Il docufilm The M Factor: shredding the silence on menopause, dove M sta per menopausa, è diventato un caso negli Stati Uniti e nel mondo: da quando è uscito, il 17 ottobre 2024, sono state 500 le proiezioni, 39 i Paesi coinvolti. C’eravamo anche noi nell’unica proiezione italiana organizzata da Cascina nascosta, a Milano. Tutte donne, in religioso silenzio a vedere questa inchiesta nata dall’esperienza personale di quattro tra giornaliste e filmaker (Coby Atlas, Tamsen Fadal, Denise Pines, Joanne LaMarca Mathisen), incappate anche loro, come moltissime donne, in un muro di silenzio e disinformazione di fronte alla menopausa.
The M Factor, obiettivo: normalizzare la menopausa
Un silenzio che il docufilm e tante altre iniziative stanno cercando di sgretolare. L’obiettivo è normalizzare la menopausa, per far sì che non se ne occupino solo le donne e le case farmaceutiche, ma la società tutta, a partire dalla politica e dal mondo del lavoro. E così il tema è entrato per la prima volta perfino alla Casa Bianca: il 13 novembre 2024 le due autrici del docufilm sono state ricevute in Campidoglio, mentre in Italia la deputata Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, il 19 ottobre 2024 (Giornata internazionale della menopausa) ha organizzato l’evento Io non sono la mia menopausa, dopo aver firmato una mozione di legge per la tutela delle donne in menopausa e aver promosso un intergruppo di studio. L’interesse insomma è alto per quello che, al contrario dell’X Factor, appannaggio di pochi privilegiati talentuosi, accomuna invece tutte le donne.
The M factor e gli altri docufilm sulla menopausa
Lo dimostra anche il fatto che il docufilm non è il primo su questo tema. Nel 2021 la rete britannica Channel 4 ha mandato in onda Sex, Myths and the Menopause, seguito l’anno successivo da Sex, Mind and the Menopause, entrambi di Davina McCall. In Francia e nel mondo anglosassone l’M Factor è stato oggetto di diversi libri, e in Italia a tenere alto l’interesse sono la presidente della Società Internazionale della Menopausa, la professoressa Rossella Nappi, con il suo libro Vivere bene in menopausa (Fabbri), e la ginecologa Anna Paola Cavalieri con Senza paura di cambiare (Mondadori). Due grandi esperte che passano in rassegna le risorse a disposizione delle donne in questa fase della loro vita. Ma, soprattutto, cercano di scardinare i tanti tabu e diffondere conoscenza che sì, oggi serve.
The M Factor: le storie delle donne in menopausa
In effetti, guardando il docufilm, restiamo profondamente colpite dalle testimonianze delle donne intervistate, che raccontano anni di sofferenze, fisiche e mentali – non capite prima di tutto da loro stesse, poi dagli altri – per poi scoprire che tutti quei disturbi e quella presunta depressione altro non erano che i segni della menopausa. Segni che in ognuna sono diversi: non solo le classiche vampate e la secchezza vaginale, ma anche problemi ai denti e alla lingua, confusione mentale, mancanza di memoria, attacchi di panico, dolori notturni. Eppure, questa è un’esperienza universale per noi donne. Tra le 3 M – rigorosamente maiuscole – che attraversano la vita di ognuna, infatti, le Mestruazioni e la Menopausa sono imprescindibili, a differenza della Maternità. E non sono una scelta. Per questo è fondamentale occuparsene, visto anche il gran numero di donne che attraversano oggi questa fase, quindi il loro impatto sul sistema sanitario e sul mondo del lavoro: 14 milioni solo in Italia. Si tratta proprio di noi della Generazione X che, come spiega bene la psicoterapeuta Laura Turuani, autrice anche del libro Le schiacciate (Solferino), siamo entrate in massa negli anni cruciali della menopausa. «Anni che oggi, con l’aumento dell’aspettativa di vita, possono diventare anche 30, tra climaterio, cioè il periodo che precede la fine definitiva dell’attività ovarica, e la menopausa vera e propria. Occorre trascorrerli nel modo migliore possibile».
La cultura della menopausa contro il sessismo over 50
Ma soprattutto occorre creare cultura intorno alla menopausa. E il docufilm centra il suo obiettivo: dopo aver passato in rassegna tante testimonianze, denuncia il sessismo contro le donne oltre i 45 anni, l’età media in cui le americane iniziano ad avere i primi sintomi (51 per le italiane). Un sessismo figlio della cultura della bellezza e della giovinezza eterne, che spinge tante attrici a non accettare il passare del tempo: la prima a cui pensiamo è Demi Moore, testimonial di trattamenti chirurgici estremi. Anche Hollywood però sta cambiando, con altre star (per esempio Drew Barrymore, che denuncia l’invisibilità delle donne in menopausa) che stanno diventando influencer dei 50 anni da vivere come una Golden age, un’età con i suoi alti e bassi, ma comunque piena di progetti e positività, da affrontare con naturalezza. Il sessismo, testimonia il docufilm, parte dalla famiglia, che non capisce il malessere confinandolo tutto nella tua testa, e spingendoti a pensare di essere depressa o avere malattie neurodegenerative, per toccare il lavoro: molte donne rinunciano a promozioni, chiedono il part time o addirittura si licenziano in questa fase della loro vita, tanto la menopausa impatta. E accade non solo in America: una ricerca su 3500 donne in Gran Bretagna, rivela che nel 99 per cento dei casi la menopausa ha influenzato la performance lavorativa, il 59 per cento delle donne ha chiesto riduzioni di orario, il 21 per cento rinunciato a promozioni e il 12 per cento ha lasciato il lavoro. Uno spreco di risorse immenso per le aziende.
