Linda è cresciuta in una famiglia complicata, un’infanzia difficile che le ha lasciato un profondo senso di instabilità. Da quando è bambina, l’unico momento di tranquillità lo trova nel bosco dietro casa, in Valseriana. Le basta sedersi sotto la “sua” quercia, respirare profondamente e per un po’ si sente in pace col mondo e ritrova se stessa. Quell’albero le trasmette un senso di appartenenza che la famiglia non è in grado di darle.

Il potere antistress degli alberi

Le sensazioni di Linda possono sembrare strane ma non lo sono. «Diversi studi hanno dimostrato che il nostro corpo e la nostra mente traggono grandi vantaggi dall’immersione nel bosco, nei suoi odori, nei colori, nei suoni» spiega Andrée Bella, psicologa clinica dell’associazione Eupsichia, che propone “passeggiate filosofiche” nel verde. «L’ambiente vegetale è l’ecosistema in cui noi, in quanto animali, viviamo da sempre. Guardare gli alberi ci fa sentire semplicemente parte di un mondo più grande, ci rimette in contatto con la nostra anima più istintiva e agisce come balsamo contro ansia e tristezza».

Un albero, insomma, non è solo un angolo verde, un rifugio all’ombra per le giornate più calde: è molto di più. È una fonte di vita che ci dona ossigeno e ci regala sostanze in grado di agire sulla salute.
Il CNR, insieme al Club alpino italiano, ha studiato per un anno e mezzo gli effetti di questa medicina naturale, analizzandola proprio come si fa con un nuovo principio attivo. I primi risultati sono già stati pubblicati nel libro Terapia forestale (leggilo, se sei curiosa e vuoi saperne di più. Lo trovi su bit.ly/2MFXYad). Quello che si è capito è che l’ambiente boschivo agisce sul sistema neuroendocrino perché riduce il livello di cortisolo nella saliva e di adrenalina nell’urina. In pratica è un magnifico antistress. E grazie anche a questo meccanismo equilibra l’apparato circolatorio: abbassa il ritmo del cuore e la pressione quando i valori tendono a essere troppo alti, li alza, quando si è a corto di energia. Un’esperienza che molte di noi hanno toccato con mano: la natura è bravissima a darci una carica se ci sentiamo a terra e infonderci calma se i nostri pensieri si agitano vorticosamente o ci sentiamo tristi.

Ma come fa il bosco a trasformarsi in una medicina?

«Tutti questi effetti passano attraverso i nostri organi di senso, a cominciare dalla vista» spiega Federica Zabini, ricercatrice dell’Istituto di bioeconomia del CNR. «Osservare un albero induce un profondo rilassamento e il merito è della cosiddetta struttura frattale della pianta: se la guardi bene noterai che la stessa forma si ripresenta su scale diverse: un piccolo ramo, con le sue biforcazioni sembra un albero intero. È una struttura a cui siamo geneticamente abituati, la possiamo riconoscere senza passaggi cognitivi e quando la intercetta la nostra mente entra in modalità pausa e si rilassa. Anche il tatto conta: si è visto che il contatto con il legno riduce l’attività cerebrale e abbassa il livello degli ormoni dello stress».

E poi ci sono le voci del bosco: il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie e il mormorio dell’acqua producono lo stesso effetto di una meditazione. Lo ha verificato il progetto Thalea (thaleaproject.it), coordinato dallo psicologo clinico Andrea Bariselli: con un elettroencefalogramma questa équipe ha misurato le onde emesse dal cervello durante una camminata tra alberi e ruscelli.

La passeggiata nel bosco è una seduta di aromaterapia

L’effetto più potente però è quello che passa attraverso il respiro. La passeggiata nel bosco è una seduta di aromaterapia. «Merito dei “composti organici volatili biogenici” (BVoc), sostanze che gli alberi rilasciano attraverso le foglie per difendersi dagli attacchi dei parassiti e per comunicare tra di loro» puntualizza l’esperta. Questo aspetto della terapia forestale è stato indagato a fondo e si è scoperto che le magiche particelle sono diverse a seconda delle piante che le producono.

Sappi che pini e abeti sono le specie più generose: emettono d-limonene, che spegne le infiammazioni e combatte lo stress, alfa-pinene, che migliora la qualità del sonno, ß-pinene, con effetto antinfiammatorio e antiossidante sull’apparato respiratorio. Efficaci anche il sabinene dei faggi, il canfene e il B-mircene delle conifere che potenziano il sistema immunitario.

Ma questo aerosol fa di più: le sostanze entrano in circolo e influenzano l’umore, contrastando ansia, rabbia e depressione. Ecco perché nel verde ritroviamo un po’ di equilibrio. Adesso abbiamo capito perché Linda, quando si sente a disagio, cerca un po’ di pace e serenità proprio lì, nel bosco dietro casa.

Boschi: i magnifici quattro

I boschi più terapeutici sono quelli misti, con conifere (che rilasciano i composti più attivi) e faggi oppure lecci. Le località ideali?
● Il Parco del respiro a Fai della Paganella (www.parcodelrespiro.it), con sentieri adatti ai passeggini.
● La Foresta modello delle montagne fiorentine (forestamodellomontagnefiorentine.org) ricca anche di corsi d’acqua.
● L’Oasi Zegna, in Val Sessera, con le passeggiate guidate di forest bathing (oasizegna.com).
● La Malin-Mill, stazione di terapia forestale (forest-therapy-italy.org), in Friuli Venezia Giulia: propone percorsi guidati da un medico per bimbi asmatici e malati oncologici.

Ti accompagniamo nel tuo primo bagno di foresta

Gli studi sono chiari: «L’azione della terapia forestale sul sistema immunitario è dose e tempo dipendente: ovvero più si prolunga e più il bosco è grande meglio è» spiega Marco Mencagli, agronomo che con Marco Nieri ha scritto La terapia segreta degli alberi (Pickwick). «Con due, tre ore di passeggiata per tre giorni consecutivi l’effetto booster per le nostre difese perdura per un mese».

Se non puoi visitare una foresta può bastare anche un parco urbano. Ecco i 5 passi per la tua autocura.

1.
Non porti un fine; non devi raggiungere una meta, ma solo godere del rapporto con la natura.
2.
Entra nel bosco, lasciandoti alle spalle i pensieri negativi, zittisci il chiacchiericcio mentale e le preoccupazioni su cosa ti aspetta una volta finita la passeggiata. Cerca di fare silenzio.
3.
Cammina lentamente: i BVoc per fare effetto non richiedono sforzi fisici, basta percorrere 3-4 chilometri. Cerca di concentrarti sul movimento dei piedi e sulla respirazione.
4.
Fermati in una radura e respira profondamente, concentrandoti sull’aria che entra ed esce dal corpo.
5.
Usa tutti i tuoi sensi: osserva gli alberi, lascia che lo sguardo cada sulle forme, le foglie, i rami. Tocca la corteccia, senti il profumo sprigionato dal
legno e dalla vegetazione.

Gli alberi potenziano il sistema immunitario e lo aiutano a combattere
i virus, i batteri e perfino le cellule tumorali

È nel primo pomeriggio e alle prime luci dell’alba, d’estate, che gli alberi rilasciano le più grandi quantità di BVoc, sostanze benefiche usate anche nell’aromaterapia