Con Hogwarts, la scuola di magia di Harry Potter, non ho mai familiarizzato. Ma quando Berta Herrero -Head of Diversity, Equity & Inclusion di Huawei Europe, nonché fondatrice e presidente della European Leadership Academy (ELA) – mi ha detto che ha sempre sognato di creare qualcosa del genere, ho pensato che ci fosse riuscita. Era già chiaro dopo 24 ore dal mio arrivo al Ranch Kurilovec, in un villaggio nei pressi di Zagabria, in Croazia. È qui, infatti, che dal 17 al 22 novembre, si è tenuta la seconda edizione di The Women’s Academy for Rural Innovation, un’iniziativa di ELA, patrocinata da Huawei.

Si tratta di un programma di formazione gratuito, di una settimana, rivolto a donne, dai 18 anni in su, provenienti dalle aree rurali europee. Queste, infatti, non solo si scontrano con il gender gap, ma fanno i conti anche con le conseguenze del vivere in centri piccoli e remoti. Qui, è complicato spostarsi, avere assistenza medica, ma soprattutto a mancare sono spesso internet e connettività.

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Le 20 partecipanti della seconda edizione della Women’s Academy for Rural Innovation. Courtesy of Press Office
Berta Herrero, Head of Diversity, Equity & Inclusion di Huawei Europe; fondatrice e presidente della European Leadership Academy (ELA). Courtesy of Press Office

Che cosa si impara alla Women’s Academy for Rural Innovation?

“Leave no one behind”, nessuno deve essere lasciato indietro, è il motto di Huawei e in questo spirito è nata la Women’s Academy for Rural Innovation: perché le partecipanti abbiano un’occasione per tirare fuori il meglio di loro e apprendere tutte le conoscenze necessarie allo sviluppo tecnologico e sostenibile dei loro luoghi originari, senza doverli abbandonare. Perché questa scuola di formazione è una specie di Hogwarts? Semplice, è davvero un posto magico. Qui le venti ragazze, selezionate da una giuria di esperti altamente qualificati, per una settimana «sono trattate come delle vere principesse» come dice Berta.

Hanno la possibilità di ascoltare le lezioni di figure ispirazionali provenienti da vari settori. Si occupano di sostenibilità, innovazione tecnologica e scientifica, sono in prima linea nelle politiche green. L’incontro con i role model è quindi una grande occasione per fare network, ma soprattutto per visualizzare che cosa possono fare con le loro conoscenze e le loro capacità. Anche se, credo che la vera magia sia creata dal solo fatto che così tante ragazze di luoghi distanti e diversi tra loro possano incontrarsi, parlarsi e condividere la loro esperienza, le loro idee. Il risultato è un clima elettrizzante e stimolante: un vero booster di self confidence e autostima.

Far fronte al gap tecnologico delle aree rurali

Giusto qualche giorno prima della mia partenza per la Croazia, su TikTok mi imbatto nel video di una giovane ragazza del Molise. Soddisfatta per la sua spesa dal fruttivendolo, elencava ciò che era riuscita ad acquistare con soli 10€. Inutile dire che subito si è aperto il confronto con i prezzi esosi delle grandi città e nei commenti erano in molti a dichiarare che se fosse possibile non esiterebbero a lavorare, anche da remoto, dai loro luoghi di origine. Smart working e una qualità di vita migliore. L’equazione sembra semplice, ma non lo è. Proprio questo è stato il tema del panel di Hui Cao, Head of Strategy & Policy di Huawei Europe.

Il presupposto iniziale è che il gap tecnologico sarà sempre maggiore e discriminante nelle aree rurali. Senza internet, sono a rischio la comunicazione e la possibilità di fare network: è una sfida che l’era digitale è chiamata a fronteggiare. Così come dovremmo iniziare a considerare che potrebbe non essere più necessario vivere in una grande città se riuscissimo a cogliere le opportunità del digitale. Che fare allora? Lo sviluppo tecnologico dovrà andare di pari passo con quello economico, lo scopo è creare un mondo digitale inclusivo e sostenibile. E così anche la tecnologia potrà diventare nostra alleata: per conservare la biodiversità della natura o nelle fattorie per velocizzare il lavoro.

A lezione di Public Speaking e Storytelling

A chi non capita di avere una buona idea, ma di non sapere come spiegarla? Venti donne brillanti non possono certo correre questo rischio. A tenere la lezione di Public Speaking è arrivata Luisa Baldini – giornalista ex corrispondente della BBC Royal; co-fondatrice di Composure Media mentre Chiyo Robertson – giornalista, Media Advisor and Trainer – ha spiegato l’arte dello Storytelling.

Due workshop illuminanti e davvero necessari se pensiamo che spesso è l’insicurezza che ci frega. Così avere chiaro in mente cosa dobbiamo dire e come dirlo affinché piaccia e sia rilevante per il proprio pubblico diventa un esercizio fondamentale per essere incisive, qualsiasi sia il nostro lavoro. Due lezioni da non dimenticare? Assertività non è sinonimo di aggressività: significa comunicare con chiarezza. E semplificare è la chiave: frasi brevi e organizzate logicamente ci aiuteranno a essere efficaci.

