Ogni settimana pubblichiamo le risposte di Chiara alle domande delle lettrici, sia online che sulla carta. Per scriverle, manda una mail a lapostadelcuore@mondadori.it

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Cara Chiara,
sono un uomo di 60 anni che con la pensione ha raggiunto, suo malgrado, la solitudine a seguito di un divorzio non voluto. Pur senza alcun tradimento da parte di entrambi, la mia ex moglie, stanca di tutto e di tutti, ha voluto chiudere con il lavoro, con il parentado, con il sottoscritto, lasciando una porticina solo per nostra figlia. Da 2 anni conduco una vita da semi-eremita, illudendomi forse di un ritorno. Vorrei riprendere a vivere, ma più che buttarmi nella continuità di un nuovo lavoro non riesco a fare: mi sento responsabile del disagio di lei, sola, e della difficoltà di mia figlia che la ospita. Mi dicono che sono ancora molto giovane, piacevole, ma mi rendo conto che si riaffaccia frequentemente nella mia vita il passato. Le poche volte che l’occasione si presenta mi sembra di elemosinare un’attenzione che il genere femminile pare non voglia più rivolgermi. Ti assicuro che gli istinti non sono per nulla sopiti, ma lo sconforto dilaga, e allora lavoro, lavoro, lavoro con la magra soddisfazione di poter ogni tanto sganciare una piccola mancia a mia figlia che è, al momento, lo stimolo a continuare. Pur non ritenendomi depresso, sono estremamente amareggiato.

Anonimo

Mio caro,
ti consiglio un libro: Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson. Mi piacerebbe che ti perdessi nelle avventure di questo meraviglioso personaggio che sembra sempre stia vivendo la sua ultima avventura e che invece ne ha sempre davanti, ancora da vivere, una più grande. Ogni abbandono è un’amputazione che si porta via delle parti di noi, purtroppo. E dato che è poi molto complicato ricominciare senza un pezzo, non è il caso di caricarsi del peso che spetta agli altri. La tua ex moglie e tua figlia sanno badare a loro stesse, abbi fiducia. E sanno, di certo, che tu ci sei e ci sarai. Adesso, però, concediti qualcosa d’imprevisto, di tuo solo tuo, e prova a spostarti da quel dolore in cui senza accorgertene forse ti sei messo comodo. Lascia fare al tempo, insomma, ma cerca di aiutarlo un po’.

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Disegno di Elisa Macellari