Il 2 ottobre, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che lui e la moglie Melania avevano contratto il Covid-19, la malattia causata dal coronavirus. Il prossimo 3 novembre ci saranno le elezioni, dove Trump è sfidato dal candidato democratico Joe Biden, e molti analisti credono che la notizia della sua positività potrebbe non far bene alla sua campagna elettorale, considerando come la sua gestione della crisi provocata dalla pandemia. A contagiarlo sarebbe stata la consigliera Hope Hicks, risultata positiva il giorno precedente, che avrebbe viaggiato con la coppia presidenziale e lo staff senza le opportune precauzioni di distanziamento. Trump è solo l’ultimo dei tanti leader che sono risultati positivi al virus, il che di per sé non è certo una colpa (tutti i politici, anche dell’opposizione, e i leader internazionali gli hanno augurato una pronta guarigione).
Trump e le polemiche sulla gestione del virus
Nel suo caso, però, fa discutere l’atteggiamento tenuto dal presidente di fronte alla minaccia del virus. Per un lungo periodo si è rifiutato infatti di indossare la mascherina in pubblico, ha detto più volte agli americani di «non preoccuparsi del virus» e solo pochi giorni dopo averlo contratto, è ritornato a farsi vedere in pubblico sfilandosi platealmente la mascherina, un atteggiamento che in molti hanno criticato per il messaggio che mandava. Oggi gli Stati Uniti sono il Paese nel mondo con più casi confermati di coronarivus, con 7,53 milioni di contagi e 211.000 decessi al 7 ottobre, numeri che hanno infiammato la campagna elettorale per le elezioni presidenziali e messo sotto accusa la risposta dell’amministrazione Trump alla pandemia, giudicata insufficiente e caotica.
Come Bolsonaro e Johnson, Trump ha cercato di minimizzare la pericolosità del virus
Prima di lui avevano tenuto un atteggiamento simile il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, che lo scorso 7 luglio aveva annunciato di aver contratto il Covid-19 in diretta televisiva. Prima di quel momento, Bolsonaro aveva continuamente minimizzato la letalità del coronavirus e anche preso in giro le preoccupazioni legittime dei suoi concittadini. Il Brasile è oggi il terzo Paese al mondo per numero di contagi, quasi 5 milioni, e conta al 7 ottobre 147.000 vittime. Bolsonaro aveva anche dichiarato di non essere preoccupato di ammalarsi, visto che poteva contare sul suo “background da atleta” che lo avrebbe mantenuto in salute, e quando ha annunciato di essere positivo si è sfilato la mascherina dicendo: «Guardatemi in faccia. Sto bene, davvero bene, grazie a Dio».
Meno roboante l’atteggiamento del primo ministro britannico Boris Johnson, uno dei primi leader nel mondo a risultare positivo, lo scorso 27 marzo. Le sue condizioni si sono subito aggravate, al punto che è stato ricoverato in terapia intensiva, e quando è guarito ha girato un video per ringraziare personalmente gli specialisti dell’NHS, il servizio sanitario pubblico, per la professionalità dimostrata durante la sua degenza. Anche Johnson è stato accusato dall’opinione pubblica di aver sottovalutato inizialmente la minaccia della pandemia, prima con la controversa decisione di optare per l’immunità di gregge, quindi con i ritardi nell’attuare le misure di contenimento e tracciamento dei contagi.
Recentemente, aveva dichiarato che i contagi più bassi in Germania e Italia rispetto al Regno Unito fossero dovuti al fatto che «i britannici sono amanti della libertà ed è difficile costringerli a seguire le regole», una frase che non è piaciuta a molti, che ci hanno visto un implicito riferimento all’esperienza dei due Paesi con il nazismo e il fascismo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli ha risposto con la consueta lucidità, ricordandogli che «anche gli italiani amano la libertà, ma anche la serietà».