Dal 26 aprile ci si può spostare liberamente tra regioni gialle, ma se si proviene o si è diretti verso territori in fascia arancione o rossa è richiesto un pass sanitario. Al momento non esiste ancora, quindi occorre esibire una certificazione che attesi l’avvenuta vaccinazione anti-Covid, l’immunizzazione naturale data dall’essere guariti dalla malattia oppure un tampone che accerti la negatività al virus. Ma quale scegliere? Il testo del decreto prevede un test molecolare o antigenico, ma in che modalità? Chi lo può effettuare e chi rilascia la certificazione? È possibile ricorrere ai test in vendita in farmacia o persino al supermercato? Ecco le risposte ai dubbi dell’epidemiologo Paolo D’ancona, ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità.

Cos’è la certificazione sanitaria per spostarsi

Il decreto sulle riaperture prevede che gli spostamenti da o verso zone non gialle richiedano una certificazione sanitaria (anche per i bambini dai due anni in su): in attesa del pass digitale, occorrerà quindi mostrare la documentazione che prova l’avvenuta vaccinazione o la guarigione da Covid oppure l’esito negativo a un tampone.

Il tampone per gli spostamenti: molecolare o antigenico

Il tampone per gli spostamenti deve essere molecolare o antigenico. Quello molecolare naso-orofaringeo ad oggi è considerato il più affidabile per la diagnosi di infezione da Sars-Cov-2: permette di rilevare il genoma del virus (Rna) attraverso il metodo Rt-PCR, analizzando un campione di muco prelevato dal naso o dalla gola (la parte in fondo del cavo orale). Si tratta di un’operazione di pochi secondi, ma può dare qualche fastidio, soprattutto ai più piccoli. Alcune Regioni si stanno avvalendo di Rt-PCR su saliva. Ha il vantaggio di avere un altissimo grado di attendibilità (circa il 98%), identificando la positività al virus e riducendo al massimo i possibili falsi positivi. Il limite è che l’analisi del campione richiede dalle 2 alle 6 ore dal momento in cui il campione arriva in laboratorio. L’esito si ottiene in 24-48 ore.

Il tampone antigenico (detto anche test rapido) funziona cercando le proteine superficiali del virus (antigene). Può essere effettuato con le stesse modalità del molecolare (tramite bastoncino in naso e gola) oppure attraverso la saliva. La sensibilità è inferiore (circa 90%), ma ha il pregio di dare risultati in appena 15-30 minuti: «Nonostante una minor precisione, la rapidità dell’esito lo rende un utile strumento per gli screening di massa, per esempio in scuole, aeroporti, ecc. anche per la sua velocità e possibilità di farla in loco senza apparecchiature da laboratorio» chiarisce Paolo D’Ancona, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità. Il ministero della Salute, infatti, con una circolare ne ha sottolineato l’utilità proprio nel contesto scolastico perché «potrebbe accelerare la diagnosi di casi sospetti di Covid-19».

Il rischio può essere di avere falsi negativi. Generalmente, in caso di positività viene richiesto un tampone molecolare di conferma.

Dove e chi può somministrare un tampone

In entrambi i casi a somministrare i test sono le strutture sanitarie, come Asl, oppure i medici di medicina generale (medico di famiglia o pediatra) o le farmacie, che provvedono anche a rilasciare la certificazione relativa al risultato. In Italia non sono ancora disponibili in farmacia sotto forma di test di autodiagnosi, anche se il primo è già stato autorizzato per la vendita, anche perché richiedono una certa formazione per poter essere somministrati: «Chiaramente, più il bastoncino è posto in profondità, più il test è affidabile» precisa l’esperto ISS.

Il tampone fai-da-te non dà certificazione

Online, invece, sono in vendita, a un costo che oscilla tra i 30 e i 100 euro, con la possibilità di acquistare confezioni che contengono più test. Ma oltre a richiedere una certa manualità e precisione nell’esecuzione del tampone (che altrimenti potrebbe fornire un risultato non attendibile), non offrono la possibilità di avere alcuna certificazione valida ai fini di legge.

Tamponi salivari veloci (per bambini e ragazzi)

I salivari hanno la caratteristica di essere molto meno invasivi, perché è sufficiente un semplice prelievo di saliva. Sono utilizzati, per esempio, da molte società sportive per verificare l’eventuale positività di ragazza e bambini, perché è sufficiente un campione (raccolto tramite lecca-lecca o una sorta di chewing-gum o i tamponi dei dentisti) da inserire in una provetta. «Il salivare rappresenta una modalità più agevole, ma ciò che conta è il tipo di test, che può essere molecolare o antigenico. Nel primo caso i risultati hanno la stessa attendibilità del tampone nasale, nel secondo i dati mostrano discreti risultati in termini di efficacia. A giorni il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) dovrebbe fornire indicazioni generali su questi test. Poi saranno i singoli Stati a decidere le modalità specifiche di utilizzo» spiega l’epidemiologo dell’ISS.

I test sierologici non dicono se si è positivi al Covid

I test sierologici, invece, non servono a stabilire l’eventuale positività al virus quanto a indicare l’eventuale presenza di anticorpi nel sangue, prodotti in seguito a un’infezione come quella da Sars-Cov2. Ma non hanno validità per gli spostamenti o l’accesso ad alcune strutture, come teatri, cinema, palestre, stadi dove fosse richiesto un test anti-Covid negativo: «Non solo perché non sono previsti dalle norme, ma soprattutto perché il test sierologico va a cercare qualcosa che è avvenuto almeno una decina di giorni prima quindi, se la persona fosse entrata in contatto col virus il giorno stesso o nei giorni immediatamente precedenti al test, potrebbe essere inconsapevolmente positiva e l’esame non lo rileverebbe – spiega D’Ancona – Come per la vaccinazione, anche in caso di malattia gli anticorpi iniziano a formarsi dopo circa 5 giorni e raggiungono livelli elevati dopo due o tre settimane».

Il test sierologico fai-da-te in farmacia non vale per spostarsi

Al momento, però, sono gli unici in vendita in farmacia, parafarmacia o persino nei supermercati, a un costo irrisorio, da 10 a meno di 20 euro. Funzionano tramite a mini prelievo di sangue da un dito e a un reagente. Mostrano, a seconda dei casi, la presenza di IgM (i “primi” anticorpi che durano qualche settimana), IgG (anticorpi più tardivi, ma di lunga durata), di entrambi oppure la negatività, ossia la mancanza totale, che semplicemente esclude il contatto con il virus, dunque si essersi ammalati in modo asintomatico.

«La loro utilità si limita al caso in cui si volesse chiarire il dubbio di avuto il Covid, senza accorgersi per mancanza di sintomi. Se si risultasse positivi agli IgG significherebbe che ci si è ammalati diversi mesi prima, mentre gli IgM indicano una infezione più recente, ma comunque risalente ad almeno una settimana prima» spiega D’ancona. Non vanno quindi usati nel caso in cui, per esempio, ci si senta un po’ di febbre o altri sintomi compatibili con l’infezione da Sars-Cov2.