In Molise, flagellato anche dalla neve e dal gelo, la terra continua a tremare. Le scosse si susseguono da una decina di giorni, in quello che tecnicamente è uno “sciame sismico“. La più forte ha superato i 4 gradi della scala Richter, altre si percepiscono appena.
Le scuole, chiuse per consentire verifiche a vista e la pulizia delle scale antincendio, stamattina sono state riaperte. Nemmeno il tempo di rimettere piede in classe. Alle 9.18 l’ennesimo sussulto, 2.0 di magnitudo, seguito alle 12.46 da una scossa 2.9 e alle 13.54 da una di magnitudo 2.6.
L’epicentro è vicino a Campobasso. Ogni volta è un tuffo al cuore. Gli occhi e il pensiero corrono alla scuola di San Giuliano di Puglia, ai margini della regione, crollata il 31 ottobre 2002 per un altro terremoto. Sotto le macerie rimasero 27 bimbi e loro maestra. E bruciano ancora le ferite del sisma dell’Aquila, la strage della primavera 2009.
“Per ora – prova a tranquillizzare il presidente della regione, Paolo Di Laura Frattura – non abbiamo avuto persone ferite o contuse, né danni a edifici e cose. Non è stato necessario procedere a sgomberi, i plessi scolastici sono aperti. La situazione è costantemente monitorata dalla Protezione civile e dalla Prefettura, stiamo approntando un tavolo tecnico cui siederanno anche esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia”. Nessuno è in grado di dire se e quando lo sciame sismico si esaurirà.
“Nella popolazione un po’ di paura c’ è – ammette il sindaco di Campobasso, Antonio Battista – ma è contenuta e gestita. La nostra gente si sta comportando con molta compostezza e molto forza. Non abbiamo avuto crolli, non ci sono state situazioni particolarmente critiche”. Il piano di protezione civile, se la situazione dovesse precipitare, “c’è, prevede quali sono i punti di raccolta e individua la struttura destinata ad accogliere gli eventuali sfollati, in caso di necessità: si tratta di un palazzetto comunale”.
Quali sono le zone d’Italia più colpite dal terremoto
“Tutta la dorsale appenninica – ricorda Alessandro Amato, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Ingv – è oggetto di massima attenzione. Storicamente i terremoti più forti si sono avuti dall’Abruzzo in giù. Quello del Molise è uno sciame sismico. È cominciato in sordina il 12 gennaio, ha avuto l’apice il 16 con una scossa da 4.3 di magnitudo. Il 17 e il 18 le scosse sono state molte, poi si sono diradate, per tornare oggi a intensificarsi. Il fenomeno potrebbe cessare in fretta, potrebbe continuare a lungo. Non lo sappiamo. Ogni anno – precisa – in Italia ci sono in media una trentina di sciami sismici. La metà dura pochi giorni, circa una settimana. Il 70-75 per cento finisce entro un mese, il 20-25 per cento supera il mese. E c’è un 10 per cento che va oltre i quattro mesi, come è successo al Pollino e in Garfagnana”.
Pericolosità sismica e rischio: che differenza c’è?
Giancarlo De Lisio, presidente dell’ordine dei geologi molisani, cerca di fare chiarezza anche sui termini: “Per pericolosità sismica intendiamo quella legata alla conformazione del territorio, alla presenza di faglie… Il rischio dipende invece dall’uomo: è legato alle aree dove si è scelto di costruire, al tipo edilizia, ai materiali utilizzati”.
In Molise, continua, “la pericolosità è più elevata in corrispondenza dei rilievi e diminuisce andando verso il mar Adriatico. Gli eventi di magnitudo elevata sono più probabili in Appennino che non lungo la costa, dove possono verificarsi, anche se con frequenza minore”.
I rischi, a suo parere, in regione non sono bassi. “In Italia il 70 per cento delle scuole non è antisismico – sostiene il rappresentante dei geologi – Dopo i terremoti del 2002 e del 2009 nelle nostre zone alcuni istituti sono stati edificati e ricostruiti, ne restano ancora tanti altri non a norma”.
Che cosa fare in caso di terremoto
L’importante, in caso di scosse più forti”, è cercare di mantenere la calma e di adottare comportamenti che possono salvare la vita. Se si è in una casa o in una scuola – esemplifica De Lisio – meglio mettersi sotto una trave, vicino a una parente portante, nel vano di un uscio. Non servirsi degli ascensori, perché si possono bloccare. Fare attenzione nell’uso delle scale, anch’esse soggette a crolli”.