Da dicembre sono disponibili i vaccini per la fascia 5-11 anni e in questi giorni si percepisce la preoccupazione che proprio i più giovani possano contribuire a un rialzo dei casi di contagio, con il ritorno a scuola. Non manca, però, chi ha dubbi sull’opportunità di sottoporli a immunizzazione, soprattutto ora che la variante Omicron sta diventando prevalente.
I dubbi legittimi dei genitori
Quanto può proteggerli un vaccino pensato per la Delta? Quanto può essere efficace, se non è prevista una dose booster, al momento non autorizzata? A queste e altre domande risponde il dottor Antonio Clavenna, Responsabile del Laboratorio di Farmacoepidemiologia – Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto Mario Negri IRCCS.
Quanto protegge i più piccoli il vaccino?
Col ritorno a scuola si teme un’impennata di contagi, specie tra i più giovani e soprattutto per la necessità di utilizzare i mezzi pubblici, dove non è garantito il distanziamento. Quanto possono proteggere i vaccini, che si confermano efficaci nel prevenire le forme severe di malattia Covid, ma non altrettanto nell’impedire la diffusione del virus? «È vero che dai dati disponibili (che riguardano, però, la popolazione adulta) l’efficacia dei vaccini oggi disponibili nel prevenire l’infezione da variante Omicron risulta bassa. Occorre però considerare che, seppure raramente, anche i bambini possono avere forme gravi di infezione o di complicazioni come la sindrome infiammatoria multisistemica, così come sono descritti casi di long-Covid anche in età pediatrica, seppure con un’incidenza inferiore rispetto all’adulto. Inoltre, ci sono studi che indicano come i vaccini siano in grado di ridurre la durata della malattia e la presenza/intensità dei sintomi: questo significa una diminuzione dei disagi per il bambino e per i genitori» risponde l’esperto.
Il vaccino, quindi, è raccomandato per tutti i bambini?
«Il vaccino è particolarmente raccomandato ai bambini che hanno alcune malattie croniche come per esempio il diabete o l’asma che non risponde alle terapie farmacologiche, o con obesità e che sono pertanto a maggior rischio di malattia grave, ma anche i bambini in buone condizioni di salute possono avere benefici grazie alla vaccinazione. Oltre ai benefici strettamente sanitari, pur con i dubbi sull’efficacia nel ridurre il rischio di contagio, è possibile che con un maggior numero di bambini vaccinati la circolazione del virus a scuola e negli altri ambienti di vita quotidiana rallenti, consentendo una maggiore possibilità di svolgere le attività in presenza» spiega Clavenna.
Il vaccino può ridurre la circolazione del virus anche con Omicron?
«Al momento non ci sono evidenze, in particolare per i bambini, in quanto lo studio clinico è stato condotto prima della comparsa di Omicron e la vaccinazione nella fascia 5-11 anni è iniziata da poche settimane, quindi non è ancora possibile effettuare analisi sui dati dei vaccinati con due dosi – spiega l’esperto – È plausibile, però, che anche con un’efficacia ridotta e modesta, il vaccino possa avere un impatto anche sulla circolazione del virus: l’efficacia nel proteggere dall’infezione non sarebbe in ogni caso pari a zero (nella popolazione adulta l’efficacia nei confronti di Omicron è stimata intorno al 30%); la diminuzione della frequenza dei sintomi e della durata della malattia può avere come ricaduta una capacità diminuita di trasmettere ad altri il virus e/o una durata minore del periodo di contagiosità. Al momento, quindi, ci sono dubbi, ma esiste la possibilità concreta che la vaccinazione possa rallentare (che non equivale a eliminare) la circolazione del virus. In ogni caso i vaccini non sostituiscono altre misure di protezione come le mascherine: sono uno strumento in più per tenere sotto controllo la pandemia».
Bastano due dosi senza la “booster”?
Un motivo di perplessità da parte di molti genitori è legato al fatto che la protezione dei vaccini contro la variante Omicron è più efficace con la dose booster, che però al momento non è autorizzata per la fascia dei bambini under 12 anni. «Nei prossimi mesi si valuterà se la “booster” potrà essere raccomandata anche nei bambini. Dal momento che hanno una risposta immunitaria più vivace rispetto agli adulti è possibile che in questa fascia di età due dosi consentano di avere un’efficacia maggiore nei confronti di Omicron rispetto a quella osservata negli adulti. Nel dubbio, va considerato che finora non sono emersi segnali di attenzione sulla sicurezza del vaccino: significa che, dagli studi condotti e dall’esperienza “sul campo” negli Stati Uniti (più di 7 milioni di bambini vaccinati) e in Israele, non sono stati segnalati effetti non noti (quindi diversi rispetto al dolore al sito di iniezione, mal di testa, stanchezza, febbre, dolori muscolari e articolari nei giorni immediatamente successivi alla vaccinazione) con una frequenza superiore a quella osservata normalmente nella popolazione generale. Per questo, è consigliabile garantire anche ai più piccoli una protezione» spiega l’esperto farmacologo.
Quali rischi corrono i bambini con Omicron e senza vaccino?
«Il rischio principale deriva dalla maggior contagiosità di questa variante. Anche con un’efficacia bassa nel prevenire l’infezione e la trasmissione, la vaccinazione potrebbe permettere di rallentare la circolazione del virus a scuola e negli altri ambienti di vita quotidiana. Inoltre, diminuendo il rischio di malattia grave, si riduce il numero di bambini che necessitano di cure in ospedale: la probabilità di essere ricoverato per il singolo è bassa, ma con numeri molto elevati di casi ci sarebbe un numero non trascurabile di ricoveri pediatrici con una pressione sui reparti e sull’attività di cura» spiega Clavenna.
I giovani vaccinati devono tenere la mascherina?
L’importanza di mascherina e distanziamento è evidente, ma per quanto tempo si dovranno tenere e devono farlo anche i più giovani? «Non siamo ancora in grado di sapere come sarà l’andamento della pandemia nei prossimi mesi e anni e di conseguenza quali misure saranno necessarie. Non è da escludere che alcune di queste saranno mantenute, anche se soltanto in contesti particolari (per esempio l’uso delle mascherine in ambienti chiusi e affollati), ma solo con il tempo avremo le informazioni necessarie per prendere decisioni» conclude l’esperto.