Ogni settimana pubblichiamo le risposte di Chiara Gamberale alle domande delle lettrici, sia online che sulla carta. Per scriverle, manda una mail a lapostadelcuore@mondadori.it
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Cara Chiara,
sono Elena, 57 anni, mamma di S., una 18enne bella come un fiore selvatico e altrettanto selvatica nel carattere e nell’animo. 4 anni fa io e S. ci siamo viste rubare, da una malattia lenta e crudele, un papà e un marito presente e premuroso. Anni difficilissimi, poi un grande vuoto. Tuttavia, mi sono rimboccata le maniche e ho accompagnato S. come meglio ho potuto, facendole da padre e da madre, affrontando le difficoltà e le bufere di un’adolescenza già impegnativa di suo. In tutto questo, mi sono dimenticata di esistere. Poi, ho incontrato un uomo a cui mi sono affezionata e che, pur concedendomi poche briciole della sua vita complicata, mi ha dato l’illusione di poter avere ancora qualcuno da amare e da cui, magari, essere amata. Io di questo uomo sono innamorata, lui mi è affezionato. Il nostro rapporto non equilibrato mi crea inquietudine e sofferenza. Viviamo lontani, ci vediamo poco, io sempre con il telefono in mano, in attesa. Tanto coraggiosa nell’affrontare una tragedia, quanto fragile e vulnerabile nel rapporto affettivo. Come si può accettare di vivere di briciole, per paura della solitudine? Dove è finita la forza che ho dimostrato di possedere anni fa? Chiara, durante la presentazione de L’isola dell’abbandono mi hai scritto una dedica: Elena, fuori dal labirinto! Ogni tanto apro il libro, e mi soffermo sulle tue parole.
Elena
Mia cara Elena,
che fatica orientarsi in quel labirinto e uscirne sani e salvi… La tua fragilità arriva da quegli anni neri che ti hanno costretta a stare in guardia, sempre pronta, per tua figlia. Si diventa fragili quando si toglie l’armatura, quando si resta scoperti, esposti. Una persona di cui mi fido mi ha insegnato a chiamare amori briciola quelli che ci fanno l’elemosina del loro tempo, e che noi ci facciamo bastare perché li pensiamo indispensabili. Ma non sono indispensabili, sono tossici. Tu sai che cosa vuol dire avere davvero qualcuno accanto, e sai anche che solo chi c’è stato davvero ci può mancare. Dunque, Elena, metti via quel telefono, e continua a camminare, a cercare l’uscita. Sarà lei, a un certo punto, a venirti incontro. Perché se c’è una cosa, una soltanto che ho capito dell’amore è che non ci dà quello che meritiamo. Ci dà quello che siamo convinti di meritare.
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Disegno di Elisa Macellari