I contagi da Covid durante questo inverno stanno interessando soprattutto i più piccoli, ma a preoccupare i pediatri e i medici in genere è la possibilità che si possano sovrapporre tre epidemie in concomitanza. Da qui il termine che è stato coniato: triplendemia. Si tratta dei contagi da virus Sars-Cov2, responsabile del Covid, di quello influenzale che causa l’influenza stagionale (l’australiana) e di quello sinciziale, che appunto colpisce soprattutto i bambini, in particolare molto piccoli. Ne abbiamo parlato con Marco Falcone, segretario della Simit, Società italiana di malattie infettive e tropicali.
Cos’è la triplendemia?
«Si tratta della possibile sovrapposizione di più infezioni causate da virus diversi. quello che causa il Covid, quello influenzale e quello respiratorio sinciziale – spiega Falcone – Gli ultimi due, quindi influenza e sinciziale, sono sempre circolati in passato, soprattutto nel periodo autunnale e invernale. La differenza rispetto al Covid è che il sars-Cov2, invece, è presente tutto l’anno: ormai non ha stagionalità. Il problema è che negli ultimi due anni indossavamo le mascherine che hanno frenato la circolazione sia dell’influenza che del virus respiratorio sinciziale, che ora possono “combinarsi” con il Covid».
«Da un punto di vista clinico ora non è prevedibile che impatto potrebbe avere la possibilità di infezioni combinate, da qui la preoccupazione», chiarisce l’infettivologo.
Chi è più a rischio di triplendemia?
«Sono i soggetti che si trovano alle estremità delle età: i neonati o comunque bambini molto piccoli fino ai 5 anni di vita, oppure gli anziani over 65 e over 70. A questi si aggiungono anche i soggetti fragili come gli oncologici e oncoematologici, e in generale gli immunodepressi per chemioterapia, che sono le persone più a rischio insieme ai grandi anziani», spiega l’esperto.
Quali sono i campanelli d’allarme?
Come si capisce se si è in presenza di un contagio da più virus? «Il segnale al quale occorre prestare maggiore attenzione è la febbre, se molto alta e persistente da più giorni, in particolare se in concomitanza con altri segnali generali come l’affanno, la fatica respiratoria e una compromissione dello stato generale delle condizioni di salute – spiega Falcone – Finché compaiono sintomi da normale infezione come mal di gola o tosse o dolori muscolari, ma senza affanno, non c’è bisogno di allarmarsi e si può attendere per capire l’evoluzione della malattia. Ma se dovesse aggiungersi il fiato corto, allora potrebbe essere sintomo di una polmonite e occorre rivolgersi al proprio medico».
Come si previene la triplendemia?
«La miglior prevenzione sarebbe il vaccino, ma ormai è tardi per chi non si fosse vaccinato contro l’influenza stagionale o il Covid con le dosi booster – spiega ancora il segretario della Simit – Se si è in presenza di una infezione Covid, comunque, oggi disponiamo di più farmaci e cure. Ad esempio, ci sono gli antivirali, che vanno presi nelle fasi iniziali della malattia in caso di sospetto di evoluzione più severa, come può accadere con i malati cardiologici o con sindromi respiratorie pregresse. Il medico di famiglia li può prescrivere tramite ricetta elettronica e il paziente li ritira in farmacia, seguendo la cura per 5 giorni», spiega Falcone.
Come si cura la triplendemia?
In passato ci sono stati problemi di disponibilità e tempistica, ma secondo l’esperto oggi si tratta di difficoltà superate: «Due delle molecole che costituiscono il principio attivo di altrettanti di questi farmaci antivirali sono disponibili solo presso le farmacie ospedaliere, quindi legate ai reparti di Malattie infettive, ma l’altra è ordinabile presso qualsiasi farmacia, anche nei paesini più piccoli d’Italia. Per esperienza, entro un massimo di 24 ore la si può acquistare ovunque, è solo sufficiente la ricetta del medico su registro informatizzato: il sistema di distribuzione funziona, è necessario solo un impegno proattivo da parte dei medici di base per seguire un minimo iter burocratico».
«Per influenza e virus sinciziale ci sono i farmaci tradizionalmente usati anche in passato per queste patologie, compresi gli antinfiammatori per ridurre i sintomi, valutando l’evoluzione del quadro e soprattutto possibili eventuali complicazioni da sovrapposizione dei virus», conclude l’esperto.