È quasi un anno che ne sentiamo parlare ma adesso la data è fissata. Se ci sarà il via libera dall’Agenzia europea del farmaco, nella seconda metà di gennaio arriveranno in Italia 3,4 milioni di dosi del primo vaccino anti Covid. Saranno sufficienti per immunizzare 1,7 milioni di persone, perché ognuna dovrà riceverne 2 dosi. E i primi a essere sottoposti all’iniezione saranno medici, infermieri e tutti gli operatori sanitari del nostro Paese.
Ma c’è un ma. Non si riuscirà veramente a fermare la corsa del virus prima di aver vaccinato almeno il 60-70% della popolazione. «Significa raggiungere nel minor tempo possibile circa 40 milioni di persone, una sfida senza precedenti» dice Kyriakoula Petropulacos, componente del Comitato tecnico scientifico nazionale sull’emergenza e direttore generale Sanità e Welfare della Regione Emilia-Romagna. «In un anno, se la macchina funzionerà, potremmo avvicinarci all’obiettivo».
Mentre scriviamo il ministro della Salute Speranza si prepara a illustrare il piano nazionale al Parlamento e sulla vaccinazione circolano dubbi e domande. Vediamo se gli esperti sono in grado di darci delle certezze.
Un anno per avvicinarci all’obiettivo significa che per tutto il 2021 dovremo ancora convivere con il virus? La risposta è sì. Il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco Nicola Magrini, ha dichiarato che entro marzo-aprile 2021 l’Italia potrà avere le prime 10 milioni di dosi, poi, per gradi, gli altri quantitativi da diverse aziende. Tutte però dovranno prima avere l’ok alla commercializzazione dalle agenzie del farmaco e la vera e propria vaccinazione di massa partirà solo in estate. Con delle incognite, perché non sappiamo quante persone diranno sì alla vaccinazione. «La campagna inciderà sul numero di malati, soprattutto quelli gravi. Ma non si potranno allentare le restrizioni fino a che il calo non sarà significativo. Per mesi useremo ancora il distanziamento e le mascherine per proteggerci» spiega Kyriakoula Petropulacos.
Come avverrà in concreto la vaccinazione?
Servono 2 iniezioni a distanza di 3 o 4 settimane l’una dall’altra, a seconda del tipo di vaccino. «La copertura massima si ottiene circa un mese e mezzo dopo la prima dose» spiega Antonio Clavenna, a capo dell’Unità di Farmacoepidemiologia dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.
Chi saranno i primi a vaccinarsi?
Dopo i sanitari toccherà ai lavoratori dei servizi pubblici essenziali, come poliziotti, autisti di autobus, insegnanti, poi anziani e malati cronici secondo il grado di rischio e via a seguire tutti gli altri.
Quali vaccini arriveranno in Italia?
Il nostro Paese ha prenotato milioni di dosi di almeno 6 vaccini diversi e il dato è in continuo aggiornamento per la chiusura di nuovi contratti d’acquisto. I primi in corsa sono 3: quello sviluppato da Pfizer che ha dichiarato un’efficacia del 95% e aspetta il lasciapassare dell’Agenzia europea per i medicinali entro la fine dell’anno. Iter analogo per il vaccino di Moderna, sviluppato con la stessa tecnica ed efficace al 94,5%. Il prodotto Oxford Astrazeneca invece ha un grado di protezione al 90%, ma 2 vantaggi considerevoli: costa solo 2 euro e, al contrario dei concorrenti, per essere conservato non richiede temperature bassissime, basta un qualsiasi frigo. Il via libera era atteso a inizio 2021 ma un errore durante la sperimentazione potrebbe far slittare la commercializzazione di qualche mese.
Come facciamo a essere certi della sicurezza dei vaccini anti-Covid?
«Ciascuno di questi vaccini è stato testato su almeno 30mila persone e per un periodo sufficiente a valutarne le reazioni avverse» spiega Antonio Clavenna. «E i produttori hanno annunciato che non si sono verificati effetti collaterali gravi, neanche rari». Ora le autorità del farmaco stanno controllando milioni di numeri per dare l’ok definitivo. «Se lo faranno significa che il grado di sicurezza di questi prodotti è pari a quello di ogni altro vaccino al momento del lancio sul mercato. Tenendo presente che gli effetti collaterali rarissimi, quelli che colpiscono meno di una persona ogni 10.000, si possono osservare solo dopo la distribuzione di massa» aggiunge l’esperto.
Cosa vogliono dire le percentuali di efficacia annunciate?
Facciamo l’esempio concreto di Pfizer: il produttore ha dichiarato che il suo vaccino ha un’efficacia del 95%: significa che su 100 persone immunizzate che entrano in contatto con il virus, solo 5 sviluppano la malattia, e di queste una sola ha una forma grave di Covid. «I produttori però non hanno ancora reso pubblici i dati completi della sperimentazione, quindi non sappiamo se i vaccinati, pur non ammalandosi, possono essere “portatori sani” e contagiare gli altri» chiarisce il dottor Clavenna. «E non conosciamo neanche la durata dell’immunità, né l’efficacia e la tollerabilità su certe fasce di popolazione. A campagna avviata potremo però monitorarne gli effetti e capire, per esempio, quale prodotto è più adatto per gli anziani».
Come si farà a garantire la vaccinazione se anche la semplice antinfluenzale in alcune Regioni è stata un flop?
«Questa volta i vaccini sono stati già acquistati dallo Stato, le Regioni dovranno organizzare la distribuzione in base alle indicazioni nazionali. Il prodotto Pfizer, per esempio, arriverà nelle strutture sanitarie e sarà distribuito agli operatori direttamente lì» spiega Kyriakoula Petropulacos. «Poi si andrà nelle Rsa per inocularlo a personale e ospiti ricoverati. L’obiettivo è coprire tutti in 2 settimane, quindi iniziare con la seconda dose dopo una settimana».
Bambini e adolescenti quando verranno vaccinati?
«Non lo sappiamo ancora perché questa fascia di età non è stata inserita nella sperimentazione. Si dovranno valutare efficacia ed effetti sul resto della popolazione, poi decidere, sulla base dei nuovi dati e del rapporto costo benefici» risponde Antonio Clavenna.
Chi somministrerà e dove i vaccini anti-Covid ai cittadini?
Per raggiungere i grandi numeri si discutono diverse ipotesi. «L’idea è di utilizzare i drive through, grandi spazi aperti dove il vaccino può essere somministrato in auto» spiega Kyriakoula Petropulacos. «Si pensa anche di chiedere la collaborazione dei medici di famiglia»
IL VACCINO ANTI-COVID È UN PRODOTTO DELICATO: SE NON LO USI ENTRO 6 ORE FINISCE IN SPAZZATURA
Il primo test per capire se la macchina organizzativa è in grado di reggere riguarda il personale sanitario che riceverà il vaccino Pfizer. Il siero va conservato alla temperatura eccezionale di -80° e arriva in pacchi da 985 fiale. Una volta fuori dal congelatore, ognuna di queste speciali scatole termiche preserva il contenuto per 15 giorni ma le singole fiale vanno usate entro 6 ore. «Saranno conservate nelle celle dei grandi ospedali, ma dovremo essere velocissimi a smistare le dosi esatte e usarle nei tempi» dice Kyriakoula Petropulacos, direttore generale Sanità e Welfare della Regione Emilia Romagna. Perché nessun siero vada perduto bisognerà sapere con esattezza la “percentuale di adesione”: il vaccino non è obbligatorio neanche tra i medici e non è detto che tutti dicano sì.