Per l’occasione mi ero vestita bene, ai piedi le scarpe col tacco, nel petto un tamburo. Avevo superato i 40 anni e avevo paura di andare fuori a cena da sola: era l’ora di affrontarla, anche perché era estate, stavo a Milano a lavorare mentre marito e figli mi aspettavano al mare, nel mio frigorifero un uovo e mezzo limone, in cucina 800 gradi.
Uscire da sole: la svolta
Al ristorante, rovesci di risate, rumori di piatti e stoviglie. In borsa, quello che reputavo il necessaire per sfoltire il gruppo di gente che avrebbe pensato “poveretta”. Libro, giornale, ovviamente cellulare. Sono rimbalzata dall’uno all’altro come una falena sulla lampadina, finché non è arrivato il mio piatto. Ho mangiato piano, me l’ero imposta. Tempo un quarto d’ora, la svolta. Stavo bene. Qualche foto al calice di vino, un paio di messaggini, pronta per il dolce e poi fuori. Soddisfatta di me stessa.
Aumentano le persone che scelgono di uscire da sole
Succedeva tanto tempo fa, lo ricordo come fosse l’altro ieri. È stata la prima di una lunga serie di cene in solitaria. Esperienza che – per scelta o per necessità – vivono sempre più persone. La conferma arriva dalla piattaforma TheFork che, come riporta un recente articolo del Sole 24 Ore, svela un trend: nel 2024, in Italia, le prenotazioni al ristorante per un individuo solo – che rappresentano il 4,1 per cento del totale – sono aumentate del 15,3 per cento rispetto al 2023. Un ritmo di crescita superiore a quello registrato dalle prenotazioni complessive. La tendenza non riguarda soltanto il nostro Paese: su tutte le reservation effettuate in Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Paesi Bassi e Regno Unito, quelle “singole” toccano il 4,6 per cento. La ricerca non fa distinzione di genere, «ma si sta certamente verificando anche a un incremento delle donne che vanno a mangiare da sole, ormai non è una rarità incontrarle», suggerisce Eleonora Sellitto, psicoterapeuta e sessuologa a Roma.
Uscire da sole perché oggi si più sole
Come si spiega l’aumento dei clienti che mangiano da soli? «C’entra la crescita del numero di single (un italiano su tre, secondo l’Istat, ndr), insieme alla maggiore facilità con cui le coppie si dicono addio», prosegue la dottoressa Sellitto. «In questa società, con i social che ci convincono che è possibile ottenere tutto e subito, trovare qualcuno all’altezza delle nostre aspettative è più complicato, come lo è mantenere saldo l’impegno nella relazione. Tutti, uomini e donne di ogni età, tendono ad annoiarsi più rapidamente – degli amori ma anche delle amicizie –, mentre l’abitudine allo scrolling compulsivo rischia di drogarci di adrenalina e dopamina, facendoci venir voglia di cercare situazioni sempre nuove ed eccitanti».
Il nostro posto è ovunque vogliamo
Per quanto riguarda le donne, però, le cene in solitaria hanno anche un’altra spiegazione, che ha il sapore dolce della conquista. «Rispetto al passato, siamo finalmente più consapevoli di avere il sacrosanto diritto di fare quello che ci va a testa alta, senza lasciarci abbattere né condizionare troppo dagli sguardi della gente», spiega la psicoterapeuta. Al tempo stesso, però, qualcosa dentro di noi potrebbe remare contro, ed ecco comparire il disagio, la preoccupazione, il sospetto che tutti nel ristorante ci stiano additando e compatendo. «Il cervello femminile è strutturato ancestralmente per l’accudimento, e questo significa che, a volte, è ancora difficile mettere a tacere la nostra parte più antica, naturalmente portata alla rinuncia, pronta a suggerirci che il nostro posto è in famiglia, non in un locale da sole. Dobbiamo essere pazienti con noi stesse, ma, al tempo stesso, forzare un po’ la mano: se quest’esperienza ci intriga, buttiamoci, proviamola anche se ci fa paura, ripetendoci che è un regalo per noi stesse, un modo di dimostrarci che ci vogliamo bene e ci meritiamo il meglio».
