I primi a utilizzarli sono gli studenti di alcune scuole nel Lazio, dopo che l’Istituto Spallanzani di Roma ha dato il proprio parere positivo. Sono i test salivari, che si aggiungono ai tamponi molecolari e antigenici (o test rapidi), per individuare eventuali soggetti positivi al coronavirus. Sono particolarmente adatti – perché meno invasivi – ai più piccoli, come alunni delle scuole materne, elementari e medie. «Si tratta di una diversa modalità di prelievo, non naso-farinegeo, ma salivare» ha spiegato l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, nell’annunciare l’introduzione da martedì 6 ottobre negli istituti comprensivi Crivelli di Roma e Maccarese di Fiumicino. L’idea è poi quella di estenderne l’uso in più scuole possibili e su tutto il territorio nazionale.
In Italia i test salivari si stanno sperimentando come strumenti per discriminare e individuare rapidamente i possibili positivi, in modo da evitare che, in caso di sospetto, non si debba ricorrere a chiusure di scuole e uffici, isolamenti o quarantene preventive in attesa degli esiti dei tamponi. L’obiettivo, però, è l’uso su vasta scala.
Cosa sono e come funzionano i test salivari
A differenza del tampone molecolare (o di quello antigenico, ossia il cosiddetto “test rapido” che fornisce un risultato in circa 15/20 minuti) non prevede l’utilizzo di un bastoncino di plastica da inserire nel cavo orale e nasale per individuare frammenti di virus: «Funziona applicando una sorta di saponetta tra il palato e l’arcata dentale. È molto semplice e adatto soprattutto ai bambini perché non è invasivo ed è un po’ come chiedere di tenere una specie di chewing gum in bocca per pochi secondi. Questa “spugnetta” si imbeve di saliva che poi viene analizzata. Ci sono diverse tipologie di test salivare, ma in generale dopo il prelievo si inserisce il campione raccolto in una provetta con un liquido che dà un risultato in termini di reazione, un po’ come per il test di gravidanza» spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore scientifico dell’Istituto Galeazzi di Milano e ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano.
Quanto sono affidabili i test salivari?
«Più che valore diagnostico, sono test di screening: servono a individuare eventuali contagi, ma in caso di positività il soggetto deve essere sottoposto a tampone tradizionale» spiega Pregliasco. «Questi test rapidi non hanno nulla a che fare con i sierologici, che indicano la presenza o meno di anticorpi, sviluppati se si è entrati in contatto con il virus in un periodo precedente. Dicono, invece, se si è in presenza di un soggetto positivo in quel momento. Hanno una sensibilità dell’80%: significa che su 10 positivi ne riescono a individuare circa 8. In un momento come questo, in cui c’è una risalita dei contagi e c’è necessità di monitorare rapidamente la situazione nelle scuole, negli uffici e negli aeroporti, questi test salivari possono risultare molto utili, perché pratici e veloci» spiega Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-salute San Raffaele di Milano.
Che differenza c’è rispetto al tampone
Proprio la velocità è uno dei maggiori vantaggi dei test salivari: mentre il tampone deve essere analizzato in un laboratorio e questo può richiedere diverse ore (a volte giorni, se si tratta di piccoli centri o meno attrezzati) i test salivari danno l’esito in 10-15 minuti. «Il tampone ha anche il limite, se ben fatto, di risultare piuttosto fastidioso, perché deve arrivare in fondo alla cavità orale e subito dopo nel naso». Questo, nei bambini e in alcuni soggetti adulti, crea una reazione di opposizione, a volte conati di vomito, lacrimazione e talvolta perdita di sangue dal naso.
Un’altra differenza consiste nel tipo di analisi che viene effettuata: «Mentre il tempone tradizionale è un esame molecolare, dunque permette di riconoscere la presenza del genoma, poi replicata e amplificata in un laboratorio di microbiologia, il test antigenico (sia tramite bastoncino, come per il tampone “normale”, sia tramite test salivare) va a cercare l’antigene, ossia una parte della proteina della superficie del virus, che viene riconosciuta dal sistema immunitario» chiarisce il virologo.
Chi effettua i test salivari
«L’indicazione è che siano eseguiti sempre e comunque da personale sanitario, quindi medici o infermieri, in modo che ne sia garantita una raccolta corretta del campione e poi una validazione del risultato. In generale, è sufficiente personale infermieristico oppure che sia stato debitamente formato» spiega Pregliasco.
Serve un tampone di verifica in caso di positività
«In caso di positività serve sempre il tampone come verifica, proprio perché al momento i test salivari non possono essere considerati diagnostici, ma solo di screening» dice il virologo.