Da bambina sognavo di diventare una scrittrice. Invece poi la vita mi ha portato a fare la giornalista e la mamma. Però non ho mai perso la passione del raccontare storie.
Quando scrivo i miei articoli su Donna Moderna. E anche a casa, la sera, quando leggo un libro di fiabe a mia figlia Corinna.

Essere una scrittrice però è diverso: bisogna mettersi alla prova con un racconto, anche piccolo, e pubblicare!

Perché, ammettiamolo:

Scrivere è bello, se pubblicati è meglio.

Questo è proprio lo “slogan” di una nuova iniziativa editoriale che mi piace moltissimo.
L’ha appena lanciata il mio giornale, Donna Moderna, insieme a Scrivo.me, il sito del gruppo Mondadori dedicato alla scrittura e alla pubblicazione digitale.

Si chiama #parolexdirlo ed è un gioco letterario che permette di pubblicare online i nostri piccoli racconti del cuore. Partecipare è semplicissimo: basta scrivere una lettera di massimo 3.500 caratteri (spazi e punteggiatura inclusa) e postarla a questo indirizzo.

Una lettera, sì. Quella bella cosa, un po’ vintage, che una volta si scriveva a mano, con carta e penna. E cominciava con “Caro/a”…

A chi si può scrivere nel nostro gioco? Il destinatario è a piacere, a sorpresa.
Può essere un’amica, una nemica. Un amante, il partner. Il vicino di casa, il commercialista (!)…

Io, per esempio, anche quando scrivo una comunicazione burocratica per la filiale dove ho il conto corrente, inizio con “Cara banca”…

Battute a parte, il senso del gioco è proprio trovare le nostre “parole per dirlo”.
Per tirare fuori quello che abbiamo dentro: un nodo in gola, un sassolino nella scarpa. Oppure un segreto inconfessabile, una richiesta d’aiuto…

Il bello di questa iniziativa è che le lettere saranno tutte pubblicate qui, in una gallery sul sito di Donna Moderna. Ma le migliori, la più votata dalla community e le altre selezionate da una giuria di esperti, diventeranno un ebook! 

Love letters of French singing legend Ed
TORONTO, ON – FEBRUARY 8: Catherine Porter’s father found a stack of love letter written by his father to his mother from the late 1920’s. My father found a cache of love letters in his basement. They were dated 1928 and 1929. They were from his father to his mother, shortly before they were married. in Toronto. February 8, 2013 STEVE RUSSELL/TORONTO STAR (Steve Russell/Toronto Star via Getty Images)


Quasi quasi, mi butto anche io.
Avrei giusto una letterina di ringraziamento da inviare virtualmente con 34 anni di ritardo alla  compagna di banco delle elementari, Arianna: la mia prima vera amica.

Dai, su: provateci anche voi. Per partecipare c’è tempo fino al 1° ottobre.

Per chi non sa (o, meglio, ha dimenticato) come si scrive una lettera, vale il consiglio della grande scrittrice inglese Virginia Woolf:

Una lettera dovrebbe essere una pellicola di cera su cui si ricalcano le sporgenze e le incavature della mente

Per chi punta dritto al cuore di un innamorato, può servire, invece, l’avvertimento di un altro maestro della letteratura, il poeta portoghese Fernando Pessoa:

Non sarebbero lettere d’amore se non fossero ridicole. Le lettere d’amore, se c’è l’amore, devono essere ridicole

E, aggiungo io, più che dolci o sdolcinate, magari salate e un po’ pepate.

Una cosa tipo: «Caro Carlo (Cracco), dopo aver finito con le uova, strapazza pure me».