Vaccinazioni e frequenza scolastica: arriva una scadenza imminente per molte famiglie. I genitori che avevano autocertificato l’avvenuta vaccinazione – per i figli fino a 16 anni – hanno tempo solo fino a lunedì 11 marzo per consegnare alle scuole la documentazione ufficiale che attesti la somministrazione dei vaccini previsti. Lo conferma il ministero dell’Istruzione, precisando quali sono le “carte” richieste: “copia del libretto delle vaccinazioni timbrato dal competente servizio della Asl o il certificato vaccinale oppure l’attestazione datata rilasciata dal competente servizio dell’Azienda sanitaria locale”.
I presidi: l’obbligo non vale per tutti
L’obbligo di fornire le attestazioni ufficiali, a conferma delle dichiarazioni autoprodotte, sembra non riguardare però tutti. Spiega Antonio Giannelli, leader dell’Associazione nazionale dei presidi: “L’onere ricade esclusivamente sulle famiglie chi abitano in regioni dove ancora non c’è o non funziona l’anagrafe vaccinale informatizzata. Nelle altre regioni, dove il data base è operativo, non è necessario portare nulla alle segreterie. Le famiglie non hanno incombenze burocratiche. Ai riscontri provvedono direttamente le scuole”.
Il Ministero della Salute: l’obbligo vale per tutti
La questione però resta spinosa, delicata. E chi dovrebbe dare informazioni – chiare e immediate, di interesse singolo e con ricadute collettive – non sempre fornisce indicazioni precise. Anzi. Dal servizio di pubblicità utilità del ministero della Salute – numero telefonico 1500 – dicono che l’obbligo di portare la certificazione ufficiale c’è per tutti i genitori, indipendentemente dalla regione.
Il Miur: l’obbligo vale solo dove non esiste anagrafe vaccinale
Il Miur, a distanza, richiama una circolare che dovrebbe essere nota agli addetti ai lavori di ogni dicastero e smentisce: “No, non è così: l’onere esiste esclusivamente nelle regioni senza anagrafe vaccinale”.
Chi ha ragione? Dove trovare le informazioni?
E allora, viste le indicazioni contrastanti, i genitori cosa devono fare? Procurarsi o no la certificazione ufficiale? All’Ufficio scolastico regionale della Lombardia, più volte interpellato, è impossibile avere risposte. Le telefonate rimbalzano di ufficio in ufficio, senza esito. All’ufficio scolastico di Milano e provincia passano la palla, senza risolvere il problema: “Non bisogna chiamare noi, ma la sede regionale”, cioè la stessa che in diretta non rilascia informazioni. Per non sbagliare, viste le possibili implicazioni e in assenza di un quadro completo della situazione, il consiglio è di chiedere direttamente alle singole scuole.
Per i nidi e le materne del capoluogo lombardo, ad esempio, la situazione è questa: “I genitori che avevano portato l’autocertificazione mesi fa, entro l’11 marzo devono consegnare la documentazione ufficiale. I figli di chi non provvede, pur conservando il posto, dopo quella data non saranno ammessi. Si tratta comunque di pochi casi. Stiamo contattando ad una ad una le famiglie – assicurano dal comune – per ricordare la scadenza imminente e dare modo di provvedere per tempo”.
I rischi per chi non vaccina i figli: multe, esclusioni, denunce
Chi non adempie agli obblighi vaccinali, in base alla discussa legge Lorenzin, rischia sanzioni (diverse, in base al tipo di scuola) e anche denunce penali, se è stato attestato il falso nell’autocertificazione. “In generale – ricorda il ministero della Salute – la vaccinazione diventa un requisito per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia (per i bambini da 0 a 6 anni)”, resta cioè in vigore il divieto di ingresso per i piccoli non in regola, salvo giustificati motivi. “Dalla scuola primaria in poi – altra indicazione – i bambini e i ragazzi possono accedere comunque a scuola e fare gli esami. Nel caso non siano stati rispettati gli obblighi, viene attivato dall’Asl competente un percorso di recupero della vaccinazione”.
