Arriva dall’hinterland milanese, da Pero, la notizia dell’ennesimo caso di abusi avvenuti in una scuola materna (statale), reso noto a indagini concluse. Schiaffi, spinte e calci a bimbi tra i tre e i cinque anni. Sfuriate, rimproveri, pianti terrorizzati. Le telecamere nascoste dai carabinieri in un mese hanno ripreso 42 episodi violenti e registrato la “colonna sonora” delle vessazioni.
Il maestro violento agli arresti domiciliari
Il protagonista negativo delle scene pesanti, un maestro di 64 anni, è stato arrestato su ordine della magistratura e messo ai domiciliari. “Le immagini e l’audio – raccontano gli investigatori dell’Arma – danno conto di urla contro i bambini e di rimproveri molto severi che lasciavano spazio anche all’uso delle mani e dei piedi, per colpire, strattonare, assestare calci. Le vittime erano quei piccoli che litigavano o che non volevano dormire durante le ore destinate al sonnellino pomeridiano”.
Le indagini sono partite dalla querela di un genitore, padre di un bimbo tornato a casa dall’asilo con un braccio rotto. Non è stato possibile attribuire l’origine della frattura all’insegnante, sul quale in paese giravano da tempo preoccupanti commenti, ma l’attenzione si è concentrata su di lui. Ed è saltato fuori tutto il resto. L’accusa è di maltrattamenti continuati.
Si riapre il dibattito: telecamere sì o no?
La storia, dunque, si ripete. E si riaccende la discussione sull’opportunità, o meno, di dotare di sistemi di videosorveglianza fissi le strutture che ospitano persone indifese e vulnerabili. In lavorazione, in Parlamento, anche in questa legislatura c’è un disegno di legge che prevede l’installazione di telecamere in nidi e asili e pure in case di riposo e comunità per disabili e minori disagiati. La Camera ha dato l’ok in tempi strettissimi, bruciando le tappe. In Senato c’è il timore che il provvedimento si incagli, come è successo nella precedente tornata.
In Senato tutto rimandato all’anno prossimo
“A Montecitorio – racconta la senatrice Gabriella Giammanco, di Forza Italia, da anni impegnata nella battaglia per l’introduzione dei sistemi di sorveglianza – è stata applicata la procedura d’urgenza, perché si è riproposto il testo approvato nella precedente legislatura. Da noi, a Palazzo Madama, non sarà possibile. Si dovrà seguire l’iter ordinario, i tempi non saranno brevissimi. Se ne riparlerà l’anno prossimo. In queste settimane – spiega la parlamentare – ci sono altre priorità, inderogabili. Siamo stati impegnati fino a ieri con il decreto fiscale, entro il 31 dicembre dobbiamo varare la manovra di bilancio. Poi ci impegneremo al massimo – promette sempre Giammanco – per approvare il ddl sulle telecamere, per cui mi sto battendo dal 2008”.
La Regione Lombardia approva una legge ad hoc
Intanto la Regione Lombardia ha anticipato i tempi, sorpassando in corsa deputati e senatori. Il Consiglio regionale del Pirellone ha approvato, con 57 voti favorevoli e 16 contrari, la legge proposta dalla giunta per puntare “al benessere e alla tutela dei minori che frequentano nidi e micronidi” e favorire la collocazione di “occhi elettronici” nelle strutture per i più piccoli (non anche nelle materne, però), con impianti a circuito chiuso e la garanzia della massima riservatezza. “I filmati – viene precisato – saranno resi disponibili esclusivamente all’autorità giudiziaria”.
Incentivi all’installazione (che rimane volontaria)
Il posizionamento di telecamere fisse in nidi e micronidi – ammesso sia in strutture pubbliche sia in strutture convenzionate e private, a parità di condizioni – non sarà obbligatorio, ma volontario. Per incentivarlo, avviando una fase di sperimentazione, la Regione Lombardia metterà a disposizione un pacchetto di contributi economici. Verranno distribuiti “600 mila euro per l’installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso (300mila euro per il 2019 e 300mila euro per il 2020) e altri 300mila per sensibilizzare, prevenire formare e informare operatori e famiglie, sempre in due anni”.
La legge regionale lombarda – “la prima in Italia”, rimarcano i promotori – entrerà in vigore dopo la pubblicazione sul Bollettino ufficiale dell’ente. Salvo complicazioni. Il Governo, infatti, potrebbe impugnarla. “Ma non succederà”, scommettono dal Pirellone, dove non si esclude il futuro allargamento delle disposizioni anche alle scuole materne.
I commenti dei politici
L’assessore regionale alla Famiglia, la leghista Silvia Piani, ha respinto le critiche e le osservazioni delle opposizioni, che parlavano di “rischio grande fratello” e decisioni prese senza avere dati esatti sui casi violenti avvenuti nel territorio. “La sicurezza dei più piccoli – ha dichiarato l’esponente della giunta – deve essere una priorità assoluta. Nidi e micronidi sono essenziali per la crescita dei minori, oltre che uno strumento di conciliazione dei tempi famiglia-lavoro. Perciò le situazione di maltrattamento, ancorché isolate, vanno prevenute, per contrastarle. Abbiamo chiesto alle Aziende sanitarie di intervenire perché siano loro a formare il personale affinché individui il prima possibile eventuali segnali di disagio e favorisca una migliore circolazione delle informazioni tra organismi pubblici e privati. Divulgare le buone prassi per la corretta gestione delle segnalazioni assicurerà un’azione più efficace di prevenzione e di contrasto, oltre che una migliore assistenza alle vittime e alle famiglie”.
“Mi sembra un risultato positivo, raggiunto rispettando le prerogative e le competenze reciproche – commenta la senatrice Giammanco – Va nella direzione auspicata anche sul piano nazionale. È un segnale e deve essere uno stimolo per noi. Altre regioni dovrebbero farlo”.