La Camera approva il disegno di legge sulla videosorveglianza in asili e ospizi
Asili nido, scuole dell’infanzia e residenze socio-assistenziali per anziani e disabili potrebbero in futuro essere dotati di sistemi di videosorveglianza per tutelare i minori e le persone fragile affidate a queste strutture, luoghi che periodicamente finiscono al centro della cronaca per inchieste su maltrattamenti e abusi su bimbi e persone vulnerabili.
Il disegno di legge che prevede la possibilità di installare “occhi elettronici” – e non l’obbligo – è stato approvato alla Camera, con 440 voti favorevoli e il dissenso di Pd e Gruppo misto, pari a 110 astenuti. Nella precedente legislatura una proposta simile si era arenata nelle secche del Senato, dopo il via libera dato dai deputati. Questa volta, a Montecitorio, si sono bruciate le tappe perché è stata seguita la procedura d’urgenza, opzione possibile poiché si è mantenuto il vecchio testo del 2016 come base di lavoro. Il ddl passerà ora a Palazzo Madama, dove giace almeno una bozza simile. Qui la partita è tutta ancora da giocare, rinviata molto probabilmente a inizio 2019. Nelle prossime settimane i senatori dovranno dare la precedenza alla trattazione della manovra di bilancio.
La prima firmataria: “Contemperati tutti i diritti”
“Siamo molto soddisfatti per questo primo risultato, che è il frutto di un lavoro intenso e traduce in concreto quello che le famiglie desiderano e ci chiedono” sottolinea la deputata di Forza Itala Annagrazia Calabria, prima firmataria del ddl. “È stato decisivo l’aver ottenuto il voto favorevole dei partiti della maggioranza di governo, centrando l’obiettivo dell’approvazione nel giro di pochi mesi. La palla adesso passa al Senato. Si dice che lì siano maestri nell’insabbiare i progetti di legge. Speriamo che questa volta vada diversamente. Il testo è stato modificato con alcuni emendamenti, recependo le indicazioni del garante e le nuove direttive Ue in materia. Abbiamo trovato un punto di equilibrio per bilanciare gli interessi di tutte le parti in campo, cioè la protezione dei minori e delle persone più fragili, la libertà di scelta dei metodi educativi e di insegnamento e la tutela della riservatezza dei soggetti che vengono filmati”.
Ecco i principali punti della normativa
La legge in lavorazione, in estrema sintesi, prevede la possibilità di collocare videocamere a circuito chiuso nelle scuole per l’infanzia e nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità, istituti pubblici o privati che siano, paritari, convenzionati e non, diurni, residenziali e semiresidenziali.
L’accesso alle registrazioni a circuito chiuso, protette da chiavi criptate e conservabili per un periodo di tempo limitato, non sarà consentito al personale dei singoli istituti o delle amministrazioni di riferimento e neppure ai familiari o ai rappresentanti dei soggetti protetti.
Le immagine potranno essere acquisite solo come “prova documentale in un processo penale” – cioè nell’ambito di un procedimento avviato in base a una denuncia o una segnalazione, non in tempo reale – ed esclusivamente “su iniziativa della polizia giudiziaria o del pubblico ministero”. Eccessi e controlli illegali, nella visione e nell’uso dei filmati, saranno perseguiti e puniti. L’utilizzo di webcam è espressamente vietato.
Le ragioni della scelta legislativa
“I dati in nostro possesso – spiega sempre l’onorevole Calabria, ricordando le ragioni della scelta legislativa – ci parlano di un allarme sociale grave, un’emergenza. Le cronache degli ultimi anni riportano un numero sempre maggiore di episodi di maltrattamento, il cui solo pensiero ci riempie di dolore: bambini costretti a mangiare il proprio vomito, lasciati al buio, colpiti con gomitate, minacciati; anziani e disabili che subiscono violenze fisiche e psicologiche pesantissime, percosse continue, somministrazione di cure con farmaci scaduti o irregolarmente conservati, o che sono alloggiati in un sottotetto o addirittura legati con lenzuola ai letti”.
Abusi sugli anziani, ecco qualche dato
Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, aggiornate al 2017, un anziano su sei nel mondo subisce una qualche forma di abuso, intendendo con questo termine tutte le “azioni o la mancanza di azioni appropriate che possono causare danni o disturbi ad una persona di età avanzata in qualsiasi rapporto in cui ci sia un’aspettativa di fiducia”.
