Da tempo sentiamo parlare di vaccini, soprattutto dall’inizio della pandemia, ma non ci sono solo quelli contro il Covid. Al Centro Cardiologico Monzino di Milano, infatti, si sta lavorando a un farmaco che possa, proprio come un vaccino, “prevenire” gli infarti che rappresentano una delle principali cause di morte nella popolazione adulta. Si calcola che ogni anno in Italia siano oltre 230mila le vittime tra ischemie, infarti, malattie del cuore e cerebrovascolari, contro le circa 189mila per tumori.

I problemi al cuore sono più diffusi tra le donne

Diversamente da quanto si credeva in passato, questo tipo di patologie colpisce in maniera importante anche le donne.

Secondo i dati Istat è responsabile del 35,8% di tutti i decessi ed esattamente del 38,8% di quelli femminili e del 32,5% di quelli maschili. Non a caso la prima paziente reclutata per lo studio al Monzino è una donna. «Siamo particolarmente contenti di aver iniziato con un soggetto di sesso femminile perché, come è noto, negli studi clinici le pazienti sono spesso sottorappresentate, nonostante abbiano un rischio cardiovascolare sovrapponibile a quello degli uomini» sottolineano dall’istituto.

Cos’è il vaccino anti-infarto

Il nuovo farmaco è stato definito il “vaccino anti-infarto” da Eugene Brauwnwal, padre della cardiologia moderna. È prodotto da Novartis col nome di Inclirisan e ora il test al Monzino è partito con i primi tre pazienti, nell’ambito di una sperimentazione a livello mondiale (chiamata Victorion-2) che coinvolge 10mila soggetti in tutto. «È stato definito come una delle innovazioni più importanti in ambito di prevenzione cardiovascolare nel nuovo millennio e rappresenta una vera svolta epocale» come spiega il professor Piergiuseppe Agostoni, Direttore del Dipartimento di Cardiologia Critica e Riabilitativa Monzino, Professore ordinario di malattie cardiovascolari all’Università degli Studi di Milano e Principal Investigator al Monzino dello studio Victorion-2.

Come funziona il vaccino anti-infarto

Il farmaco è in grado di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari gravi, come appunto infarto e ictus, perché dimezza i livelli di colesterolo “cattivo” LDL-C: «È noto come l’LDL-C giochi un ruolo chiave nello sviluppo e poi nella progressione delle malattie cardiovascolari e aterosclerotiche. Il principio su cui si basa, quindi, è che, abbassandone i livelli nel sangue, si ottiene una riduzione del rischio di andare incontro a infarto. Come effetto secondario, si riduce anche il tasso di mortalità – spiega Agostoni – L’Inclirisan è capostipite di una nuova classe di farmaci anticolesterolo che si assume con due semplici iniezioni sottocute, proprio come un vaccino, e un follow up ogni 3-6 anni, quindi controlli per monitorare lo stato di salute».

Il “cugino” del vaccino anti-Covid

Il nuovo farmaco è considerato “cugino” del vaccino anti-Covid a mRNA, come spiega ancora l’esperto: «Inclirisan è un farmaco di precisione: significa che, proprio come avviene per l’eparina, colpisce un bersaglio specifico, in questo caso il colesterolo “cattivo”. Per questo è ben tollerato e provoca effetti collaterali meno gravi rispetto alle statine ad alte dosi – spiega l’esperto. Come spiega il cardiologo, ha un meccanismo che in parte ricorda quello di alcuni vaccini a mRNA: «“Silenzia” una sequenza di RNA messaggero a livello delle cellule del fegato: significa che agisce come se fosse un controllore del controllore. In pratica è in grado di bloccare la produzione di colesterolo cattivo, disattivandola, “mettendola a tacere” per così dire. Da qui il parallelismo con i vaccini anti Sars-CoV-2» aggiunge l’esperto.

Lo studio: quanto durerà e quando sarà pronto il vaccino

Al momento in Italia, oltre al Monzino, sono attivi o in corso di attivazione altri cinque centri, ma il numero è in continua evoluzione. «Noi partiamo con tre pazienti, ma possiamo arrivare a 15, nell’ambito del protocollo, e anche oltre. La tempistica non è breve, potrebbero servire anche cinque anni, ma è possibile che ci sia un’analisi intermedia dei risultati che, se positivi, efficaci e sicuri, potrebbe portare a una prima autorizzazione alla commercializzazione» spiega ancora il cardiologo.

Per chi è indicato

«Finora si è visto un effetto maggiore nei soggetti più a rischio, cioè chi ha già avuto un evento cardiovascolare come infarto e ictus. Sono proprio questi i pazienti su cui si focalizza questo studio» dice Agostoni. Il farmaco ha già dimostrato di poter abbassare del 50% i livelli di LDL-C sia in pazienti con malattia cerebrovascolare (Cevd), sia in pazienti con malattia polivascolare (Pvd) per i quali anche la somministrazione di statine, anche alla massima dose, non sempre ha dimostrato l’efficacia sperata.

I vantaggi rispetto ai farmaci esistenti

Oltre alla bassa tossicità, la vera novità sta nella modalità di somministrazione, che rende appunto il farmaco simile a un vaccino: «È una vera svolta, perché la non aderenza alla terapia, cioè il non seguire regolarmente una terapia, il non prendere le medicine come si dovrebbe, è la causa più importante di fallimento della terapia stessa. La facilità di assunzione di questo farmaco supera questo ostacolo. In una prima fase, sarà somministrato soprattutto alle persone che in passato hanno già avuto un evento cardio-cerebro-vascolare, ma in futuro si potrebbe pensare di estenderlo a tutti in modo preventivo» conclude il professore.