Alla cerimonia per l’insediamento del presidente americano Joe Biden, il 20 gennaio, indossa un cappottino giallo con un cerchietto rosso nei capelli e grandi cerchi d’oro alle orecchie. Una giovane nera minuta, sorridente, che agita le mani per accompagnare il procedere dei suoi versi. L’immagine fa il giro del mondo. «Ma chi è la ragazza che sta recitando una poesia come se fosse una canzone rap?» si chiedono in molti. «Perché tutti ne parlano?».
Amanda Gorman all’insediamento di Biden
Negli Usa Amanda Gorman, 23 anni, la più giovane di sempre a prendere parte all’insediamento di un presidente, è già una celebrità. L’ha voluta Jill Biden, dopo averla ascoltata durante una lettura alla Library of Congress. L’hanno affiancata a big come Lady Gaga e Jennifer Lopez. E grazie alla sua poesia, complice l’autorevole palcoscenico e l’affollamento di telecamere, diventa una “voce” planetaria. «Signor presidente e dottoressa Biden, Signora vicepresidente e signor Emhoff, americani e mondo intero» esordisce. «Nasce il giorno e ci chiediamo: dove trovare la luce in quest’ombra senza fine?».
Il discorso dura 5 minuti e 36 secondi: 128 versi che raccontano le due facce dell’America. Finisce con uno scroscio di applausi, lei che corre via emozionata, mentre tra il pubblico e i telespettatori rimane la sensazione di avere assistito a un momento eccezionale.
The Hill We Climb
Il titolo del discorso di Amanda è The Hill We Climb, il colle che scaliamo, e si riferisce alla collina dei diritti civili. È un discorso in versi, un poema “politico” che incita a cercare la luce dietro a ogni ombra, a resistere agli ostacoli, a superarli insieme, armandosi di premura gli uni verso gli altri. Nella memoria di chi la ascolta, l’assalto al Campidoglio di qualche giorno prima. È un messaggio alla Nazione «che non è infranta, solo incompiuta», ai giovani come lei che lottano «per costruire la nostra unione che abbia uno scopo». È un inno al Paese «in cui un’esile ragazzina nera, discendente di schiavi, cresciuta da una madre sola, può sognare di diventare presidente, e ritrovarsi a declamare per chi lo è diventato».
Per prepararsi quel discorso Amanda ha studiato i testi di Abramo Lincoln e Martin Luther King. La loro forza, le frasi, l’uso dei vocaboli. Per dare anche lei “parole di coraggio, speranza e futuro”, come recita la copertina di The Hill We Climb. Dopo quella esibizione, gli eventi e le vendite di libri di poesia, soprattutto tra i giovani, hanno un balzo. «La poesia è cool» dice Amanda.
A 8 anni Amanda Gorman già compone versi
Amanda Gorman nasce il 7 marzo 1998 a Los Angeles. Ha un fratello più grande, Spencer, e una sorella gemella, Gabrielle, attivista e filmmaker. La madre è una prof di inglese che li ha cresciuti da sola e li ha sostenuti nello studio e nelle scelte. Poca tv, tanti libri. Da bambina scoprono che ha la sindrome di King-Kopetzky, un disturbo dell’elaborazione uditiva, e ha un leggero difetto di pronuncia (non riesce a dire la “r”). Con tanto esercizio, recitando ad alta voce canzoni rap e poesie, questo “impedimento” diventa una forza: «Mi ha reso l’artista che sono». Attenta ai suoni, alla pronuncia, alla melodia.
A 8 anni già compone versi. Nel 2015 pubblica la prima raccolta, The One for Whom Food Is Not Enough. Nel 2017 è la prima vincitrice del titolo di National Youth Poet Laureate, che premia il migliore giovane talento della poesia. Le sue opere parlano di giustizia, femminismo, diaspora africana, il suo impegno come attivista è per la difesa dell’ambiente e per l’uguaglianza razziale.
Si laurea col massimo dei voti in Sociologia ad Harvard. Tutti la vogliono: partecipa a diversi programmi tv, legge poesie su Mtv, va nel salotto di Oprah Winfrey. A febbraio di quest’anno Time la inserisce fra le 100 persone più influenti del mondo. Sulla cover ha di nuovo un bellissimo abito giallo e l’intervista porta la firma di Michelle Obama.
