L’atteso decreto ponte sulle unioni civili, necessario per dare concretezza formale alla legge Cirinnà, è stato firmato. Per il via ai “matrimoni gay” , come qualcuno continua a chiamare il nuovo istituto dell’ordinamento italiano, è questione di giorni, pochi giorni. “Credo che si partirà a breve, all’inizio di agosto”, prevede Renzo Calvigioni, super esperto dell’Anusca, l’associazione nazionale che riunisce gli ufficiali di stato civile e anagrafe.
Una volta uscito il provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale, attese 24 ore per l’entrata in vigore, bisognerà aspettare che il ministero dell’Interno metta a punto il testo standard delle formule da scrivere nei registri comunali. “Il Viminale ha cinque giorni di tempo a partire dalla pubblicazione delle disposizioni provvisorie – spiega sempre Calvigioni – ma potrebbero bastarne meno. C’è la volontà politica di fare il più in fretta possibile”.
Intano i comuni si doteranno di nuovi “libroni” su cui annotare tutti i dati richiesti, volumi stampati ad hoc dalle tipografie di riferimento e vidimati dalle prefetture. Successivamente, entro il 5 dicembre, dovrebbero arrivare i decreti attuativi di competenza del ministero di Giustizia e si chiariranno meglio tutti gli aspetti.
Liste d’attesa
Per portarsi avanti, e predisporre il calendario dei primi appuntamenti, alcuni Comuni stanno raccogliendo le prenotazioni per le “celebrazioni”. A Milano, ad esempio, è possibile mettersi in lista d’attesa chiamando la Casa dei diritti (02.88441641). Nel primo giorno del servizio, con un boom di telefonate, si sono fatte avanti 79 coppie.
A Bologna, dove c’è la stessa opportunità, è stato comunicato che, poi, la precedenza verrà data alle persone che si trovano “in stato di necessità, quelle per le quali ogni giorno guadagnato è importante”. È il caso, ad esempio, di chi è gravemente ammalato. In due paesi dell’Emilia Romagna hanno giocato d’anticipo: a Lugo di Romagna una unione civile è stata sancita subito dopo l’approvazione della legge Cirinnà, a Castel San Pietro il nuovo rito è andato in scena appena è uscito il decreto ponte e in attesa di poter dar corso a tutti i passaggi formali previsti.
Chi celebrerà le unioni?
Due cittadini maggiorenni dello stesso sesso – è il fulcro della legge Cirinnà – possono costituire un’unione civile mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile ed alla presenza di due testimoni. Ma chi fisicamente si troveranno davanti il giorno del sì? Potranno scegliere un amico come celebrante, così come succede per i matrimoni?
“Per legge – risponde Calvigioni – la competenza per le unioni è degli sindaco e degli ufficiali di stato civile, cioè di funzionari. Le singole amministrazioni potrebbero decidere in senso estensivo, come già succede per le nozze classiche, delegando il compito ai vice sindaci e ai consiglieri comunali. Il decreto non parla della possibilità di affidare a un amico o a un conoscente la costituzione dell’unione. Ci sono dubbi e perplessità, è tutta da vedere”
Dove sarà possibile dire sì?
Città grandi e piccole hanno già fatto sapere che metteranno a disposizione dei partner tutte le sedi in cui vengono normalmente celebrate le nozze civili. A Bologna la location sarà in Sala Rossa, lo spazio nobile della sede storica del municipio, Palazzo d’Accursio. A Verona il sindaco leghista Flavio Tosi offre alle coppie omo il balcone di Romeo e Giulietta, a Viareggio il sì potrà essere pronunciato anche in spiaggia. A Brescia, comune guidato dal centro sinistra, tira ben altra aria. Le sale utilizzate normalmente per i matrimoni civili non si potranno usare per le unioni civili. L’assessore ai servizi demografici e responsabile dell’ufficio matrimoni, Federico Manzoni, prima dell’uscita del decreto ponte ha annunciato che le sale riservate ai matrimoni classici non saranno destinate anche alle unione civili: “Rispetteremo la legge senza fare nulla di più di quanto prevede: non è una celebrazione ma una semplice dichiarazione e, stando al testo attuale, non sono previsti riti né fasce”.
Una festa o un atto burocratico?
Ogni Comune deciderà per sé. Le unione civili, anche a parere del super esperto dell’Anusca “potrebbero essere dichiarate e registrate in una ordinaria stanza di un Municipio, adempiendo alle formalità previste. Il decreto ponte non prevede la celebrazione di una cerimonia, ma nemmeno la vieta”. E lo scambio degli anelli? “Non è previsto – risponde sempre Calvigioni – neppure per il matrimonio civile. Poi, è vero, quasi ovunque si fa in modo che le nozze non siano solo un atto burocratico, un evento asettico”.
Quali sono i passaggi obbligati?
Le due persone interessate, ricapitola didascalicamente Renzo Calvigioni. “devono fare congiuntamente richiesta all’ufficiale dello stato civile del comune di loro scelta. L’ufficiale redige il verbale dell’istanza e lo sottoscrive insieme alle parti, invitandole a comparire in una data successiva, scelta dalla coppia, per la “dichiarazione costitutiva dell’unione”. Entro 15 giorni dalla presentazione della richiesta, l’ufficiale fa le necessarie verifiche . Nel giorno stabilito, la coppia insieme ai testimoni si reca davanti all’ufficiale per rendere “personalmente e congiuntamente” la dichiarazione di voler costituire un’unione civile. A questo punto l’ufficiale redige il verbale che viene sottoscritto dalla coppia e dai testimoni. Gli atti vengono poi trascritti nel registro provvisorio delle unioni civii e anche nell’atto di nascita di ciascuno dei contraenti. Le pubblicazioni non sono previste
La scelta del cognome
I partner uniti civilmente potranno stabilire un cognome comune, scegliendolo tra i loro. Il partner può anteporre o posporre al cognome comune il proprio cognome, se diverso, facendone dichiarazione all’ufficiale di stato civile. Il regime patrimoniale previsto, salvo diversa scelta, è la comunione dei beni. A differenza del matrimonio, non è prevista la separazione. Il procedimento di scioglimento si svolge di fronte all’ufficiale di stato civile, Se un partner cambia sesso, e c’ una sentenza di reificazione del genere, si arriva allo scioglimento automatico dell’unione civile e per mantenere i vincoli giuridici ci si dovrà sposare. Viceversa, la sentenza di rettificazione di attribuzione di sesso di un coniuge determina l’automatica instaurazione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso, sempre se entrambi i coniugi manifestano la volontà di non sciogliere il matrimonio o di non cessarne gli effetti civili.