Dal 26 al 30 aprile è la Settimana mondiale dell’immunizzazione e consiste in un’intera settimana a disposizione di mamme e papà che avessero dubbi, in particolare sui vaccini. È l’iniziativa, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che durerà fino a venerdì 30. In Italia hanno aderito la Società Italiana di Pediatria (SIP) e la Società Italiana di Neonatologia (SIN), che hanno messo a disposizione i propri esperti per rispondere ai genitori.
Quando e come gli esperti sono a disposizione
Durante tutta la settimana mondiale dell’immunizzazione, gli esperti SIP e SIN rispondono al telefono per un’ora al giorno (dalle 12 alle 13) per chiarire dubbi, perplessità o per fornire informazioni ai genitori. Giovedì 29 aprile, inoltre, è in programma una diretta Facebook sulla pagina della Società italiana di Pediatria, e fin da questi giorni è possibile inviare i propri quesiti a questo indirizzo mail: [email protected]. Gli esperti risponderanno alle ore 12.
I medici al telefono: chi chiamare e quando
Ecco a chi rivolgersi, come e quando:
Lunedi 26 aprile risponderà Elena Bozzola, Segretario Nazionale SIP, al numero 0668592284;
Martedì 27 aprile risponderà Giovanni Vitali Rosati, Past Presidente Sezione Regione Toscana SIP, al numero 393043958;
Mercoledì 28 aprile risponderà Annamaria Maisto, Unità Operativa Materno-infantile ASL Napoli 1 centro al numero 0812548325
Venerdì 30 aprile risponderà Massimo Agosti, Presidente della Commissione Allattamento e Banca Latte SIN, al numero 0332299423.
Altre informazioni su Internet
Sempre con l’obiettivo di promuovere la cultura vaccinale SIP e SIN mettono a disposizione delle famiglie sui propri siti web l’opuscolo, patrocinato dal Ministero della Salute, “Non è mai troppo presto” dedicato alle vaccinazioni nell’età evolutiva. La versione cartacea sarà a breve distribuita nei punti nascita e nei centri vaccinali del Paese, mentre quella digitale (scaricabile dal sito SIP al link https://bit.ly/2Qin3ul) sarà disponibile nei prossimi giorni anche in 6 lingue (arabo, cinese, filippino, russo, inglese e spagnolo) per agevolare le famiglie dei bambini stranieri in Italia.
I ritardi vaccinali dei bambini a causa del Covid
Lo slogan, Vaccines bring us closer, “I vaccini ci avvicinano”, è quanto mai attuale, dal momento che stiamo vivendo una campagna vaccinale importante contro il Covid, ma anche tenendo presente che proprio la pandemia ha portato a una diminuzione delle vaccinazioni nei bambini. Un paradosso che si spiega col fatto che ci sono state restrizioni ai movimenti, ma anche più timori nel recarsi in ospedali e ambulatori. «Stiamo scontando alcuni ritardi, e dunque un calo nelle coperture vaccinali, dovuto a molti fattori: un’iniziale impreparazione nella gestione dell’emergenza Covid, che ha riguardato anche i centri vaccinali; la necessità di distanziamento e dunque di limitare gli accessi nelle sale d’attesa, ma anche il dirottamento di alcuni operatori sanitari in centri destinati alle cure per Covid. Il rallentamento nelle somministrazioni delle vaccinazioni classiche si registra non solo in Italia e in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Paesi in via di sviluppo, come l’Africa. In particolare in Guinea sappiamo che si è scesi sotto il 50/40% delle coperture. È un momento difficile, ma è importante ricordare che le vaccinazioni servono a evitare che, una volta terminata la pandemia, possano verificarsi epidemie dovute a malattie prevenibili proprio con i vaccini» spiega Rocco Russo, responsabile del tavolo vaccinazioni della SIP.
I “richiami” degli adolescenti sono stati dimenticati
L’obiettivo della campagna è dunque aumentare la copertura vaccinale. Negli ultimi 30 anni, secondo i dati dell’OMS, le morti infantili sono diminuite di oltre il 50%, grazie in gran parte ai vaccini. Ora il Covid non deve far abbassare la guardia: «Dopo una prima fase, stiamo tornando lentamente ai ritmi di vaccinazione iniziali, dando però priorità alle prime dosi rispetto ai richiami, quindi ai neonati. A risentirne, quindi, sono soprattutto i preadolescenti e adolescenti, per esempio con i vaccini contro l’HPV, che si fa a 11 anni, o il richiamo per difto-tetano-pertosse o contro la meningite, che sono stati sacrificati, ma sono molto importanti – spiega Russo – L’aspetto positivo è che le norme anti-Covid, come distanziamento, mascherina e igienizzazione, sono servite contro l’influenza, i cui casi si sono pressoché azzerati».
I genitori non vanno negli ambulatori per timore del Covid
Un video, appositamente realizzato in occasione della Settimana Mondiale dell’Immunizzazione, ha lo scopo di promuovere le vaccinazioni e ha come slogan e hashtag #IOMIVACCINO (https://bit.ly/32K07X6). Lo scopo è quello di spiegare efficacia e sicurezza dei vaccini tramite la testimonianza di medici esperti, che lavorano su tutto il territorio nazionale, e che si affiancano agli sportelli telefonici messi a disposizione in questi giorni. Lo stesso dottor Russo è stato tra i primi a rispondere alle telefonate dei genitori: «Le domande più frequenti riguardano la sicurezza nell’accesso alle strutture vaccinali, perché molti genitori hanno paura di contagiare i figli. I rischi, però, non ci sono perché ormai le pratiche adottate dagli operatori sono consolidate. Un altro dubbio ricorrente riguarda invece l’opportunità di sottoporre a vaccinazioni di figli che abbiano avuto il Covid: va chiarito non ci sono controindicazioni, chi ha avuto l’infezione da Sars-Cov2 può tranquillamente ricevere i vaccini tradizionali» spiega il pediatra.
A quando il vaccino anti-Covid per bambini?
Infine ci si chiede quando arriverà un vaccino anti-Covid per i bambini: «Al momento non lo sappiamo, anche se sono in corso i test. L’opportunità di somministrare i sieri già autorizzati per gli adulti, comunque, non riguarda la sicurezza, ma l’eventuale efficacia. Non a caso sia negli Usa che nel Regno Unito è stato autorizzato l’uso anche nelle fasce 12-16 anni in caso di soggetti fragili, in nome del maggior beneficio rispetto al rischio di complicanze date dal Covid – spiega l’esperto – D’altra parte il sistema immunitario di un bambino di 10/11 anni non è molto diverso da quello di un sedicenne. Diverso è il discorso per i lattanti, che infatti sono tenuti fuori dalle sperimentazioni. Per quanto riguarda il feto, invece, dopo un iniziale atteggiamento di prudenza per le donne in gravidanza si è visto che quelle che si sono sottoposte volontariamente al vaccino hanno trasmesso la copertura anche al bambino in grembo».