Due vaccini già in distribuzione e il terzo, quello di Astra Zeneca, in via di approvazione, si spera, entro fine gennaio. Nel momento in cui scriviamo il nostro Paese risulta il primo in Europa per numero di vaccinati. Se tutto prosegue come è iniziato, le previsioni dicono che un italiano su 3 sarà immunizzato per fine maggio. Ma al successo dell’intera operazione si oppongono almeno 2 ostacoli: la disponibilità delle dosi è il primo, visto che Pfizer ha ridotto l’invio di nuovi vaccini proprio mentre il nostro Paese si appresta a fare i primi richiami.
Il secondo, non meno importante, dipende da noi. La vaccinazione contro il Covid non è obbligatoria e in queste settimane basta sentir parlare di rari e sporadici effetti collaterali per far vacillare anche i più convinti e sulla reale efficacia dei vaccini si scatena quotidianamente il partito dei contrari. Sono contestazioni fondate? Lo abbiamo chiesto a un grande scienziato, Emanuele Montomoli, professore di Igiene dell’università di Siena e a capo di VisMederi: questo centro di ricerca nel campo delle malattie infettive è uno dei 4 al mondo che, in sinergia con l’OMS, segue le ricerche sui nuovi vaccini anti Covid nell’ambito della fondazione internazionale Coalition for epidemic preparedness innovations.
È vero che chi viene vaccinato può comunque contagiare gli altri?
Professore, cominciamo da una voce che circola in questi giorni: è vero che chi viene vaccinato può comunque contagiare gli altri? «Non è proprio così, e questa affermazione ha creato parecchia confusione. Quando il virus “entra” nell’organismo di chi è stato vaccinato, e parlo di chi ha concluso tutto il ciclo, viene aggredito dal sistema immunitario, inattivato ed eliminato. Questo però accade nel 95% dei casi, almeno per quanto riguarda i vaccini già disponibili di Pfizer e di Moderna e del prossimo ad arrivare di Astra Zeneca. Nel restante 5% il vaccino è inefficace. Ed è anche per questo che, almeno fino a quando non si raggiungerà l’obiettivo di una copertura vaccinale a 8 persone su 10, la cosiddetta immunità di gregge, viene raccomandato l’uso di mascherine, distanziamento e igiene delle mani anche tra vaccinati e non».
Sarebbe meglio fare una sola dose a tutti?
Si discute se non sia meglio cambiare il calendario vaccinale per fare una sola dose a tutti e accelerare i tempi di copertura. Sarebbe la cosa migliore? «No, e le spiego il motivo: questi vaccini non proteggono subito dal virus, il processo richiede circa 20 giorni affinché il sistema immunitario inizi ad armarsi. Ma la protezione vera e propria scatta dopo un paio di settimane dalla seconda dose, che in un certo senso rinforza la memoria delle cellule del sistema di difesa contro il Sars-CoV2. Una sola dose dà una protezione dimezzata, come ha dichiarato anche l’AIFA, l’Agenzia italiana che autorizza l’uso dei farmaci».
È vero che i vaccini di Pfizer e Moderna possono dare effetti collaterali più forti?
È vero che i vaccini di Pfizer e Moderna possono dare effetti collaterali più forti, soprattutto nei più giovani? «Sì, ma le differenze non sono così rilevanti, com’è emerso dai risultati di uno studio pubblicato sul New England Journal e che ha coinvolto oltre 43 mila persone. Per dare un’idea, il dolore nella zona dell’iniezione è risultato forte nell’1% dei casi. Di questi, il 71% erano over 55 e l’83% nella fascia tra i 16 e i 54 anni. È comunque un disturbo che dura al massimo un paio di giorni e si risolve applicando del ghiaccio. Le stesse differenze tra under ed over 55 sono state viste per quanto riguarda stanchezza, mal di testa e febbre, tutti sintomi che richiedono solo riposo ed eventualmente un antinfiammatorio. Certo, spaventa la sindrome di Bell, ciòè la paralisi temporanea dei muscoli di un lato del viso, ma anche qui, si può verificare in un caso su 1.000 e soprattutto si risolve in breve tempo senza lasciare tracce. Comunque, qualsiasi disturbo, anche banale, andrebbe comunicato al medico, che a sua volta lo inoltra a un sito internazionale attivato ad hoc per questi vaccini».
E gli effetti collaterali a lungo termine?
Preoccupano molto gli effetti collaterali a lungo termine: cosa c’è di vero? «Il dubbio principale è sull’infertilità, soprattutto maschile, per quanto riguarda i vaccini di Pfizer e di Moderna, ma non ci sono dati che possano far pensare a qualcosa del genere. In generale, sia il rischio di infertilità sia quello di sviluppare altre malattie come le autoimmuni, sono improbabili e le spiego il perché: questi vaccini portano nell’organismo un pezzettino di RNA, il materiale genetico che si “appoggia” nella parte esterna delle cellule e le induce a produrre la famosa spike, quella proteina del coronavirus che poi il nostro sistema immunitario riconosce come estranea e contro la quale inizia a produrre anticorpi. La cosa importante però è che, una volta concluso il processo, l’RNA si autodistrugge e viene eliminato. In pratica del vaccino nel corpo non resta nulla».