Al termine della lezione di Public Speaking. Courtesy of Press Office

A lezione di sostenibilità

Un giorno di incontri è stato dedicato alla sostenibilità, che ricordiamo, in relazione allo sviluppo economico, significa “soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura”. Violeta Bulc – ex Commissario Europeo per i Trasporti ed ex vice Primo Ministro della Slovenia – ricorda che una delle sfide principali della sostenibilità è trovare persone a cui importa davvero e che non vogliano fare solo green washing e che per capire se le nostre pratiche sono davvero virtuose, c’è un test che possiamo fare. Chiediti: potrei buttare questo prodotto nel compost e trasformarlo in nutrimento per le mie piante? Allo stato attuale delle cose, la risposta è spesso no.

Katarina Roth Neveďalová – membro del Parlamento Europeo – Nataša Bokan – docente di Economia Agraria e Sviluppo Rurale all’Università di Zagabria – Ivana Majić – professoressa ordinaria presso la Facoltà di Scienze Agrobiotecniche all’Università di Osijek – Efthymia Ntivi – direttrice Affari Pubblici e Difesa – e Angela Stathi – consulente per gli investimenti Deep-Tech e esperta del Consiglio Europeo dell’Innovazione (EIC) infine, hanno ricordato che prendere tempo contro il cambiamento climatico è cruciale. È un grande fuoco e per il momento abbiamo solo piccoli bicchieri d’acqua per spegnerlo, ma sono proprio le azioni quotidiane il primo passo.

The Women’s Academy for Rural Innovation: non solo teoria

Dopo aver ascoltato le parole dei role model, le studentesse provenienti da percorsi di studio molto vari – hanno studiato Economia, Comunicazione, Marketing, ma anche Matematica, Finanza, Pubbliche Relazioni e Filosofia – si mettono alla prova. Suddivise in quattro gruppi, hanno lavorato alacremente e rapidamente per sviluppare un progetto innovativo che favorisca lo sviluppo delle aree rurali da cui provengono. Ecco quindi che un videogioco, simulando gli effetti del cambiamento climatico, potrebbe aiutare a comprenderlo. E se l’Intelligenza artificiale potesse essere un supporto alla formazione della popolazione delle zone rurali o aiutare a creare un assistente personalizzato, che informa e insegna, per gli agricoltori? E che fare contro l’isolamento e la solitudine di chi abita in zone remote? Anche in questo caso la tecnologia potrebbe venire in soccorso: attraverso una piattaforma, attiva anche in assenza di rete internet, che permette di collegare le persone attraverso la condivisione e la creazione di eventi. Ecco, tutte queste sono idee delle venti ragazze che hanno partecipato alla seconda edizione di The Women’s Academy for Rural Innovation.

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Alcune partecipanti si preparano all’esposizione finale del proprio progetto. Courtesy of Press Office

The Women’s Academy for Rural Innovation: le partecipanti da vicino

Tra una lezione e l’altra, sorseggiando un tè o un caffè, le ragazze continuano a confrontarsi tra loro, condividono le loro impressione sulle parole che hanno appena ascoltato. Di questi quarto d’ora accademici approfitto anche io per conoscerle meglio. Qual è la cosa più importante che avete imparato qui? Lo chiedo ad alcune di loro e la risposta unanime è che alla Women’s Academy for Rural Innovation hanno capito che devono credere in loro stesse. Che hanno gli strumenti per realizzare i loro progetti e che parlarsi, tra donne, è assolutamente necessario. Per questo anche dopo l’esperienza si terranno in contatto e perché no, in futuro potrebbero anche lavorare insieme.

L’importanza di credere in se stesse

C’è Marina che ha 41 anni e viene dalla Croazia, ha studiato ingegneria informatica, ma poi ha capito che la formazione e la scrittura la appassionano di più. Vorrebbe usare la tecnologia per sviluppare le sue abilità e aiutare gli altri: ora è abbastanza ottimista per poterlo fare. Smantellare il pregiudizio per cui solo ciò che è prodotto nelle grandi città è cool, è quello che cerca di fare Tamara. Ha 38 anni e viene dalla Bosnia-Erzegovina, dove ha aperto una start up di moda: crea abiti realizzati con scarti alimentari. A realizzarli sono donne dell’area rurale in cui vive. «Cerco di dare loro uno strumento di indipendenza economica» mi dice. Una piattaforma in cui agricoltori e contadini possano vendere i loro prodotti è invece il sogno di Elona, che in Albania gestisce una fattoria, e vorrebbe che il suo lavoro si trasmettesse di generazione in generazione.

«In molte culture europee le donne sono spesso in competizione, qui non succede» racconta Lavinia, che in Romania lavora nella politica locale come consigliera. Si impegna per creare uno spirito di comunità: durante il suo periodo di ricerca in America ha capito che più le persone si sentono parte di una collettività più sono portate ad abbandonare i comportamenti negativi. «Qui ho trovato una famiglia» dice Lisa, italiana di Gorizia. È arrivata in Croazia con un po’ di timore perché è la più giovane. Ha vent’anni, studia Relazioni Pubbliche e nel frattempo lavora come giornalista cercando di dare voce e spazio ai giovani. La cosa più importante che ha imparato qui? «Ognuno di noi ha una forza dentro di sè: dobbiamo farla uscire. Siamo come dei fuochi d’artificio, come dei fiori, aspettiamo il nostro momento per sbocciare ma possiamo fare grandi cose. C’è futuro».

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Lavinia Udrea, partecipante della Romania. Courtesy of Press Office
Lisa Leopoli, partecipante italiana. Courtesy of Press Office
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Marina Ćosić, partecipante della Croazia. Courtesy of Press Office