Nel luglio 1969 un americano mise il primo piede sulla Luna. Nel 2030, a distanza di sessant’anni, noi europei non solo vorremmo metterci i piedi, ma lasciarci anche le valigie. L’idea ardita è quella di costruire una colonia sulla luna. Una sorta di “Moon village” che possa offrire un trattamento all-inclusive agli astronauti, per lunghi periodi.
Da dove nasce l’idea
A proporre il progetto è Jan Woerner, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea, nella quale l’Italia ha un ruolo importante. Woerner è un ingegnere tedesco che ha partecipato anche alla costruzione del palazzo ove risiede il parlamento a Berlino. La splendida cupola ricorda un’architettura un po’ lunare, alla quale l’ingegnere sembra avvezzo. Per Woerner, una colonia lunare è la miglior idea messa sul tavolo, in vista dello smantellamento della Stazione Spaziale Internazionale, che avverrà dopo il 2024, anno di scadenza dei finanziamenti da parte dell’Agenzia Spaziale Americana (NASA). Niente finanziamenti, niente stazione degli esperimenti, orbitante a 400 chilometri sopra le nostre teste. È per questo che l’ESA ha pensato a qualcosa di nuovo. “Ho studiato il progetto per il dopo Stazione Spaziale” dice Jan Woerner. “Oggi vedo una colonia lunare come successore ideale.”
Prima i robot, dopo gli umani
La proposta prevede che, a partire dal 2020, verranno inviate sonde robotiche per esplorare la superficie, al fine di decidere quale sia la zona migliore per costruire. Un procedimento non molto diverso da una rilevazione topografica che farebbe un geometra terrestre, prima di un progetto di edilizia urbana. Per ora, la zona ottimale sembra essere il polo sud lunare. Nel 2030, gli astronauti inizieranno a costruire i primi campi base per poi realizzare un vero e proprio villaggio. Ingegneri spaziali potranno sbizzarrirsi in costruzioni originali, dato che la gravità lunare è quasi sette volte inferiore rispetto a quella della Terra. Molti dei materiali saranno creati in loco, grazie alle stampanti 3D, che sappiamo essere in grado di riprodurre qualsiasi oggetto. Per esempio, con un click, sapranno realizzare mattoni fatti con la polvere lunare.
Come sarà il villaggio lunare
“Non significa costruire case, magazzini e una chiesa” dice Woerner “ma una colonia che possa approfittare delle capacità di tutte le agenzie spaziali di mettere sul campo attività robotiche e umane”. Un modello per il Moon Village, aggiunge Woerner, potrebbe essere la stazione scientifica internazionale in Antartide, già attualmente in uso. Lì, le condizioni climatiche, soprattutto nel lungo inverno australe, sono quasi proibitive come quelle sulla luna. L’idea del direttore generale dell’ESA sembra geniale. Certo, bisognerà risolvere molti problemi, come quello di produrre energia, fondamentale per qualsiasi attività e insediamento. Ci aspettiamo che società, come Enel Green Power, possano contribuire con la loro esperienza.
Un volano per l’economia
Il progetto fa gola a molti: Russia e Cina avevano annunciato l’interesse a partecipare. Perfino la NASA ne avrà bisogno, per allenare gli astronauti alla prossima missione di esplorazione: Marte. Sarà una sfida anche per la nostra Agenzia Spaziale Italiana (ASI), membro fondatore dell’ESA, che dovrà decidere che posizione tenere e quale budget investire. Lo stesso vale per l’industria italiana, che potrebbe ottenere contratti per la costruzione di parti di lanciatori, sonde robotiche, navicelle per il trasporto astronauti, apparati di telecomunicazioni, software per l’analisi dei dati e antenne delle stazioni di terra.
Quanto costerà
I costi dell’operazione non saranno superiori ai 200 miliardi di dollari spesi per la Stazione Spaziale, anzi potrebbero essere meno della metà, soprattutto se sapremo coinvolgere investitori privati. Questi ultimi potrebbero essere attirati dai guadagni derivanti dagli sviluppi tecnologici e, perché no, anche di trasporto di ricchi turisti. Tra gli obiettivi, infatti, oltre alla ricerca scientifica, ci sarà la messa a punto di architetture da usare poi su Marte, ma anche lo sviluppo del vivere quotidiano. E sarà bello scoprire come cucinare un piatto di pasta possa essere diverso su un satellite che ha una gravità di molto inferiore alla nostra.