«Non ho iniziato a correre da giovanissima perché da bambina preferivo giocare, stare con gli amici e soprattutto d’estate, vivendo al mare, andavo in spiaggia a divertirmi. Ma quando ho cominciato, non ho più smesso. Ho trasformato la mia passione in un lavoro, mi sento privilegiata e fortunata, ma a tutte le donne dico di provare, non se ne pentiranno!». Anna Incerti ha 38 anni, corre e fa agonismo da quando ne aveva 16. Il running fa parte della sua vita a 360 gradi: ha conosciuto suo marito proprio in occasione di un Campionato europeo di atletica a Medulin (in Croazia) nel 2002, correva anche lui e oggi, che stanno insieme da 15 anni, sono sposati da 9 e hanno una bambina di 5, vanno ancora insieme ad allenarsi al mattino presto.
«La corsa è per tutti: se sappiamo camminare, sappiamo anche correre. E per chi inizia spesso diventa una droga» spiega a Donna Moderna. Agente di polizia penitenziaria, atleta delle Fiamme Azzurre e soprattutto un palmares da far girare la testa, Anna Incerti è instancabile: campionessa europea a Barcellona nel 2010, medaglia di bronzo alle Universiadi, medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo e vincitrice per ben tre volte della Coppa Europa di maratona (argento nella mezza maratona). Eppure all’inizio non è stato facile per lei né avvicinarsi a questo sport, né debuttare in gare così impegnative.
«Ho iniziato un po’ tardi [rispetto agli standard agonistici, ndr], non alle elementari, perché avevo troppa voglia di giocare con amici e dedicarmi agli allenamenti mi sembrava un sacrificio. Poi, però, alle medie ho incontrato un insegnante di educazione fisica che mi ha proposto di fare atletica. Ha dovuto insistere, ma alla fine è diventato il mio allenatore e la corsa si è trasformata nel mio lavoro» ci racconta.
Come è arrivata alla maratona e cosa ha provato la prima volta?
Io non mi allenavo tantissimo, tre volte a settimana, e questo nonostante non fossi tanto giovane per iniziare uno sport e l’agonismo. Ma mi rendevo conto che più correvo e più rendevo: la corsa breve, invece, non è mai stata per me. A quell’età si facevano i 2.000 metri, ma non li amavo tanto, ero fatta per correre a lungo. Il problema era che ero abbastanza delicata, mi infortunavo facilmente. Preparare la prima maratona non è stato affatto facile: nel 2002 mi sono allenata a lungo, ma avevo sempre qualche problema fisico, così ho dovuto posticipare di un anno. A 23 anni ho corso per la prima volta i 42 km a Firenze: lo ricordo benissimo, era il 23 novembre nel 2003 e ho debuttato nella maratona vincendo il titolo italiano in quella che è considerata la “Regina dell’atletica”. Avevo un po’ paura, sia di non farcela sia di farmi male. Ma da quel giorno è nato un amore vero e proprio.
Correre così tanti chilometri non è semplice. Cosa deve fare chi non ha mai provato?
Il mio consiglio sicuramente di non farsi trovare impreparati. Come avevo fatto io stessa, occorre andare per gradi e allungare la distanza in modo progressivo, ma soprattutto non affidarsi al fai-da-te. Il mio allenatore mi aveva fatto arrivare ai “lunghi” senza che me ne accorgessi. Questo vale sia per le maratone che per gare come la corsa nel deserto del Negev. Ma attenzione: tutti possono correre 30 km, ma è a quella distanza che ci si trova davanti al cosiddetto “muro”, gli ultimi 12 non sono da tutti, se non si è preparati.
Cos’altro serve per percorrere lunghe distanze?
Sicuramente molto impegno, specie per una donna, che magari ha un lavoro, una famiglia e dei figli dei quali occuparsi. Può essere faticoso perciò è fondamentale il tempo di recupero, per riposarsi. Quando è nata mia figlia Martina, che dormiva poco, mi sono resa conto della differenza, ma col tempo ho imparato a organizzarmi, abitandomi a ritmi diversi e apprezzando poi la corsa come un momento in cui potevo dedicarmi solo a me stessa. Quando correvo paradossalmente mi riposavo e sfogavo. Anche l’alimentazione però è fondamentale.
Per te la corsa è una sfida con gli altri oppure un modo di superare i propri limiti?
Come affrontare una corsa dipende molto dal motivo per il quale lo si fa. È chiaro che per gli atleti professionisti prepararsi a una gara è una routine, ci si allena per dare il massimo. Un amatore può correre per se stesso, per sentirsi bene, per stare in forma o in compagnia, o anche per girare il mondo: ne conosco molti che hanno fatto diverse maratone proprio per visitare luoghi sempre nuovi o per godersi la bevuta e la mangiata in compagnia dopo la gara. Se il top runner deve essere sempre concentrato, chi lo fa nel tempo libero invece può godere del piacere di correre. C’è chi dice di non essere capace, chi ha paura di non farcela, ma se sappiamo camminare, sappiamo anche correre, lo ripeto sempre!
Maratona o trail?
Ho pensato tante volte ad altri tipi di gare, come quelle nel deserto o in montagna. Mio marito, ad esempio, anche se ha smesso l’attività agonistica, corre spesso nei boschi. Io mi sono resa conto di essere ancora impacciata, ma forse ho anche un po’ paura di farmi male. Magari quando smetterò con l’agonismo ci proverò, iniziando con il camminare!
L’importante è non porsi limiti.
Esatto. Negli incontri ai quali ho partecipato con Donna Moderna ho parlato con molte donne, alcune delle quali avevano timore nel cimentarsi con la corsa e con le gare. Ma come ripeto sempre, non bisogna avere paura: non tutti dobbiamo diventare dei campioni. C’è chi lo fa di mestiere e chi per passione, chi inizia presto e chi comincia tardi, anche a 50 anni. Ma soprattutto non c’è nessuno che giudica, ciascuno deve essere se stesso. Poi non costa quasi nulla, ci vuole poco. Per iniziare si può anche alternare la corsa con la camminata. Se d’estate fa caldo è sempre possibile correre al mattino presto o verso sera, approfittando delle giornate più lunghe. L’importante è muoversi.
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