In Europa circa 40 milioni di uomini e donne della terza età sono vessati da maltrattamenti. In Italia un anziano su tre è vittima di violenza, stando alle analisi della Società italiana di gerontologia e geriatria: 2,9 milioni di over 65 sono sottoposti a sevizie psicologiche, 600 mila entrano nel mirino di truffatori, 400 mila vengono aggrediti fisicamente, 100mila sono oggetto di abusi sessuali. Stando a un’indagine della Federazione nazionale collegi infermieri, il 68.7 per cento dei ricoverati nelle case di riposo è sottoposto a contenzione fisica. La percentuale della contenzione farmacologia sarebbe ancora più alta.
Favorevoli, contrari e scettici
L’onorevole Gabriele Toccafondi del Gruppo misto, sottosegretario all’Istruzione nel governo Gentiloni, è più che critico. “Il giacobinismo – dichiara a Repubblica e ribadisce da Facebook – alla fine ha portato sulla ghigliottina gli stessi giacobini, per questo il buon senso sarebbe preferibile alla demagogia”. A suo parere, con riferimento al ddl, sarebbe “molto meglio lavorare ed investire su formazione, selezione, controlli. Non possiamo permetterci di far decadere nel sospetto permanente i rapporti fra familiari dei bambini e degli anziani e insegnanti e operatori”.
Nelle pagine Facebook del gruppo “Sì alle telecamere”, invece, prevalgono i commenti favorevoli, conditi però con abbondanti dosi di scetticismo e sfiducia. Brucia ancora il naufragio del disegno di legge del 2016. Le mamme meno ottimiste hanno paura che il copione si ripeta: tante promesse, alla fine nessun risultato concreto.
I pareri delle mamme pasionarie
Scrive una madre: “Sembra di esagerare, ma le telecamere servono a proteggere le persone fragili e bisognose di cure e non di violenza”. Altre sottolineano: “Finalmente, era ora”. Un’altra ancora rilancia: “Il disegno di legge deve comprende tutte le scuole”. E c’è chi racconta: “L’unica contenta di questa cosa è la maestra della materna di mia figlia. Mi ha detto: ‘Magari le mettessero, potreste gustarvi i vostri bambini quando fanno delle cose bellissime tra di loro e vi renderete di più conto di quanto sono speciali!….’. Ecco, non ha paura delle telecamere chi non ha nulla da temere, perché svolge il suo lavoro come deve”.
Non mancano le critiche: “Non hanno tenuto conto dei nostri suggerimenti. Le telecamere non saranno obbligatorie ma facoltative, a discrezione delle singole strutture. Per questo siamo profondamente dispiaciute e amareggiate. Purtroppo, se non si conoscono o non si vivono questi drammi direttamente, è davvero difficile cogliere l’importanza di quante cose si possano e si debbano fare per migliorare la situazione”.
Intanto la Regione Lombardia….
La Regione Lombardia intanto ha giocato d’anticipo, su binari paralleli. L’anno scorso ha approvato una legge per incentivare la collocazione di sistemi di sorveglianza interni nelle 700 strutture per anziani e per disabili disseminate sul territorio, con una dotazione di 1,4 milioni di euro e la compartecipazione delle spese. Le video telecamere – precisano le disposizioni – si possono installare “previo accordo con le rappresentanze sindacali e nel rispetto della normativa statale in materia di tutela dei lavoratori”.
Il 12 giugno di quest’anno la maggioranza dei consiglieri ha dato mandato alla giunta, attraverso una mozione, di far inserire l’installazione di videocamere tra i requisiti indispensabili per l’accreditamento delle residenze socio-sanitarie per anziani e per disabili, con l’obiettivo di prevenire “azioni lesive della dignità di ospiti e operatori”, e per “evitare episodi di maltrattamenti e violenze”.
Il 2 agosto, sempre in Lombardia, la Giunta ha varato un progetto di legge con le “Iniziative a favore dei minori che frequentano nidi e micro nidi” e ha stanziato fondi biennali ad hoc: 330mila euro per sensibilizzare, prevenire, formare e informare operatori e famiglie e 600mila euro per la collocazione di videocamere, in via sperimentale e su base volontaria, nelle strutture educative per i più piccoli.