È stata il primo primario donna della Clinica Mangiagalli di Milano, dove tuttora è alla guida del pronto soccorso, del consultorio familiare e del centro antiviolenza, da lei fondato 25 anni fa. La ginecologa Alessandra Kustermann, 67 anni, è da sempre in prima linea nella difesa dei diritti delle donne: diritto alla salute e alla libera scelta su come e quando diventare madri.
Lei il primo figlio lo ha avuto giovanissima, nel 1975, quando ancora frequentava l’università, e adesso è una nonna felice. La nostra chiacchierata comincia così, con la sua soddisfazione per i progressi scientifici ma anche per le conquiste legate alla salute femminile di questi ultimi 30 anni. «Moltissime cose sono cambiate radicalmente» esordisce.
Cosa è cambiato di più?
«Sicuramente il fatto che le donne oggi siano molto più attente alla prevenzione e che i test di screening per i tumori femminili siano ormai entrati nelle abitudini di vita. E questo porta a diagnosi precoci e interventi non invasivi. Pensi, per esempio, a quello che succede nel caso del tumore al collo dell’utero: grazie al laser ora l’operazione si esegue addirittura in anestesia locale. Anche la medicina di genere ha fatto passi da gigante. Ormai nelle sperimentazioni farmacologiche si tiene conto di come cambiano gli effetti dei farmaci a seconda del sesso. Oggi si sa, per esempio, che alcuni antidolorifici hanno un’efficacia diversa tra uomo e donna. Si è bloccata invece, guarda caso, la ricerca sui contraccettivi maschili. Prometteva bene, ma evidentemente le case farmaceutiche si sono accorte che “il pillolo” non avrebbe avuto mercato».
Lei è responsabile di uno dei pochi consultori rimasti in Italia: sono ancora importanti?
«Lo sarebbero, certo. Ma con la progressiva centralizzazione della medicina all’interno degli ospedali di fatto in molte Regioni sono stati abbandonati. È un grosso errore. Tra le funzioni più importanti dei consultori c’è la possibilità di seguire le future mamme non solo negli aspetti più strettamente sanitari ma in quelli legati al benessere, soprattutto psicologico. A questi bisogni di una fase così delicata della vita di una donna un ospedale non sarà mai in grado di rispondere».
In tanti anni nella clinica ostetrica più grande d’Italia di gravidanze lei ne ha seguite un’infinità: quali miglioramenti ha visto?
«Oggi ogni donna può decidere liberamente come e dove partorire. E scegliere di non soffrire, se lo vuole, grazie all’analgesia epidurale, che ormai si può chiedere in quasi tutti gli ospedali del Nord Italia. Mentre al Sud purtroppo è ancora poco diffusa. Ma c’è un’altra bella evoluzione: le future mamme che hanno avuto un primo figlio con il cesareo se lo desiderano ora possono avere il secondo con un parto naturale che adesso è addirittura consigliato. Un cambiamento radicale rispetto a un po’ di anni fa».
LE DONNE OGGI SONO PIÙ ATTENTE ALLA PREVENZIONE E ALLA CONTRACCEZIONE ED È CALATO IL NUMERO DEGLI ABORTI. MA LA LEGGE 194 E I DIRITTI ACQUISITI VANNO SEMPRE DIFESI
La legge 194, che lei ha sempre difeso, ha più di 40 anni: com’è la situazione attuale?
«In realtà il numero degli aborti in Italia è nettamente diminuito. Le ragazze oggi sono più informate sui metodi anticoncezionali e più attente a evitare gravidanza indesiderate. Ma si sentono anche più libere di scegliere di mettere al mondo un figlio, se lo desiderano. È aumentato il numero di giovani donne che decidono di portare avanti una gravidanza anche se non hanno un partner fisso. Perché non c’è più la stigmatizzazione nei confronti di chi partorisce al di fuori del matrimonio».
Se si abortisce meno è anche merito della contraccezione d’emergenza?
«Certamente la possibilità di acquistare liberamente in farmacia la pillola dei 5 giorni dopo ha reso più facile evitare una gravidanza in caso di rapporto a rischio. Però ragazze, attente! Questa pillola va presa il prima possibile perché agisce sull’ovulazione: se c’è già stata si rischia lo stesso di restare incinte. Così come è bene sapere che se si incappa in un farmacista che fa storie e non vuole venderci il contraccettivo d’emergenza, non è legale. Purtroppo capita ancora troppo spesso ma i farmacisti non possono presentare obiezione di coscienza: la legge 194 prevede questa possibilità solo per i medici e gli anestesisti. Intanto c’è un’ultima, bella conquista che sta aiutando le donne: l’anno scorso è stato finalmente abolito il ricovero obbligatorio per la pillola abortiva che penalizzava inutilmente chi interrompe una gravidanza. In altri Paesi l’aborto farmacologico si fa in day hospital o a casa».
Cosa direbbe alle ragazze di oggi?
«Direi che queste conquiste non vanno mai date per scontate. Quello che si è ottenuto non è per sempre. Viviamo in un Paese dove l’attenzione ai diritti civili è bassa. Bisogna darsi da fare per evitare che vengano cancellati. E questo spetta a loro, non spetta più a noi».