La prima a partire con le vaccinazioni in farmacia è stata la Liguria il 29 marzo con le prenotazioni e le prime somministrazioni delle dosi di vaccini in 52 farmacie, grazie a un’intesa tra la Regione e le associazioni di categoria. Un accordo quadro tra Governo, Regioni, Province autonome, Federfarma e Assofarm ha poi permesso di estendere l’iniziativa-pilota a tutta Italia. L’obiettivo è estendere la campagna vaccinale, ma anche rendere le farmacie ancor più un punto di riferimento per i cittadini sul territorio: «La scelta di coinvolgere i farmacisti e le farmacie nella campagna vaccinale parte proprio da qui: anche durante il lockdown il farmacista è sempre stato accessibile, a tutte le ore e tutti i giorni, anche nelle festività e c’è una farmacia ogni 3000 abitanti» spiega Andrea Mandelli, Presidente della Federazione italiana dei Farmacisti (FOFI).
Ecco come funzionano le vaccinazioni in farmacia e chi può usufruirne.
Vaccinazioni in farmacia: chi le effettua e come
Per poter essere vaccinati occorre sempre prenotarsi. Sono potenzialmente 19 mila le farmacie coinvolte in tutta Italia, per un totale di circa 70 mila operatori. La Liguria è stata la Regione-pilota con oltre 50 farmacie che hanno aderito e medici che vaccinano con l’assistenza dei farmacisti. I “punti di vaccinazione territoriale” in farmacia, come sono stati definiti in Liguria, dovrebbero salire a 120-150 entro la fine di aprile, permettendo di effettuare oltre 7mila vaccinazioni alla settimana. Anche il Lazio ha annunciato 1.000 adesioni, mentre da metà aprile il progetto coinvolgerà tutta la Penisola, a partire dalla Toscana che ha fatto sapere di essere pronta in circa 2 settimane anche con la formazione dei “vaccinatori”.
Chi vaccina
A somministrare i vaccini saranno farmacisti istruiti per la vaccinazione anti-Covid attraverso un corso di formazione (anche a distanza), organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità: «Tutti i farmacisti che completeranno con successo il corso, svolgeranno con un tutor medico o infermiere un’esercitazione pratica, poi potranno vaccinare direttamente i cittadini» spiega il presidente della FOFI. I farmacisti o i medici affiancati dai farmacisti devono indossare camici monouso e mascherine Ffp2/Kn95, mentre l’accordo quadro prevede che siano le Aziende sanitarie locali a distribuire le dosi vaccinali alle farmacie che aderiscono alla campagna, che riceveranno una remunerazione di 6 euro per ogni vaccinazione effettuata. «Il protocollo detta le modalità con cui si devono svolgere le vaccinazioni praticate dal farmacista in farmacia e quello schema vale per tutto il territorio nazionale. Quanto all’avvio della vaccinazione in farmacia questa è affidata ad accordi locali tra le amministrazioni regionali e le organizzazioni sindacali che rappresentano le farmacie – precisa Mandelli – Da questi dipende la partenza del servizio e la fissazione del calendario, come avviene per tutti i siti vaccinali. L’adesione delle farmacie e dei farmacisti è comunque volontaria».
Chi può essere vaccinato
I criteri di chiamata seguono i parametri nazionali di priorità, dunque prima di tutto l’età e il livello di rischio. Chiunque può prenotarsi, ma dalle somministrazioni in farmacia sono esclusi i soggetti con estrema vulnerabilità o chi ha avuto in passato reazioni allergiche gravi. Prima di ricevere la dose, occorrerà compilare un modulo sul consenso informato e fornire tutti i dati anagrafici richiesti insieme all’autodichiarazione di non aver avuto negli ultimi 14 giorni contatti stretti con persone affette da Covid- 19, non avere febbre superiore a 37.5 gradi né sintomi compatibili con il Covid-19, e di non essere positivi a test per Sars-CoV-2.
Dove ci si vaccina
L’intesa Stato-Regioni-Farmacisti prevede, nel protocollo, che siano individuati locali idonei per la gestione della fase preparatoria, della somministrazione e del monitoraggio successivo: dovranno «essere di dimensioni adeguate a garantire il distanziamento fisico previsto dalle norme anti Covid». In particolare sono previsti accessi regolamentati con cartelli che indichino chiaramente la capienza massima delle sale; devono esserci adeguati livelli di filtrazione degli impianti di areazione, dispenser con gel igienizzanti, frigoriferi per la conservazione delle fiale, un ambiente dedicato alla vaccinazione o separato dal locale di vendita. In alternativa la vaccinazione può essere effettuata negli stessi locali, ma a farmacia chiusa agli utenti o con modalità che garantiscano riservatezza e sicurezza.
Le misure di sicurezza (anche per gli allergici)
La vaccinazione avviene in un locale individuato appositamente per l’operazione, indossando la mascherina (anche chi riceve il siero) e dopo aver igienizzato le mani e controllato la temperatura, che non deve essere superiore a 37,5 gradi (altrimenti la somministrazione non potrà avvenire). Dopo l’inoculo bisogna attendere in un’area dedicata per 15 minuti, il tempo di monitoraggio di eventuali reazioni. In questo caso il farmacista fornirà un supporto di emergenza, allertando il numero di pronto soccorso 118. Nello specifico, il protocollo prevede che in caso di orticaria, problema respiratorio o emodinamico sarà chiamata un’ambulanza. In caso di grave anafilassi con pericolo di vita, invece, il farmacista potrà somministrare adrenalina intramuscolo, ripetendone l’iniezione dopo 5 minuti. Se non si verificano eventi avversi, sarà fissato l’appuntamento per la seconda dose. Al cittadino sarà rilasciata un’attestazione, mentre i dati dell’operazione saranno inseriti nel sistema informatico collegato al sistema sanitario nazionale.
L’utilità per i cittadini
Oltre a incrementare i punti vaccinali e quindi contribuire all’accelerazione della campagna di immunizzazione, la possibilità di ricevere il siero rafforza il ruolo di presidio delle farmacie sul territorio: «Nel futuro dell’assistenza sul territorio i farmacisti di comunità saranno sempre più coinvolti in collaborazione con gli altri professionisti per far sì che siano le cure a essere portate al cittadino e non il cittadino a doversi spostare per ottenerle. È quello che prevede la farmacia dei servizi, il modello che avrebbe dovuto essere sperimentato nelle regioni proprio nei primi mesi del 2020, che prevede prestazioni a supporto dell’aderenza alla terapia, servizi di telemedicina e di diagnostica e altri ancora» conclude Mandelli.