Le proteste dei tassisti francesi a Parigi, degenerate in guerriglia urbana, anche in Italia hanno riportato l’attenzione su Uber e sulla sharing economy declinata nel settore trasporti e viabilità. Nel nostro Paese è operativo UberBlack, simile al tradizionale noleggio di auto con conducente. La magistratura civile ha invece sospeso UberPop, il sistema che attraverso un’App mette in contatto diretto i cittadini alla ricerca di un passaggio e gli autisti privati pronti a raggiungerli e a portarli alle destinazioni richieste, con macchine personali. C’è chi è favorevole al ripristino del servizio. E c’è chi, invece, si oppone a un eventuale via libera futuro.
Chi è a favore di Uber
Ivano Giacomelli, segretario nazionale dell’associazione di utenti Codici, non ha dubbi. “Siamo a favore – ripete – di una moltiplicazione dell’offerta di servizi, anche nel settore mobilità e trasporti. UberPop è un servizio in più, deve tornare a stare sul mercato italiano”. Il perché, incalza, “è evidente: l’allargamento delle opzioni disponibili porterebbe a un miglioramento dei servizi in campo e all’abbassamento dei prezzi, grazie alla concorrenza”. E lavorerebbero tutti, tassisti storici e autisti estemporanei.
“Il sistema attuale – dice ancora Giacomelli – non è in grado di intercettare tutta la potenziale domanda. La nostra impressione, basata su quello che le nostre antenne captano, è che i cittadini gradirebbero molto il ritorno di UberPop e lo utilizzerebbero per più motivi: per risparmiare, per ragioni di comodità, perché rappresenterebbe un’alternativa interessante”. Certo, ammette il rappresentante degli utenti, “andrebbero poi tracciate le regole del servizio offerto da privati, prevenendo così controlli e sanzioni”. I tassisti, a suo parere, invece remano contro “perché difendono solo gli interessi della categoria e vogliono mantenere lo status quo, cosa che a noi e alla gente non piace”.
Chi è contrario a Uber
Per i tassisti ostili a Uber, in entrambe le versioni, parla il sindacalista Giovanni Maggiolo, presidente di Unica della Lombardia, la sigla del comparto tassisti della Filt Cgil: “Non siamo il passato contro il futuro. Anzi. Ci siamo modernizzati, siamo attenti e ricettivi. Quasi tutti i taxi (a Milano parliamo di almeno il 90 per cento delle macchine pubbliche) sono dotati di strumenti e dispositivi al passo con i tempi e con le innovazioni tecnologiche. Si può pagare in contanti, con la carta di credito e gli smartphone, con i buoni, gli abbonamenti. I nostri autisti – esemplifica – hanno anche accettato MyTaxi, che non è un’App creata dalla nostra categoria, ma da un soggetto privato, Daimler-Mercedes”.
Secondo Maggiolo, “le differenze tra taxi tradizionali e autisti UberPop ci sono e al confronto perdono loro – gli autisti Uber ora fermi – e su tutta la linea. Non hanno un tariffario fisso, stabilito dai comuni. Propongono prezzi apparentemente convenienti però, in condizioni particolari, ad esempio di notte o quando nevica, i costi dei passaggi lievitano a dismisura. Lo si è visto all’estero. Negli Usa ci sono stati casi di tariffe moltiplicate di 6, 7, 9 volte. Non solo. Noi abbiamo il tassametro, loro non dispongono di uno strumento tarato per quantificare i costi delle corse in base a parametri oggettivi. Le macchine private non sono sottoposte a revisione annuale, come le nostre. I tassisti non possono bere nemmeno un caffè corretto, perché devono rispettare lo zero assoluto di tasso alcolico. I privati hanno un limite più alto. Anche la copertura assicurativa è diversa, inferiore. Noi siamo un servizio pubblico, capillare, dovuto. Loro, se il servizio sarà sbloccato e riammesso, lavoreranno solo dove sarà più conveniente e redditizio. Esageriamo? Non credo. UberFrance è stata appena condannata a pagare 1,2 milioni di euro all’Union nationale des taxi”.
Come funziona UberBlack
Secondo UberItalia “UberBlack funziona e bene. Le regole da rispettare sono stringenti, come e più che per i taxi e le tradizionali auto a noleggio con conducente. Il servizio è sicuro e garantito. Il preventivo per una corsa viene fatto con l’App, on line, in qualsiasi momento. Sempre grazie all’App si viaggia sicuri. Con un pulsante dell’applicazione la persona trasportata può mettersi in contatto con un amico o un parente e consentirgli di seguire online il percorso che sta facendo. Il cliente, poi, alla fine del viaggio deve sempre dare una valutazione del conducente, in una scala da 1 a 5. Se il voto è sotto il 4, l’autista viene richiamato. Se il gradimento resta basso, rischia l’espulsione”.
Questione di sharing economy?
“Se la intendiamo come economia condivisa, Uber non lo è” osserva ancora Maggiolo. Gli autisti lavorano per guadagnare, sfuggendo al fisco. Altro discorso è quello di BlaBlaCar, da noi valutato positivamente. Il privato che offre passaggi da una città all’altra non lo fa per professione o per lucrare. Condivide le spese”.