Siamo mamme, niente sesso?
C’è una scena emblematica in The lost Daughter, il film di Maggie Gyllenhaal ispirato al romanzo di Elena Ferrante La figlia oscura. Leda, la protagonista, è al parco giochi con le figlie piccole: le guarda giocare e intanto pronuncia parole intime e oscene al telefono con il suo amante. È un flashback breve eppure disturbante, perché impone una sostanziale compatibilità tra maternità e sessualità, poli che nella nostra cultura ancora si respingono. Ce li mostra nella loro compiutezza – una madre amorevole che sorveglia le figlie, una donna eccitata che stuzzica il suo amante – sovrapponendoli fino a provocare, negli occhi di chi guarda, una scossa: quel corto circuito emotivo che è l’anima del libro e del film e, meglio di ogni trattato, smaschera fantasmi e cliché sulla maternità. Fino a infrangere il tabù della “madre sessuale”: ossimoro ancora difficile da pronunciare ad alta voce.
Dopo il parto, il corpo delle mamme cambia
Lo dobbiamo anche al nostro retaggio. «Ci hanno cresciuti nel dogma della Madonna Vergine» rilancia Francesca Romana Tiberi, psicosessuologa. «Il nesso tra maternità e verginità è una lampante contraddizione in termini, che però respiriamo da sempre, con l’implicito corollario che sei o Madonna o… Maddalena. A questo pregiudizio si aggiungono considerazioni di natura psicologica: dopo il parto, il corpo inevitabilmente cambia. Cambia soprattutto il nostro modo di concepirlo. Dopo essere state abitate e trasformate dalla gravidanza, succhiate e stremate dall’allattamento, ripensarci come creature eroticamente attraenti e capaci di provare desiderio è un viaggio complesso, legato al bisogno di ridisegnare il nostro ruolo affettivo e sociale».
Se per molte è un percorso naturale, altre possono metterci parecchio. «Noi donne viviamo di cicli, è un continuo perdersi e ritrovarsi» racconta Marta, 38 anni, madre di 2 bambine. «Riconciliarmi con la sessualità è stato un po’ come quando, alle prime esperienze, componevo a tentoni la mia mappa del piacere, irretita dalla mitologia del punto G, per poi scoprire che ogni esperienza è irripetibile, che siamo sentimentalmente e biologicamente mutevoli. Dopo le gravidanze è stato lo stesso: sono tornata a esplorarmi, ad allenarmi per restituire grazia e fluidità ai movimenti e guardarmi allo specchio senza imbarazzo. Per ricominciare a piacermi. Solo allora ho ripreso il filo interrotto della sessualità col mio compagno».
Mamme: la nascita di un figlio spezza un equilibrio
Se ne parla poco, ma la nascita di un figlio spezza un equilibrio che talvolta mette in crisi anche compagni e mariti. «Subiscono gli stessi condizionamenti» riconosce Tiberi. «Alcuni neopadri iniziano a guardare in maniera diversa il corpo delle compagne: persino assistere a un evento emozionante come il parto può a volte interferire in futuro con gli aspetti più poetici di un rapporto sessuale». Ma se gli uomini di rado mutano abitudini e preferenze a letto, i desideri di una madre che torna sessualmente attiva possono invece evolvere. «Si parla di calo della libido, la verità è che il corpo di una madre è un organismo perfettamente funzionante. A cambiare sono spesso i vissuti e la natura del desiderio» continua la psicosessuologa. Detto in modo un po’ brutale: una volta onorati i conti col nostro orologio biologico, diventiamo più consapevoli di ciò che vogliamo. «Paradossalmente, la sessualità diventa più matura, esigente. E forse meno tollerante rispetto a certe manchevolezze del partner».
Maternità e sesso: le statistiche
Secondo una recente ricerca condotta su un campione di quasi 4.000 iscritti da Ashley Madison, community internazionale per chi ricerca incontri extraconiugali, il 46% delle utenti madri non si ritiene appagata dal sesso col partner, il 14% sostiene che il coniuge trascuri i bisogni femminili. E per l’86% l’esperienza extraconiugale ha migliorato la vita familiare e genitoriale. «Ho cominciato a sentirmi bella e capace di sedurre solo dopo la nascita dei figli» confessa Ornella, 52 anni. «La maternità mi ha dato sicurezza, ho capito che non avevo più bisogno di specchiarmi negli occhi di nessuno. Questo, però, ha travolto l’equilibrio del mio matrimonio: mio marito non mi riconosceva. Anzi: non mi vedeva proprio. È stato, credo, per mettere alla prova quella nuova energia, anche erotica, che ho cercato altre storie. Il tempo di capire che non avevo bisogno nemmeno di quello, e di dare modo a lui di imparare a guardarmi con occhi nuovi. Dopo una lunga crisi, siamo tornati insieme, con un affiatamento che non conoscevamo».
Il mito della milf
«Il mito della milf» ironizza la sessuologa Francesca Romana «è nato come categoria del porno, ma ha paradossalmente sdoganato più di tante battaglie l’idea che le mamme abbiano una sessualità e siano creature desiderabili». Eppure c’è sempre un gigantesco elefante nella stanza: a spegnere ogni slancio, oltre ai tabù, è il fardello di stanchezza cronica, solitudine e responsabilità che il ruolo materno porta con sé. «Spesso è questo che annichilisce la libido. Per non soccombere, bisogna parlarsi, spiegare con chiarezza che se tu mi molli tutto il giorno tra la lavastoviglie e il bucato, il lavoro, il judo di uno e la danza dell’altra, quando poi a letto mi metti la mano sulla coscia, io te la tronco» scherza Tiberi.
Per questa forma di alienazione, che progressivamente allontana le coppie, i sessuologi hanno una terapia preventiva: la condivisione degli oneri domestici (non esiste afrodisiaco più potente!), ma soprattutto una diligente “cura di mantenimento”. «Così come si va dal parrucchiere, in palestra o a fare la ceretta, che è molto meno piacevole che fare l’amore, si dovrebbe mantenere viva la sana abitudine di fare sesso col partner. Esiste una deadline, variabile per ogni coppia, oltre la quale recuperare l’affiatamento diventa più difficile».
Ritagliare del tempo solo per la coppia
Ma perché ciò accada, bisogna che le madri si sentano ogni tanto sollevate dalle responsabilità, che i coniugi si impegnino attivamente a ritagliare del tempo solo per la coppia. «Mio marito e io abbiamo imparato a darci degli appuntamenti fissi: una serata, un weekend» rivela Teresa, 44 anni e 3 figli. «Alla nostra età e con la vita che facciamo, vivo il momento in cui mi chiede di consultare l’agenda come una forma sublime di seduzione. L’attesa fa il resto». Conferma la psicosessuologa Francesca Romana Tiberi: «Lo dico sempre ai miei pazienti: più dell’onorario della terapista, i soldi meglio spesi sono quelli per la baby sitter. Decidere quando farlo, senza ansie o sensi di colpa, programmare l’incontro con cura, rimandare un senso di attesa e di desiderio sono in fondo attenzioni, atti d’amore».
E se manca l’iniziativa? La terapeuta su questo insiste: «Agli uomini bisogna spiegare tutto, non ci leggono nel cervello, a volte servono anche i disegnini. Le donne più giovani, meno disposte a farsi intrappolare in certi ruoli, ce lo insegnano: è necessario parlare, legittimarci a reclamare il nostro appagamento, dire cosa ci piace e cosa no. Consideratelo come un gioco, con nuove regole e gratificazioni. Quando si tratta di giocare, non c’è un uomo che si tiri indietro».