Per i dipendenti pubblici al momento vige l’obbligo di lavorare in presenza. Sono quasi 700.000 i lavoratori del pubblico impiego rientrati in presenza dal 15 ottobre. «L’esperienza non sarà abbandonata, ma deve essere regolamentata» spiega Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil. In vista del rinnovo dei contratti, il ministero della Funzione Pubblica ha già sottoposto ai sindacati le nuove linee guida sul lavoro agile.

Le linee guida per il lavoro agile nel pubblico impiego

I punti principali? Il tempo di disconnessione di almeno 11 ore tra una giornata e l’altra per i dipendenti, l’obbligo di alternare i giorni in smart working a quelli in ufficio e di garantire al lavoratore una dotazione tecnologica adeguata.

Chi segue cure salvavita può lavorare da casa o assentarsi senza prendere ferie

Però per chi si trova in una situazione di fragilità, per esempio le cure di chemioterapia, le cose vanno diversamente. La legge di conversione del cosiddetto Decreto green pass ha prolungato al 31 dicembre la possibilità per i lavoratori fragili di accedere al lavoro agile oppure di usufruire di un’assenza giustificata dal lavoro che non viene conteggiata nel calcolo complessivo dei giorni di malattia. Vale per i disabili gravi, per i malati oncologici e per chi si sta sottoponendo a terapie salvavita. L’importante, quindi, è che l’ufficio medico-legale della Asl rilasci una certificazione che indichi la condizione di rischio.

A chi chiedere aiuto Per qualsiasi chiarimento si può fare riferimento agli esperti dello Sportello legale dell’Osservatorio malattie rare.

Smart working e green pass

Il lavoratore non può chiedere lo smart working per aggirare l’obbligo di green pass in ufficio e nemmeno il datore di lavoro può decidere di far lavorare da remoto chi è senza certificazione. Lo ha spiegato il Governo nei chiarimenti sul tema green pass.