Il fenomeno TikTok si è imposto fra i giovanissimi portando con sé parecchi punti di domanda e preoccupazioni. Molti adolescenti passano ore e ore a scorrere l’app di condivisione video con gravi rischi per la loro salute mentale e anche fisica. Le misure adottate dallo stesso social cinese per limitare l’uso dell’app tra gli ragazzi – come per esempio immettere un codice di accesso se viene raggiunto un limite di 60 minuti – sarebbero ben lontane dall’essere efficaci. Lo rivelano documenti interni all’azienda esposti in occasione di una causa legale intentata dallo Stato del Kentucky contro BydeDance, la società proprietaria di TikTok, e che ha coinvolto diversi Stati americani.
Dipendenza da TikTok: dirigenti consapevoli
Secondo i documenti, ottenuti da Kentucky Public Radio (KPR) e NPR – un’organizzazione indipendente non profit comprendente oltre 1.000 stazioni radio statunitensi – TikTok era consapevole del fatto che le caratteristiche della sua piattaforma creassero dipendenza fra i giovanissimi e di come l’utilizzo compulsivo dell’app avesse vari effetti dannosi per i giovani utenti: dai disturbi del sonno alla difficoltà a concentrarsi, fino all’inibizione delle capacità mnemoniche e relazionali.
Misure inefficaci per limitare l’utilizzo di TikTok
La dirigenza di TikTok, secondo la causa intentata dal procuratore generale del Kentucky, era consapevole che gli strumenti pubblicizzati per limitare il tempo trascorso da bambini e ragazzi sul sito erano in gran parte inefficaci. Nonostante l’implementazione di limiti di tempo come la richiesta di un codice di accesso dopo 60 minuti di utilizzo, l’effetto è stato di una mera diminuzione di 1,5 minuti al giorno. Le funzioni dell’app che avrebbero avuto come obiettivo quello di limitare la dipendenza dal social, erano intese solamente come «un modo per guadagnare la fiducia del pubblico», con l’unico obiettivo finale di «contribuire al DAU [utenti attivi giornalieri] e alla fidelizzazione degli utenti».
La replica di TikTok: “Citazioni fuorvianti”
TikTok non ha mancato di replicare alle accuse, parlando di «citazioni fuorvianti» e «documenti obsoleti» utilizzati «per travisare il nostro impegno per la sicurezza della comunità». «Abbiamo solide misure di sicurezza – ha dichiarato un portavoce di TikTok alla CNN – che includono la rimozione proattiva di presunti utenti minorenni, e abbiamo lanciato volontariamente funzionalità di sicurezza come limiti predefiniti di tempo di utilizzo, associazione familiare e privacy di default per i minori di 16 anni. Sosteniamo questi sforzi».
La dipendenza dai device: un tema non rimandabile
La crescente dipendenza degli adolescenti dai dispositivi elettronici e dai social media solleva interrogativi significativi sulla salute mentale e sullo sviluppo sociale dei giovani. Fra costante scorrimento dei feed, sfide virali e notifiche incessanti di giorno e di notte, i ragazzi si trovano intrappolati in un ciclo di stimoli virtuali che rischia di estraniarli dalla realtà, renderli perenni spettatori incapaci di empatia. Le piattaforme digitali dovrebbero adottare misure responsabili per proteggere i loro utenti più vulnerabili da dipendenza e contenuti nocivi, ma è evidente come i giganti del web siano molto più attenti a numeri e visualizzazioni che al benessere degli utenti. Allo stesso tempo, i genitori dovrebbero svolgere un ruolo attivo, accompagnando i figli verso un uso consapevole della tecnologia senza considerare smartphone e tablet meri strumenti anti-noia ad uso e consumo dei piccoli.