Se non si arriva alla meta, la somministrazione dei vaccini, sono applicabili multe da 100 a 500 euro. Il timore, degli addetti ai lavori, è che gli ultrà no vax scelgano di non vaccinare i figli più grandi e di pagare l’ammenda, una somma relativamente abbordabile. “Alle elementari – rende noto Giannelli, il rappresentante dei presidi – quest è già capitato”. Intanto dal Veneto e dall’Emilia Romagna, come è successo per la Lombardia, arrivano comunque dati positivi. Nel 2018 la copertura vaccinale è aumentata, raggiungendo percentuali che dovrebbero garantire l’immunità di gregge (cioè la tutela dei bambini non immunizzabili per motivi di salute, perché hanno una quadro clinico incompatibile).
Copertura vaccinale in aumento in Veneto
In Veneto, raccontano i dati ufficiali, il 95,9 per cento dei 677.246 bambini e ragazzini tra 2 e 16 anni ha assunto la terza dose dell’anti-poliomelitica, rappresentativa del vaccino esavalente (anche contro difterite, tetano, pertosse, epatite B ed Haemophilus influenzae B) e il 95,5 per cento ha ricevuto la prima dose di anti-morbillo, cioè del quadrivalente (tutela pure da rosolia, parotite e varicella). Dal 2013, l’anno della crisi e delle vaccinazioni ai minimi storici, la curva è risalita prima dal 91,2 al 94 per cento per l’anti-polio e dall’87 al 92,7 per cento per l’anti-morbillo e poi ai dati attuali. “Solo nell’ultimo anno – rendono note le autorità sanitarie locali – abbiamo recuperato un +2,6 per cento per l’anti-polio e un +5,4 per cento per l’anti-morbillo. Quest’ultimo dato, particolarmente significativo, è legato all’allarme suscitato dall’epidemia che nel 2018 ha provocato in Italia 2.526 contagi e 8 decessi e quindi alla presa di coscienza dell’efficacia di questa forma di prevenzione e dei rischi della non assunzione dei vaccini”.
Anche l’Emilia Romagna raggiunge il 95 per cento
Anche l’Emilia Romagna, sempre sul fronte delle coperture vaccinali, si posiziona oltre la soglia del 95 per cento. Il “muro” è stato “superato per tutte le vaccinazioni rese obbligatorie dalla legge regionale varata nel 2016 al fine della frequenza all’asilo nido: difterite, tetano, poliomielite si assestano ciascuna al 95,7 per cento ed epatite B al 95,5 per cento. Obiettivo centrato pure per quanto riguarda emofilo B e pertosse, poi aggiunte dalla normativa nazionale, mentre per morbillo-parotite-rosolia (Mpr) la copertura è passata dall’87,2 per cento del 2016 al 93,5 per cento del 2018 e per i bambini di 36 mesi ha raggiunto il 95,8 per cento”. Un “risultato straordinario”, sottolinea l’assessore alla Sanità, Sergio Venturi.
La legge sui vaccini obbligatori ha funzionato
“La legge sull’obbligo vaccinale ha avuto il suo peso” viene spiegato, sempre dal Veneto. “Tante coppie, di fronte al pericolo di vedere il proprio bambino escluso dall’asilo, hanno cambiato idea. Lo stesso dicasi per famiglie in procinto di partire per Paesi ad alta diffusione di malattie infettive gravi o decise a mandare i figli a studiare all’estero. Strategico il lavoro delle Usl, che sono tuttora sotto pressione, non solo per le tante vaccinazioni in corso ma anche per l’impegno di spiegarne l’importanza alle famiglie e di andare incontro alle molte richieste, spesso strane e reiterate, di colloqui”.
L’obiettivo è il 95 per cento di copertura nazionale
“Non arriveremo mai al 100 per 100 per cento di copertura, ma la soglia del 95 è ottimale” ricorda il professor Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive all’Istituto superiore di sanità. “Oggi i no vax puri sono lo 0,7 per cento, ma noi dobbiamo agire sul 15 per cento di esitanti, cioè indecisi, persone piene di dubbi, paure o che si dimenticano di aver vaccinato per alcune dosi i bambini e per altre no. Tra il 1900 e il 2015 – rende noto – in Italia i vaccini hanno evitato 70mila morti precoci per tetano, difterite e poliomelite e 4 milioni di contagi per queste e altre malattie”.