ll 19 novembre si celebra la Giornata mondiale dell’uomo, che rappresenta un’occasione per sensibilizzare nei confronti della prevenzione maschile. I dati, infatti, indicano un aumento dei tumori maschili, come quello ai testicoli, in particolare nei giovani. Secondo gli ultimi dati del Registro Tumori italiani si sta assistendo a una crescita continua di questa neoplasia, che nei giovani rappresenta la più diffusa tra quelle “solide”, cioè caratterizzate da una massa compatta di tessuto: costituisce il 12% dei casi di cancro maschile tra i 15 e i 49 anni, con 2.400 nuovi malati all’anno in Italia, ma a preoccupare è soprattutto l’incidenza tra i giovanissimi.
Nella sola provincia di Padova, una campagna di screening condotta dalla Fondazione Foresta Onlus insieme all’Amministrazione provinciale, ha permesso di individuare 11 casi di tumore al testicolo tra i ragazzi e uomini nella fascia 18-25 anni. Da qui l’allarme: «L’incidenza tra i giovani registra un +2,6% all’anno in Italia» ha spiegato Carlo Foresta, Ordinario di Endocrinologia all’Università di Padova e direttore dell’Uoc di Andrologia e Medicina della Riproduzione sempre a Padova.
#Movember, serve più prevenzione maschile
#Movember è la campagna lanciata in occasione del mese della prevenzione maschile, a cui ha aderito anche la Fondazione Foresta Onlus, che si occupa di problematiche di genere nella prevenzione delle patologie maschili, lanciando un’iniziativa dallo slogan provocatorio e ironico: “A novembre tiriamole fuori”. «Occorre maggiore sensibilizzazione su questi temi, perché bisogna far capire ai ragazzi l’importanza della prevenzione: quanto prima si interviene, tanto migliore sarà l’eventuale prognosi. Il primo passo in questa direzione è l’autopalpazione, che tutti i giovani dovrebbero fare all’incirca ogni mese, così come le ragazze lo fanno con il seno» spiega il professor Foresta. Ma perché crescono i tumori maschili nei giovani?
Perché crescono i tumori nei ragazzi
A pesare su una crescita di casi sono diversi fattori. Da un lato c’è un motivo culturale: «Il presupposto che l’uomo “forte” non deve ammalarsi mai fa sì che non vi sia prevenzione, ma neppure attenzione per malattie come l’obesità, il diabete, l’ipertensione, le patologie cardiovascolari, l’osteoporosi e appunto i tumori. Non a caso queste patologie sono più frequenti nel maschio» spiegano dalla Fondazione Foresta Onlus, che ricorda come questo incida anche su una minor aspettativa di vita maschile rispetto a quella femminile: in media oltre 5 anni. «I maschi non sono abituati a proteggersi dalle malattie, ma ai ragazzi dobbiamo spiegare che la prevenzione non costa nulla e non rappresenta una debolezza fisica» spiega l’esperto. Ma a spiegare la crescita di casi di tumori ai testicoli c’è anche un fattore ambientale.
Il legame tra inquinamento e tumori
«Molte forme di inquinamento sono direttamente responsabili di un aumento di casi e i dati scientifici ce lo dimostrano. Mi riferisco in particolare a pesticidi, derivati della plastica come ftalati, bisfenoli e soprattutto PFAS, che è dimostrato interferiscano con la funzione degli ormoni testicolari sia negli animali che nell’uomo. Questo porta ad alterazioni del sistema endocrino e riproduttivo con riduzione della fertilità e tumori testicolari – chiarisce Foresta – Gli orsi che vivono al Polo, dove c’è un’alta concentrazione di inquinanti, hanno meno testosterone e conseguenti alterazioni nella capacità di riproduzione. Non solo: nei Paesi industrializzati stiamo osservando negli uomini una minor produzione di spermatozoi, insieme a una serie di variazioni delle caratteristiche antropometriche. Per esempio, i nostri giovani hanno arti più lunghi in rapporto al tronco di quanto non accadesse nelle generazioni precedenti e questo è spiegato dall’azione degli androgeni, cioè gli ormoni testicolari: quando ce ne sono meno, cambia proprio il rapporto di lunghezza tra arti e tronco».
Allarme tumori maschili in Veneto
Un altro dato riferito dall’esperto riguarda un altro cambiamento nel corpo umano: «La distanza ano-genitale è determinata, già in fase embrionale, dalla presenza di androgeni: più ce ne sono, maggiore è questa distanza, tanto che nelle donne è inferiore. Ora, però, si sta riducendo anche negli uomini e questo, attribuibile all’alterazione ormonale, dimostra quanto le influenze ambientali siano importanti e pesino fin dalla fase di vita embrionale» aggiunge l’esperto. Gli effetti dell’inquinamento sono particolarmente evidenti in Veneto, dove l’incidenza dei tumori testicolari è anche maggiore negli «under 50 e supera addirittura i paesi scandinavi che ad oggi sono considerati i Paesi a più elevata incidenza di questo tumore» conferma l’esperto. Proprio gli Pfas sono considerati “nocivi” anche per le ragazze, per lo stesso effetto negativo sul sistema endocrino e per le possibili conseguenze in termini di riduzione della fertilità (come vi abbiamo raccontato qui). In particolare, la zona compresa tra Padova, Verona e Vicenza è considerata un “triangolo rosso” a causa della presenza di un industrie di produzione di Pfas, altamente inquinanti.
L’andrologo deve diventare come il ginecologo
Se la tempestività è fondamentale, secondo gli esperti occorre che la prevenzione inizi presto: «Come le ragazze si rivolgono al ginecologo fin dalla comparsa del ciclo mestruale, così suggerisco che i ragazzi si sottopongano a una prima visita andrologica e analisi del liquido seminale almeno a 18 anni, altrimenti ci ritroviamo uomini di 40 che scoprono eventuali alterazioni o problemi. Oggi è possibile intervenire con tante soluzioni differenti nel trattare infezioni o nel prevenire tumori. Nel caso in cui non ci fossero problemi, invece, è importante che i giovani sappiano che la loro salute è nelle loro stesse mani e passa per un corretto stile di vita, che può essere compromesso da obesità, abuso di alcol, droghe o malattie sessualmente trasmesse» dice Foresta.
Le altre iniziative: dallo IEO al “Bollino azzurro” per gli ospedali
In occasione del #Movember sono anche altre le iniziative messe in campo. Lo IEO, l’Istituto europeo di oncologia, ha avviato lo studio Microstyle, rivolto agli uomini che dovranno essere sottoposti alla radioterapia per il tumore alla prostata. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita dei pazienti, controllando gli effetti collaterali della radioterapia. La Fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere), invece, ha lanciato il riconoscimento del “Bollino Azzurro” per gli ospedali – equivalente di quello “Rosa” per donne – che garantiscono un approccio multi-professionale e interdisciplinare nell’ambito dei percorsi diagnostici e terapeutici dedicati ai pazienti con tumore alla prostata, che riguarda circa 564mila uomini in Italia, con circa 37mila nuove diagnosi all’anno. Ma solo 3 su 10 si sentono sufficientemente informati sul tema e anche in questo caso occorrerebbero più informazione, più prevenzione e diagnosi precoce e maggiori visite di controllo.