Il Senato ha dato via libera al testo sulle Unioni civili: 173 voti favorevoli, 71 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento ora passa alla Camera. Con un maxiemendamento, su cui è stata posta la fiducia, il testo (il famoso Ddl Cirinnà) è stato modificato soprattutto sulla questione della stepchild adoption.

Coppie omo con figli: che cosa accadrà?
Dopo il compromesso con i partiti centristi, è sparita dal progetto di legge originario  la “stepchild adoption”, ovvero l’adozione del figlio del partner da parte di coppie dello stesso sesso. È l’aspetto su cui si è infuocato lo scontro politico.

Il nuovo testo ha un codicillo: ricorda che, sul tema, ‘resta fermo in materia di adozioni quanto previsto e consentito dalla normativa vigente’. Tecnicismi per dire che le decisioni dei giudici sul concedere o meno questo particolare tipo di adozione non viene limitato. E quindi coppie omosessuali potranno ricorrere in tribunale per il riconoscimento dei figli del partner.

“Questa norma ha l’obiettivo di non legare le mani ai giudici che già concedono la stepchild adoption, anche nel caso delle coppie omogenitoriali”, dice Angelo Schillaci, componente del gruppo legale che segue le Famiglie Arcobaleno, ricordando le sentenze già emesse dal Tribunale dei Minori di Roma, una delle quali confermata lo scorso anno dalla Corte d’Appello della Capitale.

“Le famiglie arcobaleno non guadagnano nulla in termini di adozioni da questa legge e hanno ottenuto una rassicurazione minima su quanto conquistato in sede giudiziaria in diversi tribunali. Dovranno andare davanti al giudice, che potrà essere più o meno predisposto, più o meno coraggioso. Se fosse passato il testo originale, la decisione del giudice era sulla idoneità della coppia ad adottare. Con questo testo – che non cambia la situazione attuale – la sua sentenza prima decide se le famiglie omogenitoriali possono fare questa domanda di adozione, poi arriva la risposta sull’idoneità”, conclude Angelo Schillaci.

Coppie omo: cosa succede su eredità e pensioni?
Per quanto riguarda le regole in materia ereditaria, “il testo estende il regime delle successioni previsto per il matrimonio alle coppie formate da persone dello stesso sesso unite civilmente”, ci spiega Antonio Rotelli, fondatore dell’associazione ‘Avvocatura per i diritti Lgbti’. “Lo stesso accadrà per quanto riguarda le pensioni di reversibilità: due persone che scelgono l’unione civile avranno, in materia previdenziale, gli stessi diritti di una coppia sposata. E così anche nel loro caso, qualora uno dei due venga a mancare, la pensione di reversibilità potrà essere percepita dal partner, non nella sua interezza, ma in relazione al suo reddito” ricorda l’avvocato. Secondo il Ministero per l’Economia, il costo ipotizzato di questi assegni, per lo Stato, potrebbe arrivare a 23 di milioni di euro l’anno, quando tutto sarà a regime.

Coppie etero: che cosa potranno chiedere?
Coppie etero (ma anche omo) che non vogliono unirsi civilmente possono scegliere la “convivenza di fatto”. Una forma di tutela più attenuata dell’unione o del matrimonio, minori anche i doveri. I conviventi hanno gli stessi diritti dei coniugi in caso di malattia, di carcere o di morte. Ciascun convivente può designare l’altro quale suo rappresentante in caso di malattia o di morte. Nel caso di morte di colui che ha la proprietà della casa di convivenza comune, il partner superstite ha il diritto di restare in quella abitazione. E inoltre in caso di morte, c’è il diritto di successione nel contratto d’affitto. Di fronte a un notaio, potranno essere definiti gli aspetti patrimoniali della vita in comune, attraverso un “contratto di convivenza”.