Anni fa scappai a gambe levate dal condominio dove vivevo perché il mio vicino di pianerottolo era insostenibile: passava il tempo a molestare tutti quelli che abitavano nel palazzo, restava attaccato allo spioncino e mandava insulti in romanesco a chiunque passasse per le scale.
All’inizio mi era sembrata una cosa folkloristica, ma a lungo andare – anche perché aveva preso la pessima abitudine di suonare i campanelli nel cuore della notte, rubare la posta e lasciare la spazzatura nei luoghi più impensabili – mi ero sentita involontaria protagonista di un mix fra due grandi classici sul tema, La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock e Duplex di Danny De Vito, con una spruzzata del nuovo Cattiverie a domicilio con Olivia Colman (di cui avete appena letto l’intervista).
Vicini da incubo: la storia di Carla
Effettivamente, i “vicini da incubo” sono un topos del contemporaneo. Secondo i più recenti dati elaborati da Ipsos per Changes Unipol, un italiano su 3 ha o ha avuto rapporti conflittuali con i propri dirimpettai (dei 7 su 10 che vivono in condomini o complessi). E la cronaca è una lunga scia di conflitti degenerati, come accaduto a Umbertide, in Umbria, dove 2 settimane fa un uomo ha minacciato i vicini con una pistola, poco importa che fosse “solo” una scacciacani, o a Gallarate, in Lombardia, dove sono stati coinvolti in una rissa condominiale anche i poliziotti arrivati per sedare l’alterco. «Sul giornale ci potevo finire anch’io» mi dice Carla Rocchi, segretaria della provincia di Reggio Emilia.
«Per poco non sono stata picchiata dagli inquilini del piano di sopra, che mi hanno reso la vita impossibile per 2 anni. Amavo il mio appartamento, ma dopo il loro arrivo… il disastro: feste a ogni ora del giorno e della notte, musica al massimo del volume, per non parlare delle furiose litigate nel cuore della notte. Mio figlio di 10 anni cominciava ad avere paura perfino a fare le scale. E quando ho denunciato, le cose sono peggiorate: mi hanno detto che se non mi fossi rimangiata tutto, mi avrebbero sfasciato casa. Per mesi ho vissuto nel terrore. Fino a quando ho deciso di andarmene. Per fortuna ero in affitto. Ho scelto, ancora traumatizzata, una villetta in campagna».
La storia di Natascia
Simile l’esperienza di Natascia Gagliaro, romana: «Sono nata e cresciuta alla Garbatella, un quartiere che è come una grande famiglia. Non ho mai avuto nessun problema, fino a quando la signora del terzo piano è morta e suo figlio ha preso il suo posto. Da quel momento ho perso la pace. Prima ha costruito un gazebo sul terrazzo, che con la pioggia diventava un colabrodo sul mio balcone, poi ha deciso che il mio posto nel parcheggio condominiale doveva andare a lui e ha iniziato a minacciarmi perché, a suo avviso, non mi sarei dovuta lamentare! Se ne sono uscita, devo dire grazie alle forze dell’ordine e all’avvocato che mi ha aiutato a tutelarmi».
Vicini da incubo: una realtà per molti italiani
«Vivere in un condominio può rivelarsi più complesso del previsto» spiegano da Altroconsumo, che dedica grande attenzione ai problemi di vicinato. «Le questioni nascono dalla scarsa educazione e dall’inerzia dell’amministratore, e producono una crescente frustrazione. Ma i condomini sottovalutano il loro potere, che possono mettere in atto a cominciare dalla richiesta di assemblee urgenti». Utilissimo conoscere le regole che un tempo sarebbero state definite di buona educazione e che non di rado vengono dimenticate: sono ben specificate tanto nei regolamenti della Polizia Urbana quanto nel Codice Civile e Penale.
Un esempio? Utilizzare per i fiori appositi alloggi, non far cadere acqua dal terrazzo, operare correttamente la raccolta differenziata, non sporcare il pianerottolo o le scale. Leggere il regolamento di condominio – che specifica le norme di utilizzo delle parti comuni, incluse quelle relative al rispetto reciproco, e che spesso include regole su rumori, orari di silenzio, uso degli spazi – è sicuramente un buon punto di partenza.
Cosa fare in caso di reati
«In caso di gravi violazioni come lo stalking condominiale, ovvero comportamenti molesti e persecutori nei confronti dei vicini, è opportuno rivolgersi alle autorità locali o alla polizia. Registrazioni audio, testimonianze, foto sono fondamentali per supportare eventuali denunce, ma di certo è sempre meglio avere inizialmente un approccio soft, rivolgendosi all’amministratore. Qualora non bastasse, si può procedere con una diffida attraverso un legale e poi, se le cose non si risolvono, con una denuncia o una querela» consiglia l’avvocato Piergiorgio Assumma, dell’omonimo studio legale specializzato in diritto penale.
Vicini da incubo: parlano i dati
«Uno dei reati che ha preso molto piede negli ultimi anni è la violenza privata, che si verifica per esempio quando un condomino non permette l’uscita dal garage della vettura di un altro o blocca gli spazi di manovra. Anche in questo caso, la procedura da seguire è la stessa». Naturale chiedersi quali siano le città più litigiose. Secondo i dati Ipsos, si tratta di Napoli (il 37% ha litigato almeno una volta con un vicino), seguita da Roma (34%), Cagliari (33%) e Torino (31%). Quelle in cui le relazioni risultano più armoniose sono, invece, Firenze (il 79% dichiara di non aver mai avuto liti condominiali), Milano e Verona (75%).
Ma per cosa si litiga? Per il rumore (29%) e i comportamenti sgraditi dei condomini (27%), ma anche per il parcheggio, le spese, gli animali domestici e la raccolta differenziata. Aveva ragione Danny De Vito in Duplex: «Si dice che non puoi scegliere la tua famiglia. Lo stesso vale per i vicini».