Nel Regno Unito dopo le prime somministrazioni del vaccino anti-Covid di Pfizer-Biontech si soono registrati due sono casi di reazioni allergiche che hanno fatto temere per la sicurezza delle persone allergiche. Che rischi si corrono? Vanno considerate anche le allergie alimentari o solo quelle nei confronti di altri vaccini o farmaci per malattie differenti?
Le due reazioni allergiche che si sono verificate nel Regno Unito
Il Regno Unito è stato il primo paese nel continente europeo e in occidente ad utilizzare il vaccino anti-Covid di Pfizer-Biontech, ma poche ore dopo il via alla somministrazione delle prime dosi si sono registrati due casi di reazione anafilattica e uno di reazione allergica in operatori sanitari. Immediate le rassicurazioni da parte dell’Mhra, l’agenzia inglese dei farmaci, che ha chiarito: «L’anafilassi è un effetto collaterale noto, sebbene molto raro, di qualsiasi vaccino. La maggior parte delle persone non svilupperà l’anafilassi e i benefici di proteggere le persone da Covid-19 superano i rischi». La stessa Mhra il 9 dicembre (il secondo giorno di campagna vaccinale anti-Covid) aveva quindi raccomandato a chi avesse una storia pregressa di anafilassi a un vaccino, a un farmaco o a un alimento di non procedere alla vaccinazione.
Niente copertura contro il coronavirus, dunque, per i soggetti allergici? In realtà non è proprio così: vanno fatte alcune distinzioni.
Cosa dicono gli allergologi
«Quanto accaduto nel Regno Unito riguarda due persone con poliallergia grave tanto che giravano muniti di adrenalina da iniettarsi in caso di necessità: non si tratta di comuni allergie come può essere una rinite da fieno, graminacee o pelo di gatto» precisa Lorenzo Dagna, primario dell’Unità di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie rare (UnIRAR) dell’IRCSS Ospedale San Raffaele di Milano. « È probabile che nel caso dei soggetti inglesi a scatenare la reazione non sia stato il vaccino anti-Covid in sé, ma uno degli eccipienti. Le cautele, dunque, sono le stesse che vanno seguite nel caso di somministrazione di un qualsiasi prodotto medicinale e farmaco in soggetti allergici molto sensibilizzati» aggiunge l’esperto.
Sul tema erano intervenuti con una nota anche Gianenrico Senna e Riccardo Asero, presidenti rispettivamente della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC) e dell’Associazione Allergologi e Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri (AAITO) che in una nota hanno precisato: «Le reazioni anafilattiche sono una possibilità, per quanto molto rara, anche con altri tipi di vaccinazioni. L’attuale carenza di esperienza sulle reazioni a questo nuovo vaccino non permette di formulare ipotesi ragionevoli sulle cause e i meccanismi che le hanno determinate. Secondo le linee guida europee EAACI, tuttavia, gli unici fattori di rischio per reazioni allergiche a vaccini sono una pregressa reazione al medesimo vaccino e la presenza concomitante di mastocitosi, malattia rara a rischio di anafilassi anche spontanee».
Non ci sarebbe da temere, dunque, né per chi ha allergie di tipo respiratorio, molto comuni, né per chi ha allergie alimentari?
Chi ha allergie alimentari non dovrebbe avere problemi
Secondo Gregory Poland, il virologo della Mayo Clinic, le allergie alimentari non avrebbero nulla a che fare con eventuali reazioni avverse al vaccino anti-Covid. L’esperto consiglierebbe piuttosto una somministrazione in ambiente controllato, come la Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC) e l’Associazione Allergologi e Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri (AAITO), che si sono rese disponibili «a offrire la loro consulenza ed eventualmente la vaccinazione in ambiente protetto». Questo per garantire, in caso di necessità, un intervento tempestivo e in sicurezza a eventuali reazioni avverse. Ma c’è da temere anche per chi avesse problemi di allergie respiratorie o anche alimentari? Sul primo punto sembra non ci siano dubbi tanto che nessun esperto ha preso in considerazione un possibile nesso. Quanto alle allergie da alimenti, ecco il chiarimento dell’esperto: «Tradizionalmente la vaccinazione antinfluenzale è controindicata per chi è allergico alle proteine delle uova, perché per realizzarlo si usa con un uovo embrionato di pollo, dunque ci potrebbe essere una contaminazione da parte di residui di proteine. Ma solitamente le allergie sono molto specifiche e limitate a una singola sostanza o categoria, come le graminacee o specifici alimenti. I casi poliallergici come quelli inglesi sono invece molto più rari. Quando si è in presenza di persone con allergie molto importanti, comunque, si usano accorgimenti: per esempio, se devono sottoporsi a TAC con liquido di contrasto e hanno una storia di allergia importante, si può somministrare cortisone e antistaminici in modo preventivo. Ma si tratta di casi particolari, nella normalità chi ha un’allergia semplice a un alimento non deve preoccuparsi del vaccino anti-Covid» spiega Dagna.
Le precauzioni per i pazienti allergici
Posto che le autorità italiane al momento non hanno ritenuto di escludere preventivamente dalla vaccinazione i soggetti con gravi reazioni allergiche non legate a vaccini, anche negli Usa si procede con cautela. I membri del Comitato dei CDC (Centers for Diseases Control and Prevention) hanno approfondito i casi britannici, sconsigliando le dosi ai pazienti con «gravi reazioni allergiche» a qualsiasi ingrediente contenuto nel vaccino. Per evitare possibili conseguenze negative, si sta anche valutando un monitoraggio obbligatorio dopo la prima somministrazione, per 15 minuti. Questo lasso di tempo potrebbe essere innalzato a 30 minuti nel caso di persone che abbiano allergie anche verso altre sostanze, come alcuni cibi. «Si tratta senz’altro di una strategia utile e già in uso per altre somministrazioni di farmaci: è sufficiente trattenere il paziente per poche decine di minuti dopo la sommministrazione, per sincerarsi che in quel lasso di tempo non ci sia una reazione avversa. Nel caso si verificasse, proprio come accaduto nel Regno Unito, si può prontamente intervenire e controllare il problema» conclude l’immunologo del San Raffaele.