Avevo 20 anni quando il viaggio mi soccorse per la prima volta. Non ricordo più il disagio, ma la sensazione di cura sì, è ancora nitida nella mia memoria. Mi iscrissi a un trekking di 5 giorni sulle Dolomiti di Brenta. Io che ero nata e vissuta in Puglia, e che in montagna ci ero salita solo in funivia, pensai che quella fosse l’unica forma di fuga che potessi permettermi con le mie finanze. Un mio amico scout mi aiutò a comporre lo zaino, al quale aggiunsi di nascosto un paio di vestitini e un tacco 12, ché non si sa mai. Si accorsero subito che ero un’impostora, ancor prima di vedermi muovere un passo sulle rocce. Ancor prima che svelassi il perché di quello zaino troppo pesante e che mi costringessero a lasciare scarpe e vestitini al secondo rifugio.
Ero un’intrusa come sempre mi sono sentita in viaggio. Non appartengo ai luoghi che visito, non appartengo alla tribù di chi li attraversa. Ho viaggiato con ogni mezzo, a piedi, in bici, in treno, in pullman, in camper, persino a cavallo. Senza mai divenirne esperta. Facendo innumerevoli errori da cui non ho mai potuto imparare perché sono passata ad altro. Ho attraversato innumerevoli posti, seminando buoni propositi sulla “prossima volta”, ma non ci sono quasi mai tornata.
Ho capito che, del viaggio, ciò che mi cura è la scomodità, il malessere, il sentirmi fuori posto, il disorientamento. Ovvero ciò che mi fa bramare il ritorno a casa mentre sono fuori e ciò che mi fa desiderare di partire quando sono a casa. La scomodità è l’interruttore che accende i miei sensi, che mi mette in ascolto, anche verso me stessa. È ciò che mi impedisce di fuggire con la mente altrove e che mi radica nella situazione presente. È ciò che scava le rughe del sorriso sul mio viso, perché non mi capita mai di ridere così tanto come quando viaggio scomoda. La scomodità mi ha insegnato che c’è sempre qualcosa che manca nel mio bagaglio, tanto vale ridurlo al minimo. E che sentirmi a mio agio, nella quotidianità, è solo un’illusione, costruita a un prezzo altissimo. Possiamo abitare scomodi nel nostro corpo, nella nostra vita, ed essere, proprio per questo, più felici.
Quello in edicola questa settimana è un numero speciale di Donna Moderna, con un inserto centrale di 24 pagine dedicato al viaggio lento in Italia. Assaporatelo, sottolineatelo, ritagliatelo, progettateci sopra la vostra estate. E poi raccontatemi cosa significa viaggiare per voi.