Menopausa e lavoro: più cultura nelle aziende
Proprio all’impatto della menopausa sul lavoro si dedica nel gruppo interparlamentare Manuela Peretti, che con il suo profilo Instagram Manupausa raccoglie più di 20 mila follower: nato dalla personale esperienza di sofferenza, ostracismo e non comprensione degli anni di avvicinamento alla menopausa, ora riunisce donne alla ricerca di informazioni e sostegno. «Mi riconosco, come tante di noi, nei ritratti delle donne del docufilm, soprattutto per le difficoltà che ho avuto al lavoro: negli anni in cui mi si chiedeva ancora una performance alta, io non riuscivo ad essere all’altezza. Negli Usa il dibattito su menopausa e lavoro è più evoluto che in Italia: esistono già aziende che si sono mostrate sensibili al tema, disposte a fare informazione tra i dipendenti e a diffondere appunto la cultura della menopausa». C’è anche chi invoca, nel docufilm, i permessi per menopausa, su cui si dibatte come su quelli per il ciclo mestruale. «Io non credo siano la soluzione: se stiamo bene, il permesso non ci serve. Occorre agire prima, mettere cioè le donne in condizione di trovare dei punti di riferimento, che non siano solo i ginecologi: servono gruppi interdisciplinari di specialisti, tra neurologi, endocrinologi, psicologi e naturopati. Anche le aziende in questo potrebbero aiutare, offrendo assicurazioni sanitarie con convenzioni dedicate alla menopausa» propone Manuela Peretti.
La menopausa non è malattia ma occorre occuparsene
Ma la cosa sicuramente più urgente è che le donne affrontino questa fase della loro vita – che può durare anche dieci anni, tra climaterio e inizio della post menopausa – con le terapie giuste. «Meglio sarebbe parlare di presidi in generale, perché la menopausa non è una malattia» precisa la dottoressa Stefania Piloni, ginecologa esperta in endocrinologia ginecologica e docente di Fitoterapia e Nutraceutica presso l’Università di Milano. «In Italia solo una donna su dieci inizia la Tos, la Terapia ormonale sostituiva e, di queste, solo una su due la porta avanti oltre il primo anno. Per fortuna le soluzioni alternative sono tante: dagli ormoni bioidentici ai fitoestrogeni naturali, agli ormoni plant based. Le indicazioni naturali possono affiancare o sostituire gli ormoni sintetici, soprattutto dopo i canonici cinque anni, termine generale per la fine della Tos. Terapia che, in ogni caso, va strettamente seguita e controllata dai ginecologi».
I benefici della Tos per le donne in menopausa
Il dibattito scientifico intorno alla Tos non si è del tutto spento, come emerge anche dal docufilm: in certi ambienti medici esistono ancora timori generati, più di 20 anni fa, dallo studio Women’s Health Initiative (WHO) che, agli albori del Duemila, seminò il panico fra medici e pazienti sulla presunta pericolosità delle cure ormonali. In realtà, per le donne senza ereditarietà di tumori al seno o particolari problemi cardiocircolatori, i benefici oggi sono maggiori dei rischi. Il docufilm riporta dati e riferimenti precisi sulla correlazione tra menopausa, depressione non curata e Alzheimer per concludere che, sotto controllo medico, la Tos non solo è sicura, ma consigliata, anche dal punto di vista neurologico.
Lo tsunami ormonale delle over 50, tra menopausa e menarca delle figlie
La spinta, oggi, a continuare a stare bene anche dal punto di vista mentale, viene soprattutto dal particolare periodo che stiamo attraversando, come spiega l’antropologa Cristina Cassese: «È la prima volta nella storia dell’umanità che viviamo così a lungo e in modo così massivo, tant’è che la gerontologia sta valutando di far iniziare la vecchiaia non più a 65 anni ma a 75. È un momento, questo, di grande cambiamento, dove le donne si trovano ad affrontare la menopausa con le loro figlie (avute dai 30 ai 40 anni) che a loro volta attraversano il menarca. Uno tsunami ormonale che scardina gli equilibri della famiglia e della coppia e che dura molti anni: mentre la donna è ancora in balia della menopausa, i figli se ne vanno da casa, oppure restano con tutte le loro esigenze di accudimento, a cui si affiancano i genitori anziani. Un mix di cambiamento su cui la coppia deve ricalibrarsi, per soccombere del tutto in molti casi. E così, tra le separazioni, il caregiving e il nido vuoto, se non assistite nel modo giusto, le donne rischiano di attraversare il periodo peggiore della loro vita».
Menopausa: può essere il nostro momento migliore
Un periodo che invece può essere il migliore. Il docufilm, nella conclusione, apre una finestra da cui entra una ventata di ottimismo e fiducia, che può diventare una tempesta. «Sii orgogliosa di te, oggi: celebra la tua nuova libertà». In effetti, se stiamo bene, ma soprattutto se accettiamo la menopausa, affrontandola con le soluzioni che abbiamo a disposizione, dopo i 50 anni possiamo affacciarci su nuove libertà: dall’assillo del concepimento, dalle trappole mentali della performance spalmata su ogni fronte, dal focus sul corpo con le sue asticelle estetiche improponibili. E mentre il lavoro, i figli e i genitori anziani ci chiedono di tener botta sempre più (molto di più rispetto alle nostre madri, che hanno visto morire prima i loro genitori e andar via prima i figli da casa), noi forse potremmo serenamente cercare di mollare un po’, riassegnare i compiti a casa, ribadire al lavoro che ci siamo, e possiamo essere anche meglio di prima, coinvolgere altre donne nella conoscenza e diffusione delle informazioni. In fondo, l’obiettivo del docufilm è proprio questo.