti dalla West Virginia university school of medicine, ha analizzato la convalescenza di 3.000 pazienti che avevano subito un intervento di chirurgia vascolare: al momento delle dimissioni alla metà di loro sono stati consegnati un tablet speciale e una serie di dispositivi per misurare i parametri vitali. Dopo un mese chi aveva usufruito di questa particolare assistenza hitech era riuscito a seguire meglio le cure. E a sentirsi più sereni non erano solo i pazienti ma anche le persone al loro fianco. Mogli e figli che avevano potuto seguire quella convalescenza senza l’impegno dei continui controlli in ospedale. 

L’Italia deve accelerare

Nel nostro Paese intanto la telemedicina è entrata a far parte dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, cioè quei servizi che il Sistema sanitario è tenuto a fornire ai suoi cittadini. E per valutare l’applicazione dei metodi più innovativi l’Istituto superiore di sanità ha riunito esperti e accademici creando il  Gruppo di studio del Centro nazionale per la telemedicina. «L’ingresso nei Lea ha dato impulso alle Regioni, che hanno lanciato gare d’appalto tra gli ospedali e le aziende che inventano device, progetti e app, ma non basta» nota Francesco Sicurello, presidente dell’Associazione italiana di telemedicina e informatica medica. «Nel 2017 l’Italia ha investito 24 milioni di euro contro una media europea di oltre 40: bisogna accelerare. Questa è la chiave di volta per l’assistenza e la cura dei malati cronici, che nel nostro Paese rappresentano il 39% dei pazienti».  

Arrivano i primi servizi

Un servizio di telemonitoraggio domiciliare è in funzione in diverse strutture private in Lombardia, dura 3 mesi e può essere rinnovato. «È usato con pazienti cronici, che soffrono, per esempio, di diabete o patologie cardiache e che vengono dimessi dopo un ricovero o un intervento» spiega Maria Romano, direttore Ricerca e marketing di Telbios, società del gruppo ab medica specializzata nel settore. «Il medico dà un piccolo kit che comprende elettrocardiografo, misuratore della pressione e bilancia. E aggiunge le prescrizioni, come controllare la pressione due volte al giorno, cuore e peso ogni 48 ore. Nel kit c’è una sim, così non serve neppure avere Internet a casa. Quando la persona, per esempio, effettua le misure il dato viene inviato alla nostra piattaforma e, se è fuori dai parametri, l’infermiera che riceve un allarme chiama il malato per rifare la misurazione. Se serve, chiede al nostro medico di intervenire o consiglia di andare da quello di base. Così il paziente e i suoi caregiver non si sentono mai abbandonati».

Anche all’Ospedale dei Castelli di Roma la telemedicina è realtà. «Abbiamo iniziato a settembre 2018 e coinvolto una quarantina di pazienti, tra cui molti over 80» racconta la dottoressa Filomena Pietrantonio, Direttore dell’Unità Operativa di Medicina Interna. «La maggior parte vengono monitorati in reparto nei primi giorni di ricovero, ma abbiamo iniziato anche a mandarli a casa, attivando l’assistenza sul territorio, con una scatoletta più piccola di un tablet, che si appende al collo, non ha fili e contiene misuratore della pressione, elettrocardiografo e saturimetro per valutare l’ossigenazione del sangue. Noi medici per cinque giorni controlliamo i dati ovunque ci troviamo, anche da cellulare, grazie a una app. E se serve possiamo cambiare i farmaci da remoto, senza obbligare queste famiglie a corse in reparto o ricoveri inutili. L’ultimo giorno si fa una televisita per rivalutare il paziente e si indicano le terapie successive. Tutti sono molto soddisfatti. Pensi che la figlia di un paziente ci ha raccontato che la gestione delle malattie del padre è migliorata e finalmente è riuscita a seguirlo e curarlo con meno stress e timori».

Un aiuto anche per le mamme

In Abruzzo la telemedicina sta cambiando la vita delle donne che sono alle prese con gravidanze difficili o sono appena diventate mamme e hanno bisogno di assistenza per il loro bebè. Con le televisite, infatti, anche quelle che vivono lontane dagli ospedali più strutturati, vengono monitorate passo dopo passo dagli specialisti di Medicina fetale materna e Cardiochirurgia pediatrica.