Uscire da sole vuol dire volersi bene
Gli uomini in un ristorante da soli passano inosservati o vengono presi per manager di successo, in trasferta di lavoro, mentre il giudizio sulle donne è, al solito, pesante, spigoloso, condizionato da stereotipi. «Vero, ma le cose per fortuna stanno cambiando, per quanto lentamente», rassicura la dottoressa Sellitto. «Noi siamo le prime a poter decidere di non appartenere più a quel modello sociale, senza lasciare che la miopia altrui condizioni le nostre scelte di vita». Anche perché gli effetti positivi sono innegabili. «La consapevolezza che ci stiamo prendendo cura di noi stesse con una bella serata e del buon cibo favorisce il rilascio di dopamina a lungo termine. L’effetto sul sistema nervoso si traduce in un aumento di autostima e buonumore».
Che fare col cellulare?
In Mangia prega ama Julia Roberts è il ritratto della felicità quando, seduta da sola a un tavolino all’aperto nel cuore di Roma, gusta un piatto di spaghetti col sottofondo trionfale de Il flauto magico di Mozart. Quanto avrebbe sciupato quell’atmosfera d’idillio l’ingombrante presenza di un cellulare? «Bandire il telefonino dai pasti consumati da sole al ristorante è eccessivo, ma sicuramente bisogna utilizzarlo con moderazione, cercando di imporsi qualche regola di buonsenso: va bene tirarlo fuori dalla borsa ogni 15-20 minuti per controllare rapidamente eventuali chiamate e messaggi e, magari, per fare una foto, ma poi conviene rimetterlo al suo posto e concentrarsi sul cibo e su ciò che ci circonda», consiglia la psicoterapeuta. E se il richiamo dello schermo è impossibile da ignorare? «Mi chiederei da che cosa sentiamo l’esigenza di scappare, come mai non riusciamo a restare in contatto con noi stesse, senza distrazioni. Come pronto soccorso, per attenuare il disagio, praticare una tecnica di meditazione è un valido aiuto, ma, soprattutto, bisogna tenere a mente che dentro di noi c’è un intero mondo da esplorare. Accordiamoci un po’ di fiducia, potremmo fare delle belle sorprese».
Cresce anche il numero di chi va ai concerti da solo
Se pensate che una cena da sole possa rappresentare un’esperienza interessante, provate a immaginarvi mentre assistete a un concerto in compagnia soltanto di voi stesse: poco invitante? Eppure un sondaggio della società di scambio e rivendita biglietti Viagogo ha preso a campione 2.000 tra i suoi clienti abituali, dimostrando che l’idea intriga parecchi amanti della musica. Per la precisione due su cinque: il 39 per cento lo farebbe per il senso di libertà, il 27 per cento con l’obiettivo di godersi appieno lo spettacolo, il 23 per cento nella speranza di fare nuove amicizie.
Innegabile che le donne abbiano paura
Le donne, però, devono anche fare i conti con la paura e il senso di minaccia che, quando siamo sole, si fanno vivi: 36 su cento rivelano che si sentirebbero potenzialmente in pericolo. «Purtroppo è comprensibile e l’invito a tenere alto il livello di guardia è inevitabile. Detto questo, quando assistiamo a un live, la sensazione di comunità è forte: siamo in mezzo a persone con cui abbiamo senz’altro almeno un punto in comune, ossia i gusti musicali», dice la dottoressa Sellitto. «Forse ad alcuni sembrerà poca cosa, mentre è un elemento di unione molto efficace anche nell’attenuare imbarazzo, insicurezza e disagio». Un’altra sfida da mettere in agenda. Stavolta senza tacchi alti.