A maggio arriva anche la copertina di Vogue America e un servizio moda firmato da Annie Leibovitz, la fotografa dei più grandi. «È stato un sogno essere fotografata da lei» scrive Amanda sul suo profilo Instagram. E continua: «La prima poetessa di sempre a finire sulla cover di Vogue. Sono eternamente grata e mi aspetto di non essere l’ultima. Perché cos’altro è la poesia se non bellezza?».
«Per ogni Amanda ce ne sono innumerevoli altre. Non sono affatto sola. Il mondo sarà scosso e cambiato dalla prossima generazione ed è ora di ascoltarla»
Amanda mescola ricerca letteraria e cultura pop
Amanda mescola ricerca letteraria e cultura pop. Il New York Times con i social. È cittadina del suo tempo. Per una campagna pubblicitaria della Nike scrive un tributo dedicato agli atleti di colore, firma un contratto con Viking Press per scrivere 2 libri per bambini e un altro con l’agenzia di moda statunitense IMG Models, la stessa di Gigi Hadid e Gisele Bündchen.
All’insediamento di Biden si fa notare non solo per il cappotto di Prada, ma anche per l’anello, made in Italy da raffinati artigiani, con un uccellino in una gabbia dorata, dono di buon augurio di Oprah Winfrey e chiaro omaggio alla poetessa Maya Angelou, che nel 1993 recitò una poesia all’insediamento di Bill Clinton.
Maya Angelou è l’autrice del libro Il canto del silenzio (in inglese I Know Why the Caged Bird Sings, io so perché canta l’uccello in gabbia), che racconta degli abusi subiti da ragazzina, un’opera che è considerata un baluardo della cultura afroamericana.
Ma è al premio Nobel Toni Morrison che Amanda si riferisce quando, in una intervista al New York Times, spiega come ha trovato la sua voce: «In terza media ho letto L’occhio più azzurro. Non avevo mai visto un libro con una ragazza con la pelle nera e i capelli crespi in copertina. Mi sono resa conto che tutte le storie che leggevo, e scrivevo, avevano protagonisti bianchi, non c’erano eroine nere». Da quel momento ha capito che voleva trovare un’estetica femminista e black che la caratterizzasse: «La voce di una donna nera senza vergogna che, a causa di un difetto di pronuncia, sa cosa significa essere zittite».
Per scrivere Amanda ha bisogno della musica
Per scrivere ha bisogno della musica. «Pezzi strumentali che si accordino col mio umore» rivela. Lin-Manuel Miranda, Ludwig Göransson e Michael Giacchino, «e così le mie poesie diventano la visualizzazione di quei suoni». Mentre il movimento fluido delle mani che accompagnano i versi è frutto di anni di danza.
«Viviamo in un paese e in un tempo in cui un’esile ragazzina nera, discendente di schiavi, cresciuta da una madre sola, può sognare di diventare presidente»
L’Osservatore Romano l’ha affiancata a Malala e Greta Thunberg, leader di movimenti che stanno sfidando i potenti della Terra. «Ciò rappresenta un fenomeno globale più ampio: i giovani, specialmente le giovani donne, in tutto il mondo si stanno rialzando e stanno prendendo il loro posto nella Storia» ha risposto. «Per ogni Amanda, ce ne sono innumerevoli altre. Posso essere unica, ma non sono affatto sola. Il mondo sarà scosso e cambiato dalla prossima generazione ed è ora di ascoltarla». Intanto, ha già dichiarato che vuole candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti nel 2036. E che non è un fulmine che illumina il cielo e se ne va. «Io sono l’uragano che arriva ogni anno. Puoi aspettarti di rivedermi presto».
È appena uscito il libro di Amanda Gorman
È arrivato in Italia The Hill We Climb (Garzanti, traduzione di Francesca Spinelli, introduzione di Oprah Winfrey), il testo del discorso che Amanda Gorman ha pronunciato all’insediamento di Joe Biden. A settembre Garzanti pubblicherà il libro illustrato Change Sings e la raccolta di poesie The Hill We Climb and Other Poems. Tutte le informazioni sono sul sito theamanda gorman.com.