I casi di tromboembolia dopo la somministrazione del vaccino Astrazeneca (o, come si chiamerà adesso, Vaxzevria) sono stati rarissimi, 30 su oltre 5 milioni di dosi, ma sono bastati a far sospendere temporanemente le somministrazioni e a scatenare molta, moltissima paura. A rassicurare le persone nel panico non è bastato il successivo via libera dell’Ente europeo dei farmaci. Alla ripresa della campagna vaccinale ci avete scritto in tante sulla nostra pagina Instagram per chiederci che rapporto c’è tra la trombosi, la formazione di coaguli di sangue che può portare all’embolia e a gravi conseguenze, e questo vaccino. E noi per fare chiarezza, ne abbiamo parlato con Lidia Rota Vender, presidente di ALT, l’Associazione lotta trombosi.

Il vaccino Astrazeneca è più pericoloso degli altri per quanto riguarda la trombosi?

«No, i dati ufficiali messi a disposizione dall’Ente europeo dei farmaci e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, non rilevano differenze tra i tre vaccini al momento disponibili. E poi ci sono le autopsie condotte sulle persone decedute in seguito al vaccino Astrazeneca: non hanno trovato una responsabilità diretta del principio attivo. Detto questo, chiarisco un concetto: tutti i vaccini scatenano uno stato di infiammazione che “accende” i fattori della coagulazione del sangue e che di solito si risolve senza conseguenze. In alcune persone particolarmente fragili, però, potrebbe favorire la formazione di trombi ed è per questo che è necessaria una valutazione più attenta di chi potrebbe avere un rischio più elevato. E questo indipendentemente dall’età perché, come abbiamo visto, le persone under 50 non ne sono esenti».

C’è modo di capire prima chi potrebbe essere a rischio?

«Oggi sappiamo che ci sono persone con una probabilità maggiore di essere colpite da trombosi in generale, e non solo in caso di vaccinazione. Mi riferisco a chi ha già avuto una trombosi o ha in famiglia un genitore o un fratello che ha avuto la malattia o un’embolia prima dei 65 anni ma anche alle donne incinte o che hanno avuto una complicanza in una precedente gravidanza. E a chi ha più fattori di rischio come ipertensione, diabete, obesità. Infine nelle fasce a rischio va aggiunto chi porta un’ingessatura o soffre di vene varicose».

Che cosa si fa in questi casi?

Chi prende la pillola anticoncezionale deve sospenderla prima del vaccino? «No, la pillola, così come altre terapie ormonali, non causa di per sé trombosi in una persona sana e senza altri fattori di rischio. Oggi ogni buon medico o ginecologo prima di prescriverla ricostruisce con la donna la sua storia clinica. E propone soluzioni contraccettive alternative se rileva un profilo di rischio per precedenti personali o familiari, emicrania o cefalea intensa e persistente, fumo, obesità o malattie infiammatorie croniche».


Il 21 aprile è la giornata contro le trombosi. Partecipa anche tu: manda la tua testimonianza a [email protected]


Trombosi: i campanelli d’allarme

Il ministero della Salute finlandese ha divulgato nei giorni scorsi un elenco di campanelli d’allarme da tenere presente perché potrebbero segnalare una trombosi:

1. intenso gonfiore o dolore che si manifesta in un braccio o in una gamba;
2. rossore lungo il decorso di una vena che diventa dura infiammata e dolente;
3. mal di testa intenso come una cuffia che stringe;
4. disturbi della visione.

Anche se, come provano i dati, succede rarissimamente, sono sintomi che possono comparire nell’arco di qualche giorno dopo la somministrazione del vaccino. In questi casi bisogna rivolgersi immediatamente al proprio medico per capire se si tratta di trombosi venosa. E, se la diagnosi lo conferma, ricorrere a uno dei diversi farmaci antitrombotici in grado di salvare la vita.