I rischi per chi soffre di allergie?
Chi soffre di allergie però può avere effetti collaterali pericolosi e le autorità sanitarie statunitensi raccomandando la massima precauzione. Cosa facciamo in Italia? «Nei Paesi in cui la campagna vaccinale è stata avviata prima di noi hanno visto che le reazioni gravi si sono concentrate su chi ha sofferto in passato di episodi anafilattici così intensi da dover tenere sempre con sé una siringa per l’iniezione rapida di adrenalina. La raccomandazione per questa categoria di persone è innanzitutto di verificare gli eccipienti contenuti nel vaccino (sono elencati nei fogli che vengono consegnati nei giorni precedenti alla vaccinazione. ndr) e parlarne con l’allergologo. Uno studio imponente pubblicato sul Journal of allergy and clinical immunology ha riportato che il rischio di una reazione anafilattica grave si verifica in media in un vaccinato su un milione e, secondo gli esperti, i vaccini anti-Covid non si discosteranno da questi numeri. Certo, se dovesse verificarsi bisogna essere pronti a intervenire tempestivamente. Ma è anche per questo che la vaccinazione viene eseguita in ospedale, nelle Asl e negli ambulatori medici».
E chi soffre di malattie autoimmuni?
Chi soffre di malattie autoimmuni corre dei rischi? «Nessuno dei 3 vaccini contiene adiuvanti, cioè quelle sostanze che vengono aggiunte per “rafforzare” la risposta del sistema immunitario e che possono causare una riacutizzazione della malattia. Certo, la prudenza è necessaria e, proprio per questo, la Società italiana di reumatologia ha appena redatto un documento ad hoc che vale per tutte le malattie autoimmuni. In sintesi, non ci sono controindicazioni particolari quando la malattia è in remissione, cioè “spenta”, oppure se è ben controllata farmacologicamente. Altrimenti, in accordo con lo specialista, la vaccinazione può essere spostata di qualche settimana. Lo stesso vale per i malati oncologici: il consiglio è di rimandarla se stanno seguendo un ciclo di chemioterapia».
I vaccini sapranno difenderci dalle varianti del virus?
Parliamo delle varianti: a oggi siamo già a quota 3 accertate. I vaccini sapranno difenderci? «Per ora quelli che abbiamo sono efficaci. Intanto, a titolo di rassicurazione, cito un articolo appena pubblicato sul Financial Times, dove la casa farmaceutica BioNTech, che insieme a Pfizer ha prodotto il primo vaccino in uso, spiega che in caso di necessità, in meno di 2 mesi si potrebbe avere una versione “corretta”. Teniamo presente che nel mettere a punto la struttura molecolare del vaccino viene già preventivato che potrebbero esserci correzioni visto che i virus a RNA, com’è per l’appunto il Sars-Cov2, si modificano nel tempo».
Chi ha già avuto il Covid deve fare il vaccino?
Chi ha già avuto il Covid deve comunque sottoporsi alla vaccinazione? «Assolutamente sì, anche chi è guarito di recente. Stiamo vedendo che nei malati, perfino in quelli con sintomi importanti, il titolo anticorpale, cioè la percentuale di anticorpi che crea l’organismo, non rimane stabile ma tende a decrescere nel tempo. E questo fa sì che la persona torni a essere vulnerabile al Sars-CoV2 e a sua volta a rischio di trasmettere il virus».
I vaccini ora in uso garantiscono lo stesso livello di protezione o no?
Pfizer e Moderna per il personale sanitario, AstraZeneca per gli altri: significa che i primi offrono maggiori protezioni rispetto all’altro? «No, assolutamente, questi primi 3 hanno la stessa efficacia e probabilmente anche i prossimi a venire, da qui al 2022. Pfizer è stato destinato al personale sanitario semplicemente perché erano i primi da vaccinare. Quello di Moderna potrebbe essere usato già a fine mese per gli over 80».
Il vaccino per le donne in gravidanza
L’Unione europea è scesa in campo per sottolinearne la sicurezza del vaccino per le donne in gravidanza, ma non ci sono studi. Si può stare tranquilli? «Questi 3 vaccini non sono a base di virus “vivo” e non contengono adiuvanti: è su questa base che vengono considerati “sufficientemente sicuri” per le future mamme. Io sono dell’idea che sia una valutazione da fare caso per caso. La vaccinazione può essere indicata per esempio se la donna è diabetica o ipertesa, fattori che, come si è visto, aumentano la probabilità di contrarre l’infezione o di soffrirne in modo più grave».
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