La pausa pranzo scandisce la giornata lavorativa dei dipendenti migliorando l’umore e aumentandone le prestazioni. Ma nonostante ciò buona parte dei lavoratori non riesce a godersi la meritata pausa. Non si tratta di mancanza di appetito, quanto piuttosto di giornate strapiene, costi sempre più alti e sensi di colpa per l’ora “persa”. È quanto si evince dal Lunch Report 2024 pubblicato dalla piattaforma online ezCater.

Pausa pranzo, i numeri

Intervistando circa 5mila dipendenti di dieci grandi città degli Stati Uniti, il Lunch Report ha messo in evidenza come quasi la metà di loro (49%) ammette di saltare il pranzo almeno una volta alla settimana. Un terzo lo salta ancora più spesso, almeno due volte alla settimana.

Numeri altissimi, se si considera che più della metà (51%) dei lavoratori ha dichiarato di sentirsi più felice dopo una pausa pranzo e soprattutto in considerazione del ruolo fondamentale che il pranzo gioca nel benessere e nella produttività dei dipendenti (il 98% afferma che la pausa pranzo migliora le proprie prestazioni).

Perché si salta la pausa pranzo: il sondaggio

Il tempo a disposizione, tanto per cominciare. Il 23% dei lavoratori intervistati afferma di temere di non avere abbastanza tempo per svolgere tutto il proprio lavoro se si prende una pausa a mezzogiorno. Scadenze imminenti, caselle di posta piene e altre responsabilità tengono i dipendenti incollati alle loro scrivanie. Ma ci sono anche programmi fitti di impegni: per il 19% dei dipendenti, prendersi una pausa pranzo non è possibile a causa di continue riunioni in presenza e virtuali.

La Gen Z e i “morsi della fame”

Osservando attentamente i dati, emerge una curiosa tendenza: sono i più giovani a sentire maggiormente i “morsi della fame“. Per il 47% dei dipendenti della Gen Z saltare il pranzo almeno due volte a settimana è diventata routine. Sono più dei Millennials (38%), della Gen X (27%) e dei Baby Boomers (19%).

Secondo il Lunch Report, più di ogni altra generazione quella Z si sente in colpa quando si prende una pausa dal lavoro. Forse i suoi rappresentanti temono che i colleghi li etichettino come “pigri” per essersi allontanati dalle loro scrivanie. O forse sentono di dover dimostrare la loro etica del lavoro ai responsabili.

Pausa pranzo in una mensa aziendale

Caro vita, cambiano le abitudini anche in pausa pranzo

Altro fattore che sta influenzando i lavoratori di tutte le generazioni è l’inflazione. Con l’aumento dei costi del cibo, il 78% ha ammesso di aver cambiato le proprie abitudini del pranzo al lavoro. Per molti, ciò significa scegliere opzioni di pranzo più economiche.

Che fare per risolvere la “crisi del pranzo”?

Nonostante tutti questi cambiamenti, una cosa è certa: il pranzo resta un momento fondamentale nella giornata di un lavoratore. I dipendenti si sentono felici, meno stressati e più energici dopo aver gustato un pasto soddisfacente. Per questo motivo il Lunch Report 2024 lancia l’idea del pranzo gratuito, una formula che non solo farebbe felici i lavoratori, ma dalla quale anche i datori di lavoro trarrebbero vantaggi in termini di profitti.

Parlano i dati: il 58% dei dipendenti ibridi afferma che lavorerebbe almeno tre giorni in sede se gli venisse offerto il pranzo, mentre quasi la metà dei lavoratori (49%) ritiene che fare la pausa pranzo dia loro maggiore lucidità mentale, aiutandola a sentirsi meno stressata. Numeri che tracciano la strada: incoraggiare abitudini di lavoro più sane (e più felici) per il bene dei dipendenti e quindi dei profitti aziendali.