Il mondo ha salutato con entusiasmo la notizia sul nuovo vaccino anticovid, sviluppato da Pfizer e BioNTech, risultato efficace al 90% nel prevenire le infezioni da Sars-Cov2, durante la fase 3 di sperimentazione. I titoli delle case farmaceutiche sono schizzati in borsa. I test sul vaccino sono ancora in corso, ma i vertici della casa farmaceutica e dei produttori hanno annunciato di essere pronti a chiedere a giorni alla Food and Drug Administration, l’Agenzia statunitense che si occupa della sicurezza dei farmaci, l’autorizzazione che precede la distribuzione. Mai prima d’ora era stato messo a punto un vaccino in tempi così rapidi, come confermato dal ministro della Salute tedesco, Jens Spahn: «Allo stato attuale è probabile che si possa arrivare velocemente come mai prima nella storia dell’umanità a un vaccino contro un nuovo virus».
Le prime reazioni: entusiasmo e prudenza
Le prime dosi potrebbero essere disponibili entro dicembre. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, su Facebook ha però esortato alla prudenza: «Le notizie sul vaccino sono incoraggianti. Ma serve ancora tanta prudenza. La ricerca scientifica è la vera chiave per superare l’emergenza. Nel frattempo non dobbiamo mai dimenticare che i comportamenti di ciascuno di noi sono indispensabili per piegare la curva». Prudente anche il presidente eletto americano, Joe Biden: «Il vaccino contro il Covid dà speranza, ma la battaglia è ancora lunga». L’ottimismo dei mercati, dunque, è giustificato anche a livello sanitario?
«È una buona notizia, ma occorre cautela e lo affermo io che mi ritengo tra i maggiori sostenitori dell’importanza dei vaccini in Italia» premette Paolo Bonanni, ordinario di Igiene applicata all’Università di Firenze e componente della Commissione Nazionale per le Vaccinazioni del ministero della Salute.
«Se il produttore si sbilancia dando un annuncio come quello delle scorse ore, ha sicuramente ha buon motivo per farlo, ma occorre attendere pubblicazioni scientifiche, il cosiddetto peer review, che ci dà conferma della correttezza medica e soprattutto ci spiegherà cosa si intende per efficacia» spiega Bonanni.
Da cosa protegge, dalla malattia o dal contagio?
I dati della sperimentazione condotta finora parlano di un’efficacia del 90%, un livello molto elevato, definito persino «straordinario» dal virologo americano Anthony Fauci, mentre la presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, ha twittato: «La scienza europea funziona! La Commissione presto firmerà un contratto con loro per avere fino a 300 milioni di dosi. Continuiamo a proteggerci a vicenda nel frattempo». Ha invece parlato di «Notizie incoraggianti» il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. La domanda che però si fanno in molti, tra i non addetti ai lavori, è quanto possa essere efficace un vaccino sviluppato così rapidamente. «Bisogna chiarire cosa si intende per efficacia: può voler dire che il vaccino previene il 90% delle complicanze, della malattia o delle infezioni, che sono tre cose diverse. Nei primi due casi, se si limitasse a prevenire le complicanze o la malattia, sarebbe utile ma solo per la salute individuale di chi viene vaccinato: potrebbe essere somministrato a personale sanitario o anziani o soggetti con patologie croniche che, in caso di malattia Covid, sarebbero più a rischio. Non sarebbe destinato, invece, a bambini e ragazzi perché non servirebbe a bloccare i contagi. L’ideale, invece, è un vaccino che prevenga le infezioni, in modo da raggiunge la famosa immunità di gregge, che limita la circolazione del virus» spiega l’epidemiologo.
Servirebbe agli anziani?
Come per il vaccino antinfluenzale, l’efficacia del vaccino può variare a seconda dell’età. Nel caso di quello anticovid, uno degli obiettivi è proprio quello di proteggere gli anziani. Ma potrebbe risultare meno efficace proprio per questa fetta di popolazione? «Al momento è uno degli aspetti da chiarire, perché non sappiamo se sia stato sperimentato solo su una popolazione adulta di età media o se i test siano stati estesi anche a una fascia di età più avanzata. Certamente gli anziani hanno un sistema immunitario meno vivace rispetto ai giovani e il motivo è facilmente intuibile. Se però consideriamo il valore annunciato del 90% di efficacia, anche se sugli anziani funzionasse all’80% sarebbe comunque un risultato eccellente» risponde l’esperto.
Quanto è sicuro?
Un altro aspetto riguarda invece la sicurezza, ci sono rischi che faccia male? Paolo Bonanni, ordinario di Igiene applicata all’Università di Firenze e componente della Commissione Nazionale per le Vaccinazioni del ministero della Salute, chiarisce: «Senz’altro l’iter è stato accelerato perché c’era un bisogno enorme di un vaccino, è stata accorciata la fase preclinica e clinica, ma le norme di farmacosorveglianza non fanno sconti a nessuno: enti come l’FDA o l’EMA, l’Agenzia europea per i medicinali, forniscono l’autorizzazione alla produzione solo dopo aver valutato i dati delle sperimentazioni su migliaia di soggetti sui quali sia stata accertata l’efficacia a fronte dell’assenza di effetti collaterali seri tali da destare preoccupazione. Come per tutti i vaccini ci potranno essere male o indolenzimento al braccio, forse febbre o mal di testa, ma teniamo presente che la fase di sorveglianza prosegue anche nella fase post marketing, come per tutti gli altri farmaci e vaccini, che sia quello per il morbillo o il medicinale contro l’ulcera gastrica».
Quando sarà davvero disponibile
Se l’Europa si prepara all’acquisto di 300 milioni di dosi, che presumibilmente andranno prima agli operatori sanitari e del personale di emergenza, a quando la disponibilità per tutti? «A questo proposito va chiarito che l’annuncio di Pfizer e BioNTech non deve darci l’illusione di poter disporre del vaccino a breve. Le prime dosi, quando disponibili, andranno distribuite a chi ne ha prioritariamente bisogno, come gli operatori sanitari, perché se si ammalano loro non si possono curare i malati. A seguire ci saranno gli anziani e i soggetti con patologie croniche a rischio per complicanze da Covid. Insomma, andrà fatta una lista – spiega Bonanni – Non va poi dimenticato l’aspetto della logistica: il vaccino deve rispettare una catena del freddo ben precisa, di cui tenere in considerazione in fase di distribuzione, quindi bisognerà valutare come trasportare le dosi e distribuirle correttamente. Insomma, ci vorranno ancora diversi mesi, se non un anno, perché possa essere disponibile per tutti. Quello che possiamo fare è essere lungimiranti e pensare ora a questi fattori, in modo da evitare ritardi successivi, ma soprattutto non dobbiamo abbassare la guardia con le misure di prevenzione, ossia mascherine, distanziamento e igiene delle mani».