Giovane, dinamica, cosmopolita: Tel Aviv è il volto pop-moderno di Israele. Una striscia di sabbia, grattacieli e locali da vivere di giorno e di notte. Finita la Dm Negev Adventure le runner sono arrivate in città per godersi un paio di giorni di sole e un pomeriggio nella vicina Gerusalemme prima di rientrare in Italia. Ecco i loro consigli per una visita veloce che però non tralasci le mete imperdibili.
A Tel Aviv
Per entrare subito in contatto con la gente del posto l’ideale è una passeggiata sulla promenade che collega l’antico porto con la Città Vecchia, Giaffa. Sull’enorme spiaggia i ragazzi si danno appuntamento per giocare a beach volley, fare surf, allenarsi con gli attrezzi a disposizione di tutti proprio come nella più famosa Venice Beach in California. La giornata inizia qui: a piedi, sotto il sole, con un centrifugato di frutta in mano e la voglia di trascorrere del tempo a fare people-watching.
Passeggiando verso sud si raggiunge in quaranta minuti Giaffa, la parte più antica della città dove le case di pietra bianca dalle persiane turchesi si affacciano direttamente sul blu del Mediterraneo. Vale la pena esplorare i suoi vicoli, fermarsi a bere qualcosa in Kedumim square e cercare souvenir nel mercato delle pulci che si tiene da domenica a venerdì sotto la torre dell’orologio. Da non perdere il ponte dei desideri: la leggenda racconta che chi trova il proprio segno zodicale inciso sul corrimano e rivolge gli occhi al cielo avrà un desiderio avverato. La strada che poi scende verso il centro passa dal quartiere greco, un dedalo di strade con tavolini all’aperto dove mangiare qualcosa per pranzo.
Chi ama l’architettura deve dedicare il pomeriggio a individuare qualcuno dei 4000 edifici in stile Bauhaus sparsi nei quartieri più a sud e a nord-ovest di Begin road. Come riconoscere i palazzi costruiti dagli architetti ebrei di origine tedesca che si rifugiarono qui per sfuggire alle persecuzioni naziste? Bisogna volgere lo sguardo in alto e cercare pareti bianche, linee orizzontali, tetti piatti, trombe delle scale con una fila di finestre che lasciano filtrare la luce. Gli indirizzi da segnare sono Rothschild boulevard, Mazeh street, Nahmani street, Bialik street e Dizengoff square (il Bauhaus Centre offre tour guidati, mentre negli uffici del turismo si trova una lista con gli edifici più belli). Altra tappa irrinunciabile, anche se un po’ fuori città, è il Design Museum Holon. Progettata da Ron Arad, la struttura è un vortice rosso di cemento e acciaio che ospita temporanee dedicate a moda, architettura e design.
Un altro tratto distintivo di Tel Aviv è la sua nightlife. Vicino alla Grande Sinagoga, in Har Sinai street ci sono piacevoli ristoranti per una cena di assaggi o più portate con una clientela di fedelissimi che affolla sempre i tavolini. E poi le tante discoteche come il Bootleg, il Block o il Jimmy Who dove le runner hanno ballato fino a tardi (finalmente dopo tante sveglie all’alba per correre nel deserto del Negev).
L’altro volto del Paese
Se Tel Aviv è la città melting pot del Paese, Gerusalemme è il centro di attrazione per i religiosi e i fedeli di tutto il mondo. Nelle strade della città sacra per l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam, risuonano i rintocchi delle campane delle chiese, il richiamo dei muezzin e il suono del corno di montone. Ed è questo incredibili insieme di culture e credenze che vivono l’una accanto all’altra a renderla davvero speciale.
La visita delle runner parte dal monte Sion dove si trovano la stanza venerata dai cristiani come luogo in cui si svolse l’Ultima Cena e la sala di preghiera dove molti ebrei credono sia sepolto Re David. Qui si trova anche la Dormition Abbey, una cappella dedicata alla Madonna con mosaici incredibili.
Bastano pochi minuti attraverso le strade strette del quartiere Cristiano per raggiungere la Basilica del Santo Sepolcro, una delle mete di pellegrinaggio più importanti del mondo. Costruita su quello che i cristiani è il sito del Calvario, o Golgota, custodisce la pietra dell’Unzione, la cappella di Adamo e la Tomba del Santo Sepolcro.
Una folla, ma di diverso tipo, si incontra anche nei vicoli del vicino quartiere musulmano dove i turisti (e le runner) si fermano ad acquistare datteri, mix di spezie e mandorle salate. È poi attraverso la via Dolorosa, o via Crucis, che si raggiunge il Muro Occidentale dove si possono vedere gli abrei ortodossi pregare oscillando avanti indietro, baciare le pietre e infilare pensieri tra le fughe dei blocchi di pietra.
Qui, di fronte a uno dei luoghi più significanti di Israele, finisce l’avventura delle runner che le ha viste correre 80 km nel deserto, superare i loro limiti e andare alla scoperta di un Paese meraviglioso (visitisrael.com).