Del tumore all’ovaio si sa poco e si parla poco. Eppure, rappresenta la quinta causa di morte per cancro nelle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni in Italia. Gli ultimi dati disponibili risalgono al 2018 (dati Aiom) quando sono state 5.200 le donne che si sono ammalate. Numeri molti piccoli rispetto a quelli a cui siamo più abituati sul tumore al seno: una donna su 82 contro una su 8. Ma la matematica non guida né pregiudica l’attenzione della ricerca che, anzi, proprio per le caratteristiche di questo tumore e per la sua complessità, sta concentrando sforzi e interesse soprattutto in Italia, dove le donne sono particolarmente a rischio.
Ci aiuta a capire di più il dottor Antonio Pellegrino, primario dell’Unità operativa complessa di Ostetricia e ginecologia presso l’ospedale A. Manzoni di Lecco, un’eccellenza nella cura dei tumori ginecologici. «Il problema è che, rispetto per esempio al tumore al seno, nell’80 per cento dei casi la malattia viene diagnosticata in fase già avanzata. E le donne italiane, per età anagrafica elevata e basso numero di figli, sono particolarmente a rischio. Con l’avanzare degli anni, infatti, il tessuto ovarico accumula una serie di alterazioni del dna che aumentano la possibilità di ammalarsi. Possibilità che raddoppia in chi non ha avuto figli».
I fattori di rischio e il test genetico
Il tumore all’ovaio è una malattia complessa, di cui non si conoscono ancora a fondo le cause. Sono noti invece i principali fattori di rischio, cioè quelle situazioni che aumentano la probabilità di contrarlo. «La familiarità e l’ereditarietà genetica hanno una rilevanza particolare. Una storia familiare di malattia, cioè la presenza all’interno della stessa famiglia di uno o più casi di tumore del seno o dell’ovaio, aumenta il rischio di contrarre un carcinoma ovarico. Recenti studi hanno anche rilevato che il 15-25% dei tumori ovarici sono di origine genetico-ereditaria, cioè sono causati dalla mutazione di due geni che si trasmettono di generazione in generazione: il gene BRCA1 e il gene BRCA2. I test genetici quindi andrebbero implementati e soprattutto si dovrebbero uniformare le modalità di accesso sul territorio nazionale».
I sintomi
Ma cosa serve sapere se si ha una familiarità o una predisposizione genetica ereditaria al tumore ovarico? «È molto importante sia a livello di prevenzione, perché permette alle donne sane di scegliere come ridurre il proprio maggior rischio, sia a livello di cura perché permette alle donne già colpite da tumore ovarico di adottare terapie farmacologiche più mirate» prosegue il dottor Pellegrino. «Il fatto è che la malattia è molto spesso asintomatica, oppure con sintomi difficili da interpretare: gonfiore addominale, senso di sazietà, inappetenza, stimolo frequente a urinare sono tutti fastidi che dovrebbero accendere un campanello d’allarme. Se questi sintomi sono nuovi e compaiono costantemente ogni giorno per più di 12-15 giorni al mese e per più due o tre mesi consecutivi, allora posso rappresentare un primo segnale della malattia».
I nuovi farmaci
Il test genetico è ancora più importante proprio perché, oltre alla difficoltà di capire i sintomi, non esistono esami di prevenzione: «L’ecografia addominale può aiutare perché riesce a evidenziare lesioni ovariche ma, in assenza di sintomi, non si è rivelata efficace. E poi questa forma di tumore cresce velocemente, quindi anche un’ecografia fatta per altri motivi per esempio due mesi prima, può rivelarsi inutile. Efficaci invece – oltre alla chirurgia e alla chemioterapia – sono i farmaci intelligenti, ovvero quelli a bersaglio molecolare, che sfruttano le mutazioni genetiche della cellula tumorale e agiscono su questa. Al momento i farmaci più promettenti, in fase di sviluppo, sono quelli in grado di stimolare il sistema immunitario e che si sono già dimostrati efficaci per altri tumori. Per questo è molto importate la sinergia tra medici e ricercatori, come quella che abbiamo creato con l’Istituto Mario Negri di Milano».
I centri d’eccellenza
Proprio per le sue caratteristiche, il tumore all’ovaio esige di essere curato nei centri di riferimento. «La chirurgia è ancora la pietra miliare dopo la diagnosi, ma lo sforzo chirurgico deve essere massimo. Bisogna asportare tutta la massa visibile a occhio nudo. Ciò significa che occorre affidarsi a centri che eseguono un elevato numero di interventi e quindi hanno diversi specialisti che collaborano all’intervento stesso: oltre al chirurgo generale è fondamentale l’urologo, il ginecologo, l’oncologo». Sul sito di Acto (Alleanza contro il tumore ovarico), l’associazione di riferimento in Italia, trovate la mappa dei centri migliori.
La giornata per parlarne
Per stimolare l’attenzione di tutti noi, la ricerca e le istituzioni sulla malattia, da nove anni l’8 maggio ricorre la Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico. Quest’anno 170 associazioni di pazienti di tutto il mondo la celebrano sul web dipingendo con tanti coriandoli virtuali un grande murales colorato. Per partecipare e dipingere il proprio coriandolo: World Ovarian Cancer Coalition.
Le iniziative in Italia
Acto Onlus, capofila della rete delle associazioni, organizza per l’8 maggio alle 15.30 una diretta Facebook per le pazienti, i familiari e il grande pubblico. Esperti, ricercatori e clinici spiegano l’importanza degli studi clinici, cosa sono, come si svolgono, quali sono i rischi e i benefici. Partecipare a uno studio è molto importante sia per se stesse, sia per le altre donne. Per questo tumore infatti non esiste prevenzione e la ricerca è una risorsa fondamentale: infatti negli ultimi due anni i decessi sono diminuiti del 3 per cento. Sarà possibile seguire il seminario collegandosi alla pagina Facebook di Acto
In Lombardia
A Lecco sabato 8 maggio alle 10.30 pazienti e medici si ritrovano all’Ospedale A. Manzoni per parlare di prevenzione e condividere esperienze di vita camminando nei boschi guidate dalla trainer Barbara Rachetti, per concludere con un pranzo al sacco. A Monza martedì 11 maggio dalle 8.30 alle 13.00, presso l’Ospedale San Gerardo di Monza, l’ambulatorio di Ginecologia Oncologica offre visite ginecologiche gratuite a esaurimento posti. Una iniziativa che si ripete da alcuni anni e riscuote un grande successo. Qui potete prenotarvi e entrambi gli appuntamenti.
In Piemonte
L’invito è per il 15 maggio ore 19.00 al Teatro Superga di Nichelino per assistere allo spettacolo musicale “Sweet Charity” con la compagnia Gypsy Musical Academy e la regia di Claudio Insegno. La serata è anche l’occasione per raccogliere fondi a favore del programma “Curare oltre le cure” di Acto Piemonte.
In Sicilia
Il 7 maggio alle 11.30 all’Ospedale Cannizzaro viene presentato in diretta Facebook alla comunità delle pazienti, dei familiari e dei sostenitori il video-progetto “Donna…oltre il cancro”, curato dall’oncologa Giusy Scandurra e dalla psico-oncologa Sonia La Spina.