Il testamento biologico è legge e in molti si chiedono dove e come si deposita questo documento. E nel caso, per esempio, di chi si si sposta per le cure dalla città in cui risiede, e magari si sente male fuori dalla propria Regione, come possono i medici venire a conoscenza delle sue volontà? 

Testamento biologico: a cosa serve

Cerchiamo di fare chiarezza con l’aiuto degli esperti dell’associazione Luca Coscioni (tel. 0668979286), che da anni porta avanti la battaglia sul fine vita. Il testamento biologico serve a decidere, quando si è ancora capaci di intendere e volere, quali trattamenti sanitari accettare o rifiutare nel momento in cui subentrerà un’incapacità mentale.

Due possibilità

Primo passo, bisogna sottoscrivere le cosiddette Dat (Disposizioni anticipate di trattamento): lo si può fare come scrittura autenticata, rivolgendosi al notaio, oppure come scrittura privata, consegnandola all’ufficio di Stato Civile del proprio Comune (i modelli sono su www.associazionelucacoscioni.it).

Quest’ultimo è il metodo più semplice, che consigliamo a tutti. Le volontà vengono inserite all’interno del fascicolo sanitario elettronico: in questo modo i medici delle Regioni in cui è già attivo il fascicolo (Lombardia e Lazio, per esempio, sono tra le 13 che ce l’hanno già e gradualmente arriveranno le altre) ne saranno a conoscenza. Anche per chi deposita il testamento biologico dal notaio l’inserimento nel fascicolo sanitario è automatico. La legge prevede l’inserimento di un fiduciario nelle Dat: sarà questa persona a rappresentare il malato nelle relazioni con i medici, se la persona non è in grado di intendere e volere. Deve essere maggiorenne e capace di intendere e volere.

Chi ha depositato un biotestamento presso il proprio Comune prima dell’entrata in vigore della legge non è obbligato a rifarlo. Secondo l’art. 6 della nuova norma, infatti, la legge si applica anche alle disposizioni anticipate di trattamento già depositate o autenticate da un notaio.