Coglie dal cervello i segnali legati all’intenzione di fare un movimento e li traduce in modo che un robot all’esterno possa compiere quella precisa azione al posto di chi è paralizzato o paraplegico. Si tratta di Telepathy, il primo chip impiantato nel cervello di un essere umano dalla Neuralink, l’azienda fondata e finanziata da Elon Musk.
Telepathy impiantato in un cervello umano: come sta il paziente
L’annuncio dell’impianto è arrivato due giorni dall’intervento, sempre su X. Il paziente si sta “riprendendo bene. I risultati iniziali mostrano un promettente rilevamento dei picchi di neuroni“, si legge nel post in cui Musk si riferisce all’efficienza del chip nel rilevare i segnali delle cellule nervose.
Come sta accadendo da quando sono iniziati i test su scimmie e maiali, nessuna delle sperimentazioni fatte finora è stata mai descritta in articoli su riviste scientifiche. Quanto ai risultati, comunicati con annunci sui social, hanno spesso sollevato polemiche e clamori. È accaduto, per esempio, dopo la morte delle scimmie utilizzate nei primi test e dopo l’ok ai test sull’uomo dell’ente statunitense per il controllo sui farmaci, la Food and Drug Administration.
Come funziona Telepathy
Delle dimensioni di un bottone, il chip Telepathy ospita un migliaio di elettrodi flessibili che amplificano i segnali dei neuroni, li raccolgono e li trasmettono all’esterno in wireless. “Posizionato sul cranio con l’aiuto di un robot per la microchirurgia, il bottone funziona come un hub che raccoglie i segnali dagli elettrodi decodificando l’intenzione di movimento. Quindi trasmette i segnali a un robot esterno che fornisce assistenza“, spiega all’ANSA Luca Berdondini, esperto dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit).
Se da un lato le promesse e le prospettive sono molte, dall’altro “aziende come questa hanno ingenti ricorse per generare conoscenze e tecnologie che per non vengono diffuse alla comunità scientifica. Di conseguenza la società non è informata e la legislazione non si può adattare. Tutto – conclude – rimane molto chiuso e le informazioni sono rilasciate in pillole, in base agli interessi dell’azienda“.
Chip impiantabili contro paralisi ed epilessia
Se i primi a poter beneficiare dei chip impiantabili sono individui che non sono in grado di fare alcun movimento perché paraplegici o colpiti da malattie neurodegenerative, più in là nel tempo i chip potrebbero essere utilizzati anche per trattare altri problemi, per esempio l’epilessia: “Si potrà raggiungere la capacità di modulare la capacità cerebrale attraverso l’elettroceutica, ossia con dispositivi che permettono di prevenire gli attacchi epilettici, senza dover assumere farmaci”, dice Berdondini. Un altro possibile bersaglio è la depressione farmaco-resistente.
Gli interrogativi sul futuro
Ma se questa strada è tracciata e lineare, per quanto complessa, la tecnologia dei chip impiantabili apre anche la porta a scenari inediti e sul futuro si apre un grande punto interrogativo.
“Creare un’interfaccia cerebrale generalizzata per ripristinare l’autonomia di coloro che oggi hanno bisogni medici insoddisfatti”, si legge nella breve frase con cui la Neuralink si presenta online. Ma si indica anche un secondo obiettivo: “Sbloccare il potenziale umano domani“. Lo stesso Musk nel 2016 aveva presentato Telepathy come il “prodotto” che “permetterà di controllare il telefono o il computer e attraverso di questi, molti altri dispositivi”.
Secondo Berdondini “non è chiaro dove Musk voglia portare Neuralink. Non si escludono applicazioni sulle persone sane, ad esempio per la domotica o per altre tecnologie. È un’intenzione rimasta sempre soffusa. Quello che è chiaro – conclude – è che negli usi al di fuori del contesto clinico si apre un mondo difficile”.