Sono 36.000 i nuovi casi di tumore alla prostata diagnosticati ogni anno. Rappresentano le neoplasie più frequenti negli uomini in Italia. Le possibilità di guarigione sono al 90%, soprattutto con diagnosi precoce, ma la prevenzione gioca un ruolo molto importante e l’alimentazione può avere un’azione proprio di prevenzione. A confermarlo sono gli andrologi, che si sono riuniti in congresso di recente a Roma. Secondo gli esperti sono cinque, in particolare, gli alimenti che svolgono una maggior azione benefica contro il tumore alla prostata.
Quali sono i cibi anti-tumore alla prostata
Tra i cibi che secondo gli esperti hanno un “effetto antitumorale”, nel caso specifico della prostata, ci sono: tè verde, pomodori (soprattutto cotti), frutti rossi, uva e melograno. Secondo quanto emerso dal congresso della Sia, l’assunzione corretta di questi alimenti può aiutare ad affiancare terapie mediche, perché sono in grado di rallentare la progressione della malattia. Il motivo sta nell’alto contenuto di antiossidanti, che non solo aiutano a ridurre le infiammazioni in generale, ma bloccherebbero la progressione della malattia: «Ciò che accomuna gli alimenti indicati è l’alto contenuto di antiossidanti. L’ossidazione, infatti, è un processo tipico dell’infiammazione cronica, che può essere causata da stili di vita errati e da un’alimentazione ricca di grassi. La conseguenza è la liberazione di radicali liberi, che sono il vero “nemico” perché che vanno ad alterare il normale metabolismo del Dna, danneggiandolo. Da qui il maggior rischio di andare incontro a tumori» spiega l’andrologo e urologo Andrea Militello. «Per questo tutte le sostanze antiossidanti possono avere un ruolo protettivo, perché riducono l’attività dannosa dei radicali liberi. Per la prostata in particolare – prosegue l’esperto – io ritengo che le sostanze migliori sinoa proprio il licopene e la vitamina C».
Come agiscono i cibi antiossidanti
Gli esperti hanno analizzato gli studi condotti finora, sottolineando quali sono i benefici di alcune sostanze nel contrasto alla neoplasia, in particolare epigallocatechine, licopene, resveratrolo e pterostilbene, tutti contenuti in varia misura nei cibi “anti-tumorali”. Da una ricerca condotta su pazienti ad alto rischio di tumore alla prostata (con già lesioni precancerose) è emerso che il tè verde, che contiene epigallocatechine, riduce del 60% il rischio di malattia, ma può arrivare anche all’80% se si assumesse regolarmente per due anni consecutivi. Quanto al licopene contenuto nei pomodori contribuisce a ridurre del 12% il rischio di tutti i tipi di tumore della prostata e fino al 26% per quelli più aggressivi, come mostrato da una metanalisi, cioè la valutazione di 42 studi precedenti, che ha riguardato complessivamente 700mila persone. È importante osservare, però, che il pomodoro risulta più efficace se consumato cotto: «Le epigallocatechine hanno una tipica azione antiossidante e antireplicativa, così come il licopene, che nei pomodori cotti viene assorbito meglio dall’intestino. Nelle salse, inoltre, è anche più concentrato, cioè se ne trova di più che nei pomodori crudi, e da alcuni studi sembra anche che si assorba meglio con l’utilizzo di olio» spiega Militello. Infine l’uva, i frutti di bosco e il melograno sono accomunati dal fatto di contenere il resveratrolo (specie l’uva), dall’alto effetto antiossidante e con un’azione di freno alla progressione della malattia: «Insieme allo pterostilbene è un antinfiammatorio, antiossidante e in più migliora la vascolarizzazione della prostata» chiarisce l’andrologo.
I cibi da evitare per prevenire il tumore alla prostata
Se esistono cibi “pro”, ne esistono anche di “contro”, che sono sconsigliati: ad esempio, andrebbero evitati l’alcol i grassi saturi e persino quantità eccessive di derivati del latte, che potrebbero avere l’effetto di aumentare le infiammazioni: «Latte e derivati, specie se provenienti da animali di allevamento, possono contenere estrogeni o fitoestrogeni in maggior quantità, che sono stimolatori della crescita prostatica, dunque hanno un’azione ormonale che può influire negativamente. In più possono togliere regolarità all’azione della vitamina D, che a sua volta è legata a un ormone della crescita come l’IGF 1, considerato un fattori di rischio tumorale. Infine, l’indicazione a non eccedere nei consumi è dovuta al fatto che i derivati del latte possono essere responsabili di patologie infiammatorie croniche legate a problemi intestinali, che a loro volta possono ripercuotersi sulla salute della prostata» spiega l’esperto.
Servono anche gli integratori?
Può essere utile assumere integratori, che aumentino la presenza di alcune sostanze con effetto protettivo? Secondo quanto emerso da uno studio, pubblicato su European Urology, una certa quantità di alcuni nutrienti può ridurre la tossicità indotta dalla chemioterapia, in particolare la neutropenia, cioè la riduzione di uno dei gruppi di globuli bianchi, associata a un alto rischio di infezioni batteriche e virali. Se gli integratori possono avere un ruolo di supporto, però, non andrebbero mai assunti senza una indicazione da parte del medico: una quantità troppo bassa rischia di non essere efficace, mentre se troppo alta può avere effetti collaterali. No, quindi, al “fai-da-te”.