Come si trasformano 100 storie di altrettante donne in uno spettacolo teatrale? Ce lo avevano raccontato Giulia Minoli e Emanuela Giordano, che si sono occupate della trasposizione di Donne come noi sul palconscenico del Franco Parenti, dove lo spettacolo ha debuttato il 16 e 17 aprile 2018. Sono state due serate particolarmente emozionanti per tutta la redazione di Donna Moderna, per le protagoniste del libro e per le lettrici che hanno potuto esserci, un modo speciale di festeggiare i nostri trent’anni, a cui sono seguite altre tappe in tutta Italia.
Ora lo spettacolo teatrale torna a Milano il 7 marzo ancora al Teatro Franco Parenti di Milano.
Acquista qui i biglietti
Storie cantate di donne straordinarie
La scenografia è essenziale, ci sono delle sedute da cinema rosse e un pianoforte: sul palco Tosca è accompagnata da Giovanna Famulari, Maria Chiara Augenti, Anna Mallamaci, Rita Ferraro e Fabia Salvucci, attrici e musiciste strepitose. Come avevano anticipato Giordano e Minoli nell’intervista, lo spettacolo prende il via a partire da una conversazione immaginaria fra amiche, alla quale partecipano tutte le donne del libro. «Quando abbiamo finito di leggere il libro avremmo voluto portarle a cena fuori, tutte quante, e parlare con loro» dice Tosca in apertura. Si inizia con l’etnomusicologa Giuliana Fugazzotto, che vuole digitalizzare un patrimonio immenso di canti popolari siciliani. E proprio la canzone popolare farà da filo conduttore dell’intero spettacolo, raccontando di volta in volta un’Italia diversa, alle prese con tutte le difficoltà dei suoi territori, femminile, ingegnosa e tenace.
È una scelta consapevole, quella di affidarsi alla canzone tradizionale e Tosca ne è un interprete eccezionale: sono dieci anni, infatti, che la cantante e attrice porta avanti una ricerca sulla canzone popolare italiana e non. Il suo ultimo album, Appunti musicali dal mondo, ne è un ottimo esempio: si tratta di un viaggio in giro per il mondo alla ricerca di canzoni che raccontino le storie dei luoghi in cui sono nate. A intervallare le storie di Donne come noi c’è la Canzone arrabbiata di Anna Melato, dalla colonna sonora di Film d’amore e d’anarchia di Lina Wertmüller (1973). Il pubblico esplode quando sul palco si intona Il secondo coro delle lavandaie, tratta da La gatta Cenerentola, opera teatrale scritta e musicata da Roberto De Simone (1976).
Sul palco, intanto, si succedono le storie, una dopo l’altra: quella di Alessia Chisu, che vuole salvaguardare il nuraghe più antico della Sardegna e far appassionare i giovani alla loro terra, quella di Giorgia Benusiglio, che non si stanca mai di raccontare di quella volta che ha quasi perso la vita per una pasticca così da mettere in guardia dall’abuso di droghe, quella di Teresa Principato, in prima linea contro i boss di Cosa Nostra. Alla fine ha vinto lei. Come hanno vinto Alessandra Laricchia, prima ranger italiana in Namibia, e Chiara Montanari, prima donna a dirigere una spedizione in Antartide. Alla fine dello spettacolo ci si sente ispirati dai loro traguardi e dall’umanità con cui hanno affrontato le loro sofferenze: sono donne straordinarie, è vero, ma anche perché hanno deciso